45. Arrivano i problemi (parte 3)

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Sono così agitata per questa sera che ho passato tutta la giornata indossando le cuffiette, cercando così di alleggerire la tensione che sento dentro sfruttando il potere della musica. Durante l'ora d'inglese ho anche rischiato che la professoressa mi scoprisse poiché il volume della canzone che stavo ascoltando era troppo alto e si sentiva da una cuffia, anche se a distanza.

Continuo a fare avanti e indietro nella stanza, indecisa su come vestirmi. Perché non gli ho chiesto dove mi avrebbe portata? Penso con sconforto, realizzando che sono ormai le otto e io devo ancora vestirmi. Solo perché ho già fatto la doccia, non vuol dire che io mi possa permettere di sprecare un'ora intera per scegliere come vestirmi. Le mie mani si muovono freneticamente, quasi fuori controllo, mentre io continuo a fare avanti e indietro per lo stesso tratto di stanza almeno altre trecento volte. Va bene Kalea, concentrati su una qualsiasi cosa positiva e poi inizia a pensare a tutto ciò che ancora devi fare prima di uscire. Il mio sguardo si punta verso il basso e così finisco per rendermi conto di aver dimenticato di fare una cosa fondamentale sotto la doccia. Non dirmi che nella fretta mi sono dimenticata di depilarmi le gambe.

Getto la testa all'indietro per l'esasperazione e corro al bagno per poter rimediare alla mia dimenticanza. Afferro la prima lametta nuova che trovo nell'armadietto vicino al lavandino e poi, facendo leggermente la contorsionista, inizio a rimuovere i peli con molta cura. Certe volte mi chiedo perché le donne che non si radono vengano viste tanto di cattivo occhio nella società, non ci vedo nulla di male a tenerli, solo che personalmente preferisco farne a meno, la ricrescita mi prude troppo quando sfrega contro i pantaloni. Solo dopo qualche secondo mi rendo conto della piega che stavano prendendo i miei pensieri. Sembrava che stessi facendo un discorso per chissà quale intervista. Sorrido alla mia stessa ironia per poi accarezzare con soddisfazione entrambe le gambe, ora finalmente lisce e come piacciono a me.

Torno in camera e, nel mentre che penso a cosa indossare, inizio a truccarmi di fronte allo specchio; con una certa manualità traccio le righe di eyeliner nero e poi uso il piegaciglia per piegare le ciglia prima di applicare un mascara che ho comprato da poco, ma che rende quest'ultime veramente lunghe e voluminose, rendendo il mio sguardo ancora più intenso. Guardando la mia immagine riflessa, non posso fare a meno di pensare a come io mi trovi meglio truccata che senza. Non ho mai apprezzato il mio corpo nella sua totalità, ma se c'è una cosa che mi piace di me è il mio viso e, in particolar modo, i miei occhi. Mi piace credere che grazie al mio sguardo qualcuno possa notarmi e apprezzarmi. Sollevo le palpebre per permettere all'iride verde di risaltare nel riflesso dello specchio; lentamente inizio a studiarne le varie sfumature più tendenti al marrone e al grigio scuro. Chissà se la nostra anima ha lo stesso colore dei nostri occhi; se in realtà essi rappresentassero qualcosa di più profondo oltre a un semplice tratto distintivo di tipo fisico?

Mi perdo per diverso tempo nei miei pensieri e, quando il mio sguardo si focalizza sull'ora segnata dall'orologio, per poco non sento la saliva incastrarsi in gola. Le nove meno un quarto?! In tutta fretta apro le ante dell'armadio iniziando a frugare al suo interno; molti vestiti volano sul pavimento, altri li appoggio sulla scrivania e molti ancora finiscono sul letto. Per decidere cosa mettere finisco per fare minimo venti cambi diversi; prima provo diverse maglie e, quando penso di averne finalmente scelta una, iniziano i dubbi su che paio di pantaloni metterci sotto.

Mi siedo sul pavimento, ancora completamente in intimo, rendendomi conto che mancano giusto cinque minuti prima che arrivi Ross. Basta, io non esco più. Se in cinque minuti non trovo cosa mettermi, mi fingo malata e gli dico che non posso più andare con lui. In preda alla disperazione decido di provare l'ultimo abbinamento che avevo in mente. Non sono per niente convinta di quello che sto per fare, ma è l'ultima possibilità che mi do prima di rinunciare del tutto a quest'uscita. Afferro i jeans mom e li indosso, notando con piacere che sono anche a vita alta; tiro un sospiro di sollievo a quest'ultimo dettaglio. Così non mi si vedranno troppo i fianchi e nemmeno le gambe, per via della loro larghezza; mi sembrano quasi perfetti, ed è assurdo! Non mi ricordavo nemmeno di averli. Trattengo il respiro quando infilo anche un top rosso, le maniche sono lunghe e lo scollo a barca lascia scoperte le spalle e le clavicole. Cerco di tirare su il più possibile la scollatura del top, ma sfortunatamente una parte del décolleté rimane comunque esposta. Sentendomi fin troppo "nuda" e non sapendo dove mi porterà, afferro una giacca di jeans e la indosso, cercando di nascondere e coprire il più possibile la pelle esposta.

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