5. Mettersi nei guai (parte 1)

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La giornata passa in fretta e presto viene sera. Guardo fuori dalla finestra, seduta sulla cassapanca sotto di essa. Devo solo aspettare che Sophia vada a dormire per poi uscire. Il mio cuore accelera, consapevole che il momento è vicino e io, non ho mai fatto nulla del genere. Kalea respira, non succederà nulla di male, Zack risponderà solo alle tue domande. Continuando a guardare fuori dalla finestra, mi focalizzo con l'udito su tutti i rumori presenti in casa. Avverto la porta della stanza di mia sorella chiudersi e, nel giro di pochi minuti, un lieve russare si sente provenire dalla sua stanza. Prendo il telefono e scrivo a Zack che è ora. Infilo il telefono nella tasca della giacca di pelle e mi assicuro di chiuderla bene. Facendo il più piano possibile apro la finestra. Le mie mani tremano e anche il mio corpo, una volta che la brezza serale si insinua tra i miei vestiti. Faccio un respiro profondo e scavalco la finestra. Cerco di non guardare giù, consapevole che l'altezza elevata non ha esattamente un bel effetto su di me. Kalea non guardare giù. Non. Guardare. Giù. Il mio respiro aumenta leggermente quando appoggio il primo piede sulla scala antincendio dell'edificio. Chiudo gli occhi sentendo le mani sudare e, una volta riaperti, mi assicuro di appannare il meglio possibile la finestra. Appanno anche le tapparelle, stando attenta a non chiudermi fuori. Con entrambi i piedi sulla scala la sento leggermente tremare. Kalea sta tranquilla, non morirai sta sera. Cerco di rassicurarmi da sola mentre, molto lentamente, inizio a scendere gli scalini di metallo, stando molto attenta a non fare rumore e, a dove metto i piedi per non cadere giù. Mi fermo quando la scala produce un cigolio più forte dei precedenti; guardo verso l'alto per controllare che la luce in camera di Sophia sia ancora spenta; tiro un sospiro di sollievo quando lo è. Riesco a scendere tutti gli scalini senza troppi problemi ma non smettendo mai di guardarmi attorno. Se c'è una cosa che mi spaventa più di Miss Harris, è proprio il Bronx in piena notte. Spero che Zack non ci metta troppo ad arrivare, non mi fido di stare qui fuori da sola. Mi stringo nella giacca in un vano tentativo di sentirmi protetta e al caldo. Da lontano il rumore delle macchine fa eco nella strada, facendomi desiderare di vedere il prima possibile, anche da lontano, la Jeep grigia di Zack; quando ciò accadde non sto più nella pelle, e attendo che il ragazzo si fermi vicino a me per poter salire. Una volta salita sul veicolo il ragazzo mi guarda con aria stralunata. «Perché sei tutta vestita di nero? Guarda che non dobbiamo fare una rapina in qualche casa.» Si mette a ridere senza smettere di staccare gli occhi dal mio outfit. «Ah no? Pensavo che andassimo a fare beneficenza in piena notte invece.» rispondo con sarcasmo, roteando anche gli occhi al cielo. Zack inizia a ridere a crepapelle, portandosi addirittura le mani a reggere il ventre scosso dalle risate. «Tu hai creduto davvero che andassimo a fare una rapina?» mi domanda incredulo in mezzo alle risate, peccato che io non stia nemmeno sorridendo. Mi giro con il busto verso di lui puntando i miei occhi seri direttamente nei suoi divertiti. «Mi hai detto che saresti venuto a prendermi dopo mezzanotte, inoltre mi hai caldamente invitato a non proferirne parola con nessuno, cosa avrei dovuto credere? Ammetto che il mio primo pensiero è stato un omicidio, ma poi lo accantonato in fretta. Ho anche ipotizzato che si trattasse di qualche gara clandestina, ma ho scartato in fretta anche questa idea. Non so più cosa pensare onestamente.» ammetto la nuda e cruda verità. La sua espressione si fa ora più seria. «Non avrei mai potuto metterti tanto in pericolo, non me lo sarei mai perdonato se ti fossi fatta male.» La sincerità trapela dai suoi occhi e io gli credo, sentendo una strana sensazione all'altezza del petto. Non posso davvero iniziare a provare qualcosa per Zack...no Kalea! Lui è solo un tuo compagno di classe, un tuo amico e nulla di più, non metterti strane idee in testa. Consapevole di avermi convinta schiaccia il piede sulla frizione ed ingrana la marcia facendo poi partire la macchina. Si immette su una strada secondaria e per tutto il tempo il mio sguardo rimane puntato fuori dal finestrino. Quando non riconosco più la strada che stiamo percorrendo mi volto verso di lui sospettosa. «Dove mi stai portando Zack?» domando con voce sospettosa, mascherando così la sensazione di paura che inizia ad aggrovigliarsi attorno al mio intestino. Non sopporto il mio sentire tutte le brutte sensazioni nella pancia. «Siamo quasi arrivati, non ti preoccupare.» Il tono della sua voce è tranquillo, per non dire divertito e chiaramente intento a prendermi in giro. Sbuffo non ottenendo delle risposte concrete e torno a voltarmi verso il finestrino. Mi da sui nervi non avere sotto controllo quello che mi succede, mi fa sentire impotente, oltre che estremamente preoccupata. Stupidamente mi chiedo perché io abbia deciso di accettare di seguirlo in qualcosa che non conoscevo, mi sento una vera idiota in questo momento. Mi pizzico il palmo della mano con le unghie come a volermi punire per le mie scelte avventate. "La curiosità uccise il gatto", me lo diceva sempre la nonna, mai una volta che io le abbia dato ascolto. Persa nei miei pensieri, mi accorgo in ritardo che ci siamo fermati nel parcheggio di un ristorante e che Zack mi sta fissando da un po' di tempo. «Cosa? Non mi starai dicendo che le tue "azioni illegali" riguardano portarmi ad un appuntamento segreto.» Sollevo un sopracciglio quasi prendendomi gioco di lui con le mie parole e con le mie espressioni facciali. «Ha ha ha, molto divertente Kalea ma no, non è un appuntamento. Seguimi e capirai.» Scende dalla macchina e aspetta che io faccia lo stesso. Non mi apre nemmeno la portiera, proprio un gentiluomo. Roteo gli occhi al cielo e scendo a mia volta dalla Jeep. Incrocio le braccia al petto con espressione seria. «Non credi che ora puoi dirmi ciò che sta succedendo? Mi hai detto di aspettarti a mezzanotte e l'ho fatto, mi hai portato non so dove per una strada che non conosco e non sono ancora scappata, direi che ora una spiegazione posso anche meritarmela.» Mi punto con i piedi per terra, non avendo voglia di camminare ulteriormente, o almeno fino a che non avrò ottenuto delle risposte concrete da Zack. Il ragazzo sospira prima di arrendersi «D'accordo, te lo dirò, ma prima entriamo nel ristorante, per favore.» Mi supplica con lo sguardo di acconsentire la sua richiesta e, per quanto io trovi tutto questo assurdo, decido di acconsentire e seguirlo all'interno del locale tutto ben illuminato. 

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