43. Arrivano i problemi (parte 1)

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Per favore leggete l'angolo autrice a fine capitolo.

Con ancora gli occhi chiusi avverto qualcuno scuotermi leggermente la spalla. In risposta mugolo qualcosa d'incomprensibile in segno di disappunto. Cerco di voltarmi dall'altra parte, ma qualcosa di piuttosto solido me lo impedisce. «So che vuoi starmi vicino, però ormai sono al limite del letto.» Sento perfettamente i miei occhi roteare verso l'alto, fin da sotto le palpebre ancora chiuse. Ecco cos'era quella fonte di calore, un narcisista rompi palle.

Sbuffo leggermente e mi faccio più in là nel letto, lasciandogli tutto lo spazio che desidera. «Lo sai che parli nel sonno?» La voce di Aiden continua a disturbare il mio dolce dormire, così decido di tapparmi le orecchie con il cuscino, per non sentirlo più definitivamente. Non ho la minima intenzione di aprire gli occhi e rispondergli.

Una forza esterna al mio volere, strappa via il mio tappa orecchie, costringendomi ad aprire gli occhi. Fisso Aiden nel peggior modo possibile. «Hey, non guardarmi in quel modo, tu non mi stavi ascoltando, quindi ho dovuto farlo.» Indica con un dito il cuscino che ha appena strappato via dalle mie mani. «C'è un motivo se non ti stavo ascoltando, ovvero che non volevo ascoltarti.» La mia risposta lo porta a guardarmi con aria truce. «Non smettevi di mugolare nel sonno e dire "oh si". Ho iniziato a preoccuparmi riccioli d'oro. Ho pensato che mi stessi sognando, magari era uno di quei sogni erotici indimenticabili.» Rimango inviperita dal suo avermi svegliata e decido di rispondergli piuttosto sarcasticamente. «Oh, si, proprio uno di quelli.» Spalanca gli occhi completamente sorpreso. «Davvero?» Dentro di me rido per la faccia che sta facendo, ma all'esterno cerco di rimanere impassibile. «Aiden, stavo sognando di affilare una spada, al massimo, l'unico piacere che potevo provare, era il pensiero d'infilzarti più volte.» Lo guardo negli occhi con aria impassibile. Socchiude le palpebre, assottigliando così lo sguardo. «Però ero comunque nei tuoi pensieri.» Alla sua risposta mi mordo la lingua maledicendomi per l'ennesima volta per aver parlato troppo in sua presenza. Lo guardo con sufficienza. «Potrebbe essere.» rispondo vaga, tornando a dargli le spalle per potermi rimettere a dormire.

Attendo una sua risposta, ma non arriva, cosa che in parte mi fa preoccupare.

Non sento più la sua presenza al mio fianco e velocemente mi tiro su per i gomiti, puntando lo sguardo sulla figura di Aiden che è impiedi al centro della stanza e sta cercando qualcosa con lo sguardo. Lo studio con curiosità; cerco di capire cosa sta cercando. «Aiden, cosa stai facendo?» domando allungando il collo nella sua direzione per vedere dove punta il suo sguardo. Sospira prima di girarsi nella mia direzione. «Sto cercando un asciugamano, dei tovaglioli, non so, qualcosa da darti.» Aggrotto la fronte facendo avvicinare le sopracciglia in un'espressione confusa. «Perché mai?» Aspetta, non dirmi che nel sonno ho sbavato. Allarmata mi passo un angolo della maglia attorno alla bocca per asciugarmi l'eventuale bava. «Voi ragazze di solito non ve ne rendete conto?» La sua domanda, seppur dal tono retorico, fa suonare un campanellino d'allarme nella mia testa. «Non dirmi che...» Mi sposto leggermente posando poi lo sguardo sul letto, rendendomi immediatamente conto delle diverse macchie di sangue che ricoprono il copriletto bianco. Mi posso le mani sulla bocca completamente stupita e imbarazzata. Doveva arrivarmi tra poco meno di una settimana, all'incirca tra cinque giorni, com'è possibile che mi sia già venuto?

Mi volto nuovamente in direzione del moro. Il mio sguardo è profondamente dispiaciuto. «Mi dispiace tanto, non volevo sporcarti il letto, non mi doveva arrivare così presto.» confesso guardando con rammarico le macchie lasciate dal mio corpo. Aiden si avvicina a me e fa in modo di voltare il mio viso nella sua direzione, rivolgendomi poi uno sguardo comprensivo. «Non è un problema, sta tranquilla. Ho visto molto più sangue di così in vita mia.» La sua affermazione fa nascere un piccolo sorriso sul mio volto. Mi accarezza una guancia con le nocche della mano, facendomi notare come questo suo gesto sia ormai diventato un'abitudine. «Presumo tu abbia bisogno di qualcosa.» Annuisco leggermente. «Cosa ti devo portare?» Alla sua domanda le mie guance assumono un colorito acceso. Rotea gli occhi al cielo per il mio imbarazzo e poi mi guarda con un sopracciglio alzato come a dire "ma davvero?". «Allora, innanzitutto un assorbente interno, poi delle mutande pulite e anche dei pantaloni. Per gli ultimi due ti basta chiedere a Eris, l'ultima volta che ho dormito qui lei mi ha prestato dei suoi vestiti, quindi dovrebbe avere ancora i miei vecchi che probabilmente ha già lavato.» Aiden annuisce e subito dopo esce dalla stanza.

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