Una volta salito in macchina mette in moto senza nemmeno rivolgermi uno sguardo. Nella speranza d'intrattenere il mio tempo durante il viaggio, inizio a osservare gli innumerevoli tatuaggi che si intravedono negli spazi non coperti dai vestiti. Per prima cosa mi soffermo sul collo e sulla rosa rossa che è tatuata esattamente al centro con attorno numerose foglie, il mio sguardo si focalizza velocemente anche su quella che dovrebbe essere una farfalla, tatuata proprio sotto al mento; dalla mia prospettiva riesco a vedere solo il lato destro del collo dunque non riesco a capire se il colibrì colorato sia poi rappresentato da entrambe le parti, o almeno presumo che l'uccello rappresentato sia un colibrì. Per paura di essere notata da lui, volto per un po' di tempo il mio sguardo verso il finestrino e dopo aver fatto passare qualche minuto torno al mio piccolo passatempo. Dal collo lo sguardo scende alle mani, dato che le braccia sono interamente coperte dalla felpa; la prima mano che mi ritrovo a osservare è la destra che è appoggiata sul cambio manuale, su di essa è tatuata un'ulteriore rosa rossa contornata da delle foglie verdi. A quanto pare a questo ragazzo piacciono le rose. Non sono tatuaggi così macabri o maschili, mi piacciono molto più di quanto dovrebbero, vista la sua persona. L'altra mano stringe il volante e sul dorso è tatuato il volto di una figura femminile in bianco e nero, con tra i capelli una sorta di piuma di pavone; esattamente su tutte le nocche è rappresentato un filo spinato e, sulle falangi maggiori, escludendo il pollice, sono presenti delle lettere che, se affiancate, formano la scritta "LOST". Le mie labbra si schiudono per la sorpresa. La mano sinistra sembra simboleggiare così tanta sofferenza. Improvvisamente stringe la mano sul volante e, sotto il filo spinato, attraverso la pelle contratta mi sembra di scorgere delle cicatrici biancastre. «Devi fissarmi ancora per molto?» Sussulto quando la sua voce mi distoglie dai miei pensieri e dal mio tentativo di osservazione. Mi volto nuovamente verso il finestrino senza fiatare; cerco di focalizzarmi sulle luci dei lampioni lungo la strada e di non perdermi tra i miei pensieri che, senza alcun dubbio, mi porterebbero a riflettere sul ragazzo al mio fianco. «Cosa guardavi?» domanda con tono neutro mentre io avverto alle mie spalle il suo sguardo su di me. «Poi quella curiosa ero io.» borbotto senza quasi rendermi conto di averlo detto ad alta voce. Spalanco lentamente gli occhi quando mi rendo conto di averlo detto con un tono un po' troppo alto ma, inizio a voltarmi nella sua direzione solo quando avverto una strana presenza sulla mia gamba sinistra. «Perché la tua mano è sulla mia gamba?» La domanda è pressoché immediata, accompagnata dal mio tono infastidito. «Perché sei curiosa di saperlo?» Un sorrisetto fastidioso dipinge il suo volto. «Perché non sei curioso di sapere le conseguenze che pagherai per questo tuo gesto?» Un sorriso falsissimo increspa le mie labbra. «Cosa?» Il suo sguardo confuso diventa infastidito dopo che, con le unghie lunghe, gli ho afferrato la mano e ho iniziato a stringere fin troppo un piccolo lembo di pelle. Mi guarda male e torna a posare l'arto nuovamente sul cambio. «Sei una ragazza aggressiva a quanto ho potuto notare.» commenta con ironia tagliente. «Pensare che mi sono anche trattenuta.» commento con atteggiamento di sufficienza. Improvvisamente ci fermiamo al ciglio della strada. Mi volto verso di lui accigliata. «Visto che ti piace tanto guardare in giro, ora ti benderò.» «Cosa?! No!» protesto, ma la velocità con cui estrae il coltellino dalla manica della felpa mi fa ricredere sul mio tentativo di ribellarmi. «Sei fortunata che non posso fare scelte per conto mio, altrimenti ora non potresti più parlare.» commenta Aiden con un tono talmente minacciosa da farmi venire i brividi. Rimango ferma al mio posto mentre lui si allunga nei posti dietro. Quando ritorna seduto al suo posto si volta verso di me. «Girati.» comanda con freddezza. «Non do le spalle al nemico, soprattutto se so che ha un coltello nella manica della felpa.» ribatto in un ultimo tentativo di salvezza. «Sarei capace di farti male o ucciderti anche senza voltarti.» afferma con un'onesta che mi fa paura. Deglutisco voltandomi di spalle. Effettivamente se avesse voluto uccidermi l'avrebbe già potuto fare in diverse occasioni. Con questi pensieri decido di assecondarlo. Una benda scura mi copre gli occhi e all'improvviso una consapevolezza si fa spazio dentro di me. Mi torna in mente il caso su cui Sophia lavorava non molto tempo fa; un uomo era stato ucciso ed era stato ritrovato in un vicolo buio con una benda nera sugli occhi, si ipotizzava che avesse dei debiti legati alla droga. Con tutto il coraggio che ho in corpo gli faccio la domanda che mi assilla in questo momento. «Hai intenzione di uccidermi?» La sua risata sinistra riempie il veicolo. «Pensi davvero che te lo direi?» La sua risposta mi lascia con un enorme magone nello stomaco e una tachicardia indescrivibile all'altezza del petto, talmente forte da riuscire a sentirmi il cuore in gola. «Mi fa piacere vedere che finalmente stai zitta. Non sopporto le ragazze che si credono chissà chi.» Ciò che dice mi irrita. «Parla quello con il complesso di superiorità.» Mi mordo la lingua consapevole che dovrei imparare ad avere un filtro tra il cervello e la mia bocca. Inaspettatamente lo sento trattenere a fatica una risata. «Sei la prima ragazza che in queste condizioni ha ancora voglia di scherzare e ha la forza di rispondermi.» confessa con tono sorpreso e divertito allo stesso tempo. «Ah, quindi non sono nemmeno la prima a essere in questa situazione? E io che stavo iniziando a sentirmi speciale.» Il mio finto tono offeso lo diverte ancora di più mentre fa ripartire il SUV. Se lo faccio ridere magari decide di non uccidermi. Penso con disperazione. Il mio cuore non smette di battere a mille. Dal nervoso inizio a mordermi le labbra. «Non dovresti mordertele, poi si arrossano e senti sapore di sangue in bocca.» Sussulto non aspettandomi di sentirlo parlare e, di riflesso, mi volto nella sua direzione quasi dimenticandomi di non poterlo vedere in faccia. Mi risulta così difficile riuscire a capire una persona senza avere la possibilità di guardarla negli occhi. Sono così tesa che anche solo il suo respiro mi agita, per non parlare che il non vedere niente non fa altro che affinare il mio udito. «Non posso fare molto altro, cerco d'intrattenermi quanto posso.» gli dico una mezza verità, troppo orgogliosa per ammettere che me la sto facendo sotto dalla paura. «Rilassati, siamo quasi arrivati.»
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Need to love
RomanceESTRATTO DEL CAPITOLO 12: "Diversi brividi percorrono il mio corpo quando il suo respiro caldo si scontra con la pelle sensibile del mio collo. «Ho ucciso per molto meno di un soprannome.» Il tono è caldo, basso ma minaccioso. Perché tutto questo mi...