64. Scelte impulsive

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Il suono delle sirene si fa sempre più forte e vicino, ma a Eris non sembra importare minimamente. La sua andatura da prima calma e pacata muta di colpo quando iniziano a comparire i lampeggianti della polizia negli specchietti retrovisori, segno che ci hanno quasi raggiunti. Stacca una mano dal manubrio per toccare due volte le mie poste sul suo addome, facendomi così segno di aumentare la presa. Faccio come dice ed immediatamente avverto l'adrenalina iniziare a salire. Nella frazione di pochi secondi rimette entrambe le mani sul manubrio, con la sinistra preme la leva della frizione e, con il piede dello stesso lato scala in quarta dalla terza, aumentando la velocità segnata sul contachilometri. Non si ferma qui però. L'aria che mi passa nei capelli inizia ad essere sempre più fredda e fendente, a tal punto da farmi pizzicare la pelle alla base del collo. Il contachilometri schizza ai centottanta chilometri orari, facendomi realizzare che la moto è d'importazione europea data l'assenza dell'indicatore delle miglia orarie. Non ho il tempo di pensare a molto altro che Eris scala immediatamente in quinta e subito dopo anche in sesta, arrivando quasi a toccare i duecentotrenta chilometri orari. Per quanto i miei arti superiori circondino in maniera salda il suo addome, una parte della mia mente mi spinge a lasciare la presa e far sì che l'aria fluisca fra le dita delle mie mani e fra le braccia tese. Eris si accorge in fretta delle mie intenzioni e bruscamente accelera facendo aumentare la mia presa su di lei; il casco si muove da sinistra a destra, avvertendomi di non farlo. Rido fra me e me, consapevole che se conoscesse tutto ciò che ho fatto nella vita, probabilmente passerebbe ore a chiedersi come mai io non sia ancora morta. Mi distraggo dai miei pensieri quando avverto la moto iniziare a rallentare. La mia attenzione viene attirata dall'ambiente circostante, in particolar modo dallo scenario quasi surreale composto dalle luci della notte di New York. I grattacieli svettano alti, le luci di centinaia di piani che si riflettono nel buio della notte; le scritte al neon dei pub che illuminano di scintillanti colori i marciapiedi della città; i cartelloni pubblicitari che trasmettono migliaia di slogan fra i più disparati e sgargianti. New York è viva anche quando la notte più profonda incombe. Mi accorgo che la polizia ha smesso di seguirci da un po' nel momento in cui Eris svolta in uno dei vicoli più stretti e bui della città. Aggrotto le sopracciglia sotto il casco, cercando in ogni modo di capire dove lei mi stia portando. Quasi mi ritraggo sulla sella quando passiamo accanto ad un gruppetto di ragazzi palesemente ubriachi e su di giri. I fischi non mancano, così come anche il dito medio rivolto dalla ragazza seduta sulla moto davanti a me. La vedo scuotere il capo in maniera sconsolata prima di fermarsi sulla destra del vicolo, esattamente di fronte ad una porta blindata con al di sopra una scritta al neon rossa che cita: "stay outside". Scendo dalla moto prima di lei, mi tolgo il casco e glielo porgo per poi ravvivare i ricci con la mano libera che mi resta. La osservo sistemare i caschi sulla sella ed estrarre le chiavi dalla toppa d'accensione per poi dirigersi verso la porta blindata. «Cosa ci facciamo qui?» le domando con estrema curiosità. Non ho la minima idea di cosa sia questo posto, per non parlare del fatto che l'unica indicazione presente è un caldo invito a non varcare la soglia di fronte a noi. La ragazza dai capelli scoloriti si lecca le labbra con evidente divertimento. «Non ti ho chiesto spiegazioni su cosa stesse accadendo in casa tua, tu non chiederne ora a me per questo posto. Entra e basta. Tanto so che ti piacerà molto più di quanto darai a vedere.» resto in silenzio di fronte alla verità, non potendo fare altro che acconsentire e seguirla oltre quella porta massiccia e scura. In un primo momento vengo investita da tantissime luci al neon, tutte di una diversa sfumatura di rosso, successivamente mi giunge alle orecchie una melodia in grado di farmi venire la pelle d'oca, soprattutto per via del modo in cui è suonata: con un assolo di chitarra elettrica. I miei occhi saltano immediatamente sulla ragazza al mio fianco. Il sorriso sul suo volto mi fa capire che sa esattamente ciò a cui sto pensando. «Già, è proprio "I feel like I'm drowning".» espone ad alta voce i miei pensieri. Per non so quale ragione la canzone mi riporta alla mente qualcosa vissuto non molto tempo prima, facendomi ringraziare mentalmente le luci rosse affinché non mostrino il colorito acceso e accaldato del mio volto. Quel ragazzo mi perseguita anche quando non sono in grado di vederlo. In un angolo della stanza c'è qualcuno seduto con il capo chino intento a imprimere tutte le proprie emozioni sulle corde della chitarra. La mia bocca si schiude quando realizzo chi è. «Ross?» mormoro a bassa voce, un po' come se non avessi realmente voluto pronunciare la domanda al di fuori della mia mente. Eris annuisce, facendo così notare quanto il ragazzo sia assorto nella melodia, a tal punto da non essersi nemmeno accorto della nostra presenza. Lo scruto con attenzione, soffermandomi principalmente sul rilievo delle vene presenti sulle sue braccia, passando poi alle dita piegate della mano destra che stringono con decisione il plettro, mezzo che gli permette di accarezzare magnificamente le corde, scappando successivamente con lo sguardo verso la mano sinistra, le cui dita affusolate e mascoline premono le corde vibranti sulla tastiera degli accordi. Rimango incantata per alcuni secondi di fronte alla sua abilità musicale. Quando il ragazzo solleva lo sguardo mi aspetto che smetta subito di suonare, invece si limita a farmi l'occhiolino e portarsi il plettro alle labbra, iniziando poi a suonare un'ulteriore melodia più pizzicata. Cerco di distinguere di chi sia il pezzo che sta suonando, ma nessun nome concreto riesce a far capolino nella mia mente. La musica cessa di colpo. «Inutile che spremi le meningi, è una melodia che ho inventato io sul momento.» spiega il ragazzo di fronte a me. Resto in silenzio, limitandomi a sollevare un sopracciglio con curiosità. Eris si frappone fra noi con stampato in volto un sorriso a trentadue denti. Ross inizia a scuotere la testa ripetutamente. «No Eris, non ti farò un altro tatuaggio.» in risposta la ragazza gli fa il broncio e inclina lentamente la testa di lato nella speranza di fargli tenerezza. Osservo la scena con occhi increduli. «Eris che supplica un uomo? Questa la devo aggiungere alla mia lista di cose che non avevo mai visto prima.» Ross inizia a sorridere mentre la ragazza mi rivolge con la coda dell'occhio uno sguardo truce. Sollevo le mani in segno di resa. «Vorrà dire che me lo segnerò solo sul calendario.» «Ha ha ha.» Eris imita una risata estremamente falsa e decisamente poco convincente, a tal punto da farmi scoppiare a ridere per la seguente espressione del suo viso. «Eris ti ho fatto talmente tanti tatuaggi che non credo nemmeno ci sia più un punto libero sulla tua pelle.» commenta Ross ottenendo la disapprovazione della ragazza. «Ho ancora qualche spazietto libero nella schiena e poi, se ne voleva fare uno anche lei!» Mi indica di colpo facendomi quasi affogare con la mia stessa saliva. «Cosa?! Quando lo avrei detto scusami?!» La guardo con gli occhi spalancati. Eris mi porge una bottiglia di tequila. «Ho predetto che una volta bevuta questa l'avresti detto.» Mi fa l'occhiolino. Alterno ripetutamente lo sguardo fra lei e la bottiglia con aria pensierosa. Le afferro la bottiglia dalle mani. «Fanculo. Si vive una volta sola nella vita.»Inizio a ridacchiare osservando l'espressione dolorante di Eris nel mentre che Ross finisce di fare alcune sfumature del tatuaggio. «Cazzo Ross! Quanto manca alla fine?» La ragazza stringe i denti per il dolore. «Abbiamo quasi finito! Vorrei ricordarti che sei stata tu a chiedermi uno scorpione nero con le sfumature argentee.» alla risposta del tatuatore la ragazza lo manda poco galantemente a quel paese. Ross rotea gli occhi al cielo di fronte alla risposta colorita di Eris. Bevo un'ulteriore sorso di tequila e mi affretto a raccogliere con la lingua una goccia che stava iniziando a colare dall'angolo delle labbra. Quando sollevo gli occhi dalla bottiglia mi rendo conto che lo sguardo di entrambe le persone nella stanza è su di me. «Che c'è?» domando aggrottando la fronte. «Ti stiamo chiamando da cinque minuti.» mi prende in giro Eris. «Sicura che vuoi ancora fare il tatuaggio?» domanda invece Ross. Annuisco alzandomi dalla poltroncina. Prima di sedermi sul lettino, appoggio la bottiglia di tequila su un tavolino lì accanto. Eris mi scruta sedendosi dove prima c'ero io. «Cosa vuoi tatuarti?» chiede con tranquillità il ragazzo seduto alla postazione degli stencil, pronto a prepararne un altro sul momento. Inizio a ridacchiare a causa dell'alcool e Eris con me, ma a causa della mia risata biascicante. «C'è un tatuaggio che vorrei fare da un po', ma per cui non sono mai stata in grado di trovare il coraggio.» Ross mi scruta con curiosità. «Direi che è la serata giusta per quanto riguarda il coraggio.» commenta con espressione divertita. Annuisco ridacchiando. «Lo voglio qui il tatuaggio.» pronuncio indicando con il dito una zona estremamente vicina al mio inguine. Eris si porta la bottiglia di tequila alle labbra con divertimento mentre le guance di Ross assumono un colorito più vivace. «Ne sei sicura?» domanda inumidendo le labbra con evidente imbarazzo. Annuisco con veemenza. Il ragazzo sospira sconsolato. «Cosa vorresti tatuarti esattamente?» La ragazza dai capelli bianchi mi scruta con estrema curiosità in attesa di una risposta. «Delle piccole fiamme.» Alla mia risposta Ross strappa di mano la bottiglia di tequila da Eris e vi si attacca facendo due lunghi sorsi. La ragazza scoppia a ridere ma io non riesco a comprendere il perché. «Sono confusa.» ammetto ad alta voce facendola ridere ancora di più. «Sicura di volerlo proprio lì il tatuaggio?» sbuffo di fronte all'insistenza del ragazzo. «Ti sbrighi?!» gli domando in risposta. Il ragazzo solleva le mani in segno di resa e successivamente inizia a preparare lo stencil. Una volta che il disegno è pronto me lo mostra. I miei occhi si illuminano. «Assolutamente sì!» Ross resta fermo di fronte a me e io non comprendo il perché. «Come mai resti fermo lì?» domando di colpo ed Eris non può fare a meno di scoppiare a ridere, di nuovo. Il ragazzo si gratta la nuca con fare imbarazzato. «Se vuoi il tatuaggio lì dove hai detto, ho bisogno che ti togli i pantaloni per poter iniziare.» Le mie guance si scaldano di colpo. «Oh.» Senza però esitare ulteriormente inizio a slegare i lacci del pantalone della tuta di Aiden, cosa che non fa altro che riportarmi alla mente ricordi su ricordi. Lo sguardo di Eris vaga su di me con fin troppa attenzione, i suoi occhi si muovono curiosi in cerca di una risposta e, quando un piccolo ghigno malizioso compare sul suo volto, capisco che l'ha trovata. Man a mano che i pantaloni scendono sui miei fianchi, proporzionalmente le guance di Ross aumentano la loro intensità di rosso. Quando ormai l'indumento giunge a terra, Ross ruba nuovamente la bottiglia di tequila dalla ragazza seduta sulla poltroncina. Lei ride e lo guarda scuotendo la testa. «Devi farle un tatuaggio o stai cercando di ubriacarti?» lo prende ancora più in giro mentre io non posso fare a meno di sorridere, conseguenza dell'effetto dell'alcol. Lo sguardo del ragazzo muta di colpo, diventando improvvisamente più audace. Poggia la bottiglia sul tavolino e si avvicina a me. «Sei pronta?» Alla sua domanda annuisco. «Allora resta qui ferma.» Una strana sensazione si fa largo in me a causa del suo tono, ma non lo contraddico e resto in piedi, attendendo che lui prenda lo stencil da posizionare. Spalanco gli occhi quando, per applicarlo al meglio, si inginocchia di fronte a me e io riesco a percepire il suo fiato caldo all'altezza dell'interno coscia. Eris si sistema meglio sulla seduta con un piccolo ghigno in volto, chiaramente pronta a godersi lo spettacolo. Ross mi fa voltare verso lo specchio a figura intera posizionato vicino alla porta. «Qui va bene?» domanda continuando a sfiorarmi la pelle con le dita per rimuovere lo stencil. Mi limito ad annuire, improvvisamente incapace di proferire parola. «Perfetto! Allora stenditi sul lettino.» Faccio come mi dice e mi preparo mentalmente al dolore. «Prima di iniziare, non mi hai detto di che colore lo vuoi.» Lo guardo con la coda dell'occhio e un sorrisino prende piede sulla mia bocca. «Rosso. Rosso fuoco.»Stringo i denti per il dolore, afferrando con una mano il lettino e serrando la presa con tutte le mie forze. Ross ridacchia. «Siamo a tre quarti di tatuaggio Kalea. Resisti ancora un po'.» Eris si avvicina a noi con il telefono in mano e il flash acceso. «Che stai facendo?» domando corrugando la fronte. «Un video.» Sollevo entrambe le sopracciglia alla sua affermazione. «Per chi sarebbe scusa?» Lei inizia a ridacchiare. «Aiden.» risponde sorridendo. Faccio per dirle qualcosa ma Ross le fa segno di inquadrare lui. Entrambe ci guardiamo confuse. Nel momento in cui il telefono riprende il ragazzo intento a tatuarmi, lui si lecca le labbra e dirige il suo sguardo alla fotocamera. «So che sai già quanto lei sia bella, ma hai visto quanto più bella è fra le mie mani?» Spalanco la bocca per lo stupore nello stesso momento in cui Eris ferma il video. «Non mandarglielo.» affermo di colpo. «Perché no?» domanda Ross con un sorrisetto malizioso stampato in volto. Eris si lecca le labbra divertita. «Tardi.» Mi mostra il telefono con il video inviato nella chat di Aiden. Sospiro puntando lo sguardo sul soffitto. «Perché ti dispiace tanto? Kalea è solo uno scherzo per ridere, tanto non siete mica una coppia, vi odiate come cane e gatto.» Un senso di fastidio mi inizia a pizzicare il cuore alle parole di Ross. Volgo il mio sguardo in direzione di Eris, rispondendo però al ragazzo. «Hai ragione, non siamo una coppia. Volevo solo evitare di innervosire ulteriormente Aiden, visto che già non mi sopporta quando non faccio nulla.» Dal mio sguardo la ragazza sembra cogliere qualcosa. La sua espressione muta quando riporta lo sguardo sul cellulare. «Ha visualizzato.»


Angolo Autrice

Buonasera! O forse dovrei dire "buonanotte"? Non importa, tanto sappiamo tutti che stavate attendendo questo capitolo da moooolto tempo, troppo tempo. Mi sono assentata nuovamente per diverso tempo, questa volta però ho una bella notizia da darvi. Non serve che mi chiediate migliaia di volte quando pubblicherò il prossimo capitolo, perché lo farò esattamente fra due settimane, proprio di lunedì. 
Ho sfruttato questo periodo di lontananza per provare a scrivere il più possibile, così da prepare abbastanza capitoli affinché io possa pubblicare regolarmente e allo stesso tempo prendermi i miei tempi, ormai lunghi, con la stesura della storia. Spero che possiate capire e che riusciate ad apprezzare questo mio sforzo.
Non vedo l'ora di sapere cosa avrete da dire su questo capitolo, non sapete quante volte avrei voluto pubblicare prima solo per poter vedere le vostre reazioni, ogni volta sono in grado di divertirmi e affascinarmi allo stesso tempo, è bello confrontarsi con idee diverse dalle proprie.

Buonanotte, e a presto.
Chiara :)

Need to loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora