9. Inaspettato (parte 1)

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La paura e l'ansia mi corrodono da dentro e, come previsto da Aiden, a furia di moderni il labbro il classico sapore ferroso del sangue mi invade la bocca. Avverto l'auto fermarsi per poi non percepire più al mio fianco la presenza del ragazzo. Lo sportello sbatte con forza facendomi sussultare. All'improvviso mi accorgo che anche il mio lato viene aperto e, una ventata d'aria gelida mi fa venire la pelle d'oca. Cavolo che freddo. Penso sentendo quasi i denti sbattere fra loro. Dalle mie labbra fuoriesce un urletto quando sento qualcuno afferrarmi a modi sposa e portarmi fuori dalla vettura. Sento lo sportello sbattere alle mie spalle, ma chi mi tiene in braccio non accenna a lasciarmi andare. «A-Aiden?» domando con voce tremante. Il mio respiro si fa leggermente scostante. «Respira, sono io.» pronuncia con tono freddo. Lo sento camminare sulla ghiaia prima di aprire una porta con il piede. Inaspettatamente vengo messa giù e una forte luce traspare dalla benda. Avverto dei passi e poi più nulla. Rimango in silenzio per un periodo indefinito. «C'è nessuno?!» esclamo nella speranza di essere sentita, ma tutto ciò che giunge alle mie orecchie è esclusivamente il mio eco e poi il silenzio assoluto.

Aiden's P.O.V.

La sento urlare e mi ritrovo a scuotere la testa divertito. Non si stanca proprio mai. Appena i miei occhi si focalizzano sulla figura bionda non molto distante da me, inizio a vedere nero per la rabbia. In meno di qualche secondo sono già di fronte a lui. Afferro in un pugno il colletto della sua maglia e lo sollevo da terra attaccandolo al muro. Lo vedo sussultare e tremare sotto i miei occhi e non posso fare a meno di pensare a quanto mi faccia piacere questa cosa. «Sei forse impazzito?!» Il mio tono è serio e furioso. «Non doveva finire così.» Mi risponde con un filo di voce a causa della mia stretta. «Tu dici?!» domando con ironia stringendo ancora più la presa. Il suo viso inizia a diventare livido per la mancanza d'aria. «Mi spieghi cosa cazzo ti è passato per la testa?! Ti rendi conto in che pericolo ci hai messo? Ti dovrei strangolare in questo momento stesso.» La paura nei suoi occhi lascia intendere che ha preso seriamente la mia minaccia. Se solo potessi strangolarlo in questo momento, già non sarebbe più capace di respirare. «Aiden, lascialo andare.» Una voce robotica che conosco bene mi porta ad eseguire l'ordine. Guardo Zack con aria truce. «Sei fortunato oggi.» parlo a denti stretti allontanandomi dalla sua figura stesa a terra. Quel bastardo è estremamente fortunato oggi. «Cosa succede?» domanda la voce robotica. Mi volto verso la figura incappucciata. «Il simpaticone qui di fianco ha deciso bene di fare il gradasso con una sua compagna di classe e di portarla al ristorante, solo che la ragazzina ha l'innata passione per ficcare il naso negli affari che non la riguardano e si è affacciata alla sala porpora. Dio solo sa quanto cazzo ha visto!» Concludo il discorso con rabbia. Per tentare di alleviare la mia voglia di dare un pugno al ragazzo, stringo le mani conficcando le unghie nel palmo. «È vero, Zack?» chiede MC con tono pacato. Mi chiedo come faccia a mantenere la calma, io gli avrei già spaccato la faccia. Zack si limita ad annuire con il terrore negli occhi. «Dov'è la ragazza?» Si volta verso di me. «È nella sala torture, seduta sulla sedia e con gli occhi bendati.» sospiro già esausto di questa situazione. Con due dita stringo la base del naso chiudendo gli occhi. «Le hai bendato solo gli occhi?» domanda MC con tono inquisitorio. Mi limito ad annuire. «L'ho già minacciata due volte con il coltello, non si muoverà da lì, ha troppa paura.» parlo con tranquillità. «Ottimo.» Si volta verso Zack. «Visto che il danno l'hai causato tu, sarai proprio tu a occuparti di sbarazzartene. Falle delle domande, se ha visto poco o niente, minacciala di tacere o le rovinerai la vita, altrimenti se ha visto abbastanza, uccidila.» Il tono è freddo e impassibile. Un suono metallico, come qualcosa che sbatte al suolo si leva nell'aria facendo voltare tutti noi in direzione della porta. Un'ombra si muove veloce facendo avvertire dei passi svelti. «Cazzo!» quasi urlo avendo già intuito cosa sia appena successo.

Kalea's P.O.V.

Col cavolo che rimanevo lì bendata a fare la bella statuina, ma per chi mi ha preso? Anastasia con il signor Grey? Mi rendo conto di star facendo troppo rumore ma la verità è che non mi importa. Corro come se non ci fosse un domani, nella speranza che però il mio domani ci sia invece. Urlo quando due mani mi afferrano dalla vita fermando la mia corsa. «Lasciami! Lasciami andare!» urlo scalciando e dimenandomi. La mano del mio aggressore mi tappa la bocca. «Kalea, sta tranquilla, sono Zack.» pronuncia la voce che riconosco immediatamente. In parte tiro un sospiro di sollievo, d'altro canto, il cuore continua a martellarmi nel petto a più non posso. «Fidati di me, ok?» Mi limito ad annuire mentre silenziosamente lo seguo verso il S.U.V. di prima. «Ti chiedo scusa, ma per ovvie ragioni devo farlo.» confessa prima di bendarmi un'altra volta gli occhi. Sbuffo infastidita, decidendo però di assecondarlo senza protestare come ho fatto prima. Non penso di riuscire a capire Zack. Nel parcheggio sembrava disposto addirittura a mangiarmi la faccia a morsi, mentre ora sembrerebbe addirittura disposto a proteggermi. Rifletto rimuginando anche sulla scena che ho visto mentre scappavo: Zack e Aiden impiedi accanto a una figura incappucciata ma tutti e tre completamente in silenzio, eppure avrei giurato di averli sentiti parlare fino a poco prima, ma per mia sfortuna non sono riuscita a sentire nulla. Salgo nuovamente in macchina ma, questa volta, il tragitto è silenzioso e breve rispetto la volta precedente. Ci fermiamo da qualche parte e le sue mani ruvide si fermano dietro alla mai nuca per sciogliere il nodo di stoffa. Torno a respirare normalmente quando riesco a vedere finalmente ciò che mi circonda. Inclino il capo di alto confusa, non comprendendo a pieno dove mi abbia condotta. «Ma questo non è l'isolato in cui abito?» La domanda lascia le mie labbra in modo spontaneo. Il ragazzo biondo si limita ad annuire scendendo dalla macchina e aspettando che io faccia lo stesso. Cammina in direzione di un edificio abbandonato e con timore lo seguo. Ci sono diverse rampe di scale e Zack sembra intenzionato a salirle tutte. Con fatica lo assecondo e, una volta in cima, con un calcio spalanca una porta metallica piuttosto arrugginita. La vista che si trova davanti ai miei occhi è qualcosa di magnifico, non tanto per ciò che è presente nelle vicinanze, ma per lo più le milioni di luci in lontananza. «Wow...» Rimango completamente senza parole. «Perché mi hai portata qui?» domando avvicinandomi al bordo per osservare meglio il panorama. «Non ho voglia di girare troppo attorno alla faccenda...» Lascia la frase in sospeso, facendo così comparire tra di noi un silenzio carico di tensione. «Al ristorante, cosa hai visto di preciso?» Sono dubbiosa, incerta su cosa rispondergli realmente, ma giungo alla conclusione che mentire non mi porterebbe più a nulla. Rimango di spalle, osservando il panorama prima di prendere un respiro profondo e parlare. «Ho visto delle ragazze mezze nude che ballavano attorno a dei pali, degli uomini, diversi giochi d'azzardo e...» deglutisco forzatamente. «...diverse valigette e buste scure.» Sento Zack trattenere il respiro prima di espirare in modo molto rumoroso. Cerco di voltarmi nella sua direzione ma lo avverto a due passi da me. «Mi dispiace così tanto...» sussurra al mio orecchio prima di spingermi con tutta la sua forza oltre il bordo. Per un'ultima volta i miei occhi colmi di lacrime si incastrano nei suoi, non urlo spaventata, rimango in silenzio, delusa da lui. Il suo "non ti farei mai del male" mi rimbomba in mente, creandomi ulteriore dolore che, passa in secondo piano quando mi abbandono a quella che è la mia fine. Non avrei mai immaginato che sarei morta così un giorno, ma forse avrei dovuto aspettarmelo che ero troppo tosta per morire di una morte naturale, avevo bisogno di qualcuno che mi pugnalasse alle spalle. Chiudo gli occhi abbandonandomi completamente a ciò che mi attende a breve. 

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