17.La vera proposta

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Tamburello le dita sul tavolo con nervosismo. Le sue parole mi hanno infastidita molto. Involontariamente con una mano cerco di coprirmi il ventre. Forse quelle vecchie parole mi fanno ancora male. Mi pizzico la pancia con le unghie, esattamente come facevo quando ero piccola. «Non parli più, riccioli d'oro?» Aiden mi guarda con strafottenza e un sorriso fastidioso in volto. La mia espressione è cupa a causa di tutti i ricordi che mi sono saltati in mente come un turbine violento. Mi alzo di scatto afferrando le mie cose e vado al pancone a pagare ciò che ho ordinato. La signora di prima si avvicina con un sorriso e mi fa cenno di mettere via il portafoglio con la mano. «Ci ha già pensato il bel giovanotto che era seduto al tavolo con te, un bel tipetto devo dire, ottima scelta.» Avvampo d'imbarazzo quando mi fa l'occhiolino riferendosi ad Aiden. Quello stronzo! Ora mi tocca pure ridargli i soldi. A passo svelto ritorno al tavolo e sbattendoci leggermente le mani sopra, mi chino all'altezza del viso di Aiden, catturando così la sua attenzione. «Quanto ti devo ridare per la colazione?» domando con tono duro e serio. Mi guarda negli occhi con una tale intensità da farmi venire i brividi lungo la schiena. Perché mi sta guardando in questo modo? Si sporge verso di me, il suo viso a un soffio dal mio. Involontariamente il mio sguardo ricade sulle sue labbra, ma mi maledico mentalmente quando vedo che un piccolo sorriso malizioso inizia a formarsi sul suo volto. Riporto lo sguardo nei suoi occhi e lui ne sembra altamente compiaciuto. «Lo sai che mi devi più di una colazione?» Mi allontano di scatto da lui. «Come scusa?!» Lo stupore e il fastidio sono mischiati perfettamente nell'espressione che si è dipinta sul mio viso in questo momento. Si alza dal divanetto tornando ad avvicinarsi a me. «Kalea, tu mi devi la vita. Avrei dovuto ucciderti io stesso dopo il fallimento di Zack, sai troppe cose.» La rabbia sopraggiunge in me facendomi arrossare le guance. «Tu sei fottutamente pazzo!» gli rispondo fra i denti puntandogli un dito al petto. Mi volto e con andamento veloce esco dalla caffetteria iniziando a camminare per la strada. Non so in che direzione andare, ma penso che qualsiasi sia quella che sto seguendo vada bene per allontanarmi dal ragazzo che ultimamente si diverte a tormentare i miei giorni. Com'è possibile che io me lo ritrovi ovunque vada? Improvvisamente sento qualcuno afferrarmi per un braccio e trascinarmi all'interno di un vicolo. Mi volto di scatto sferrando un pugno al mio aggressore e per un momento me ne dispiaccio quando mi rendo conto di aver colpito Aiden esattamente sul naso ma, velocemente il senso di colpa svanisce lasciando spazio a una piccola soddisfazione. Incrocio le braccia al petto sulla difensiva. «Hai bisogno di un fazzoletto?» domando notando il sangue colargli dal naso. Si mantiene il punto leso con la mano e mi guarda negli occhi per poi scuotere il capo. «Zack me l'aveva detto che avevi un bel gancio, non mi aspettavo fosse così forte.» Si asciuga il sangue del naso con la manica della felpa. Una smorfia disgustata mi fa storcere le labbra. «Pensavo fossi un aggressore che voleva farmi del male.» Tento di giustificarmi e in effetti, non so nemmeno io perché lo stia facendo. «Non sono un aggressore, ma se non mi starai bene a sentire...» Mi afferra per un fianco avvicinandomi a lui. «...concluderò il lavoro del biondino.» confessa al mio orecchio con tono inquietante. Deglutisco, sono spaventata ma non lo do a vedere, consapevole che farei solo aumentare ulteriormente il suo ego già smisurato. Gli faccio un cenno della mano come a dire "bene, allora parla". «Non so cosa nascondi Kalea, ma so che se non hai detto nulla di noi a tua sorella è perché pensi che potrebbe scoprire altro, cosa che tu non vuoi.» Boccheggio leggermente colta nel segno. L'ho sottovalutato troppo. «Ti propongo un accordo: tu non dirai niente a nessuno e lavorerai per me e, nessuno si farà male.» «Altrimenti?» Lo provoco audacemente. Estrae il telefono dalla tasca, clicca qualche volta il touch screen e poi lo volta nella mia direzione. Spalanco gli occhi. «Altrimenti il nuovo capocentrale di polizia farà una brutta fine.» Vedere un cecchino che punta da lontano mia sorella mi fa contorcere le budella dalla paura. «Mi stai ricattando! ¡Hijo de puta! Lo sapevi cazzo! Lo sapevi che non avrei accettato!» Mi agito sentendo la rabbia e la paura ribollirmi nelle vene. «Se fossi in te cercherei di evitare certi appellativi. Ero più che certo che non avresti mai accettato se te l'avessi proposto con le buone, non fai che sfidarmi e darmi contro da quando abbiamo incrociato gli sguardi per la prima volta. Ora sta a te scegliere se fare ancora la dura o fare la scelta giusta. O vi salvate entrambe o morite.» Stringo le mani in due pugni, consapevole che farà davvero quello che dice. Lascio che i muscoli si distendano sconfitta dalla situazione. Lo guardo negli occhi con tutto l'odio e il disprezzo che sono capace di dimostrare con un solo sguardo. «Accetto, ma si consapevole che mi fai schifo.» sputo fuori le parole come se fossero veleno puro. Scrive qualcosa al telefono e subito si vede il cecchino iniziare a smontare tutta la postazione che aveva preparato. Spegne l'apparecchio elettronico e dopo averlo infilato in tasca si avvicina a me; non accenno nemmeno per un secondo ad abbassare la testa o lo sguardo. Mi afferra il mento con due dita portandomi vicino al suo viso. «Perché vuoi sempre avere l'ultima parola?» domanda con rabbia a pochi centimetri dalle mie labbra. Mi avvicino annullando sempre più lo spazio che rimane. Le nostre labbra quasi si sfiorano. «Non sopporto di darla vinta agli stronzi con manie di protagonismo come te. Odio i presuntuosi che credono di poter avere sempre tutto dalla vita con facilità.» Mi guarda le labbra e poi gli occhi. «Quindi ora immagino che mi odi.» pronuncia per poi leccarsi leggermente le labbra. «Ti odio con tutta me stessa.» Il disprezzo nella mia voce è quasi tangibile nell'aria. I nostri sguardi bruciano uno nell'altra. Quando noto che cerca di annullare completamente le distanze tra di noi scoppio in una risata ironica e con una mano premo sulla sua fronte spingendolo via. «Hai una bella faccia tosta a provare a baciarmi dopo aver minacciato di uccidere me e mia sorella.» Gli punto un dito contro con rabbia. Serra i denti facendo risaltare la mascella leggermente squadrata. Le sue mani sono serrate in due pugni con forza. Che c'è? Non sopporti un rifiuto? Povero cucciolo. «Ora devi venire con me o tua sorella muore.» Sta volta è il mio turno di stringere i pugni e serrare le labbra in una linea dura. Inizia a camminare e lo vedo fermarsi solo per tirare un pugno al muro con forza. Mi sorprendo del suo gesto, soprattutto perché poi torna a camminare facendo finta di nulla. Questo ragazzo mi farà diventare pazza, ne sono certa. Lo seguo in silenzio fino a che non si ferma davanti a una bellissima moto nera opaca. I miei occhi iniziano a brillare davanti a quella meraviglia. Ci giro intorno per guardarla meglio. «Questa moto è fantastica!» esclamo notevolmente sorpresa. Anche Sebastian aveva una Yamaha R6, solo che la sua era completamente rossa. Aiden mi guarda con sufficienza e mi porge un casco del medesimo colore della moto; in fretta lo indosso e attendo che metta in moto per sedermi. Una volta salita cingo le mani al suo busto per tenermi; lo sento tirare i muscoli sotto le mie mani e quasi tentare di sottrarsi dal mio tocco. Non gli ha fatto affatto piacere essere rifiutato. Penso mentre il vento inizia a scorrermi nei capelli. Mi chiedo perché abbia scelto di venire in moto con la pioggia di prima, per fortuna adesso ha smesso di piovere, ma l'asfalto è ancora tutto bagnato e scivoloso. Spero vivamente che non abbia voglia di accelerare come un forsennato. Le mie speranze vanno in frantumi quando riesco a scorgere sul contachilometri che siamo già ai cento chilometri orari. Madre de Dios. Mentalmente inizio a prega di uscirne viva. 

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