70. Il Rapimento

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Nel presente...

Savannah's P.O.V.

Eris e io ci scambiamo uno sguardo eloquente. Tutti i presenti in sala sono elettrizzati all'idea di darle la caccia, ma non noi due. Senza farci notare la ragazza dai capelli bianchi mi trascina fuori dalla porta, facendo attenzione che con la chiusura di quest'ultima nessuno si accorga che noi due siamo sparite. «Seguimi.» pronuncia in un sussurro trascinandomi silenziosamente fra due cespuglio che scopro in seguito condurre alla porta sul retro del garage. Una volta entrate nell'enorme capannone si dirige verso una vecchia auto dai colori fin troppo sgargianti. «Che macchina è?» domando non riconoscendo nemmeno il marchio. Non ne so proprio niente di autovetture. «Questa? Una fantastica Nissan Skyline. Bella vero?» L'emozione con cui ne parla mi fa sorridere. «Non credi che daremo troppo nell'occhio con questa? Il colore è letteralmente accecante! Chi te l'ha venduta aveva solo la vernice verde smeraldo?» Eris scuote la testa facendo segno di no. «So come passare inosservata. Fidati di me.» L'occhiolino che mi rivolge mi fa ridacchiare. L'importante è che non ci faccia ammazzare. Penso senza però avere il coraggio di ammetterlo ad alta voce. Ci tengo ancora alla mia vita. Apro lo sportello del passeggero e una volta seduta mi concedo alcuni secondi per osservare gli interni scuri e ben curati. Chissà quanto si suda con questi in estate. Non posso fare a meno di pensare al modo in cui la mia pelle si attaccherebbe con cura al tessuto dei sedili se invece che primavera fosse estate.. La mia concentrazione viene ben presto catturata dalla figura della ragazza tatuata che inserisce la chiave nel blocchetto di avviamento. «Sei pronta?» domanda riportandomi alla realtà e facendomi ricordare tutto ciò che è accaduto in poche ore. Annuisco piano soffermando il mio sguardo per alcuni secondi sui polsi ancora arrossati. Abbiamo veramente sottovalutato Amelie, non mi sarei mai aspettata che potesse arrivare a questo punto. Poso le mie iridi scure sul volto concentrato di Eris. Se non fosse per Kalea ora non saremmo qui, nessuno dei ragazzi sarebbe in vita, io non sarei in vita...ma a quale prezzo? La consapevolezza che chiunque nel quartier generale inizierà a darle la caccia come se fosse realmente una traditrice mi fa piombare un macigno sul cuore. Lei non se lo merita. Lo dovrebbero sapere, dovrebbero sapere la verità...ma chi metterebbe mai in dubbio la parola di Aiden per credere alla mia? Inizio ad attorcigliarmi una ciocca di capelli al dito con agitazione. «Rossa tieniti forte che sta per avere inizio lo spettacolo!» All'accelerata improvvisa di Eris mi aggrappo con forza alla cintura di sicurezza, cercando ad ogni modo di indossarla il prima possibile. La ragazza ride mentre io per poco non urlo quando mi accorgo che stiamo aumentando di velocità e che stiamo puntando esattamente alla porta del garage che però è ancora chiusa. Mi vuole ammazzare. L'ho sempre pensato che sarei morta in un modo stupido e impensabile. Cerco in ogni modo possibile di aggrapparmi allo sportello. «Penso tu abbia dimenticato di aprire la saracinesca del garage!» esclamo a gran voce chiudendo allo stesso tempo gli occhi, come a volermi preparare all'imminente ed inevitabile impatto. Scusa mamma se ti ho distrutto quelle scarpe di Prada alla festa del primo semestre, giuro che se ne esco viva te le ricompro! Le mie palpebre si aprono di scatto nel momento in cui una forte sensazione di vuoto mi attanaglia lo stomaco. Ma che diamine?! Le mie labbra si schiudono per lo stupore: una lunga rampa inclinata si è formata in garage e la stiamo percorrendo a tutta velocità infilandoci in un tunnel sotterraneo. Eris si volta in parte nella mia direzione. «Te l'avevo detto che saremmo passate inosservate.» L'occhiolino che mi rivolge mi fa quasi sorridere. Riesco a percepire i muscoli delle spalle distendersi contro il sedile in pelle della vettura. Vorrei poter negare di non aver tirato un sospiro di sollievo all'idea di essere ancora viva. Percorriamo per diverse miglia il tunnel alla massima velocità per poi rallentare ed imboccare una piccola salita. Nel momento in cui la luce diurna filtra dal vetro del parabrezza, riesco a rendermi conto di dove siamo arrivate. Il molo si stende di fronte a noi in tutta la sua bellezza, nascondendoci da occhi indiscreti grazie ai molteplici container ancora in attesa di essere controllati fermi nel piazzale. La ragazza dai capelli bianchi parcheggia la macchina di fronte all'unico container aperto. Scendo dalla vettura e inspiro a pieni polmoni l'aria carica di salsedine. Il mio sguardo si dirige alla mia destra, soffermandosi sulla struttura di metallo dall'interno buio e ignoto. Spinta dalla curiosità muovo alcuni passi in quella direzione. «Io se fossi in te non ficcherei troppo il naso.» Le parole vengono susseguite da un click a me familiare: quello della sicura di una pistola che viene rimossa. Sollevo lentamente le mani sopra la testa e mi volto in direzione della ragazza alle mie spalle. I suoi occhi gliaciali mi scrutano senza pietà mentre punta la pistola al centro della mia fronte. I miei occhi si velano di lacrime dalla paura. Le gambe iniziano a tremarmi, così come la voce quando inizio a parlare. «Non so il motivo per il quale tu lo stia facendo, ma sono certa che possiamo trovare una soluzione.» Eris inclina il capo di lato, la lingua che scivola lungo le sue labbra in un moto provocatorio. «Ah si? Sicura che possiamo trovare una soluzione? Io non credo. La mia fottuta migliore amica è sparita. Non pensare nemmeno per un secondo che io mi beva la storia del "era la cattiva ed è fuggita". Sono certa che ci sia lo zampino di Amelie, però continuo a non spiegarmi come tu sia l'unica illesa. Se fossi una vittima come tutti gli altri avresti già detto la verità su quanto accaduto e sono certa, poiché lo vedo dai tuoi occhi, che tu sai qualcosa e non vuoi dirlo.» Il gelo nel suo tono mi riempie la pelle di brividi. «Sono una fifona, ok?! Ho avuto paura. Sto avendo paura tutt'ora. Non puoi biasimarmi per essere umana, cazzo. C'è un motivo se non faccio parte degli Scorpions, ovvero che non ho tante palle quante ne avete voi. Mi hai visto prima quando ho iniziato a vomitare alla vista del sangue, pensi veramente che sarei stata in grado di affrontare Amelie con il rischio di venire trucidata in un singolo istante?! So la verità, non lo posso negare. Posso raccontarti per filo e per segno tutto ciò che è accaduto nel mentre che tu ed Aiden non eravate al quartier generale, ma non condannarmi per aver avuto paura.» Il suo sguardo si assottiglia. Sospetta e riflette. Con estrema calma rinfodera l'arma dietro la sua schiena dopo essersi assicurata di aver scaricato il caricatore dalle pallottole. «Voglio sapere tutto. Ogni. Singolo. Fottuto. Dettaglio.» Il suo tono è una minaccia velata. Le mani mi tremano, ma annuisco lo stesso. Inizio a raccontarle tutto, la mia voce tremante dalla paura provata e che continuo a provare. Non mi fermo. Non escludo nulla. Le dico tutta la verità.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 27 ⏰

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