27. Bruciare per me

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Qualcosa mi picchietta la guancia in modo strano, confusa mi ritrovo ad aprire gli occhi ancora assonnata. Salto di corsa fuori dal letto lanciando un urlo quando di fronte al viso mi trovo un serpente bianco con delle striature tendenti al nero.

La porta alle mia spalle si apre rivelando Eris in accappatoio con i capelli gocciolanti. Mi guarda confusa. «Kalea, che ti prende?» domanda notando la mia espressione impallidita. Con mano tremante le indico il serpente sul letto. Mi guarda dispiaciuta. «Cavolo, scusa. Mi sono dimenticata di dirti che ogni tanto Coco scappa dal suo terrario e vaga per la stanza.» I miei occhi sono spalancati. «Quel coso ha anche un nome?» domando sconvolta. Annuisce quasi offesa. Si avvicina al letto e afferra il rettile con tranquillità, facendolo strisciare più volte tra le sue mani. «Coco è un boa roseo, come puoi vedere non è molto lungo, non cresce più di tanto e, se ti può tranquillizzare, non è velenoso. Non ha nemmeno un' indole aggressiva.» Spiega mentre lo infila all'interno di una teca di vetro che nella foga di ieri non ho notato sulla scrivania. «Perché hai un serpente?» La mia domanda è più che lecita. Con fatica mi rialzo dal pavimento su cui sono caduta scappando dall'animale. «Perché mi piacciono.» Si tampona i capelli con un asciugamano mentre mi guarda divertita. «In realtà ne avrei altri, ma essendo velenosi gli altri non vogliono che io li tenga in giro, quindi sono tutti in una stanza apposita dall'altra parte della casa.» La mia bocca è spalancata dallo stupore. «Non hai paura che ti mordano? Potresti farti male o addirittura morire.» le domando sotto shock. Scuote il capo facendomi segno di no. «Mi piace studiare il loro veleno e determinarne i vari usi che potrei farci.» La naturalezza con cui parla di certe cose mi lascia ogni volta sconvolta e scombussolata. Mi passo una mano nei capelli prima di vederla scomparire nella stanza da cui è uscita prima. Ritorna completamente vestita e i capelli ancora bagnati. In una mossa veloce mi lancia un oggetto tubolare e io lo afferro al volo non capendo cosa sia fino a che non leggo la scritta incisa sopra. Inarco un sopracciglio nella sua direzione. «Avendo i capelli mossi, spesso uso la spuma per sistemarli meglio, ma solitamente li lascio asciugare così come sono. Avendo tu i capelli ricci ho dedotto che li mettessi a posto con essa.» Annuisco stropicciandomi un occhio con il pugno chiuso della mano. «Scusa ma sono ancora abbastanza addormentata.» Non mi risponde, si limita a osservarmi. «Vuoi farti una doccia?» Le rivolgo un piccolo sorriso imbarazzato. «Vorrei, ma non ho nessun cambio con me.» «A questo ci penso io.» Apre le ante dell'armadio e sparisce al suo interno. Quando si affaccia fuori mi lancia addosso dell'intimo nero con degli ornamenti in pizzo. Spalanco gli occhi avvampando. Mi rigiro le mutandine a brasiliana tra le dita con aria impacciata. «Tranquilla, sono nuove, non le ho mai messe. Pensavo che avrei concluso una bella notte con una ragazza, ma mi ha dato buca il giorno prima e non le ho mai tirate fuori da allora. Le ho solo lavate dopo averle comprate in un negozio non troppo distante da qui.» La sua spiegazione fa arrossire ancora di più le mie guance. «Sinceramente non sono molto il mio genere.» confesso ripensando alle mutande che solitamente metto e che sono sicuramente più comode di queste. «Purtroppo è l'unico paio che posso darti.» Taglia corto prima di lanciarmi anche un paio di calzini e un reggiseno sempre del medesimo colore della parte inferiore. Guardo Eris nuovamente imbarazzata. «Cosa c'è questa volta?» domanda visibilmente annoiata dal mio comportamento. «Io ho il seno più piccolo del tuo, questo reggiseno non mi andrà mai.» «Allora non metterlo.» La sua nonchalance mi fa schiudere le labbra e scuotere il capo. Senza darmi modo di protestare oltre, lancia nella mia direzione un paio di leggins grigi e una maglietta nera, non troppo lunga, con sopra raffigurato il logo degli AC DC. «Non ho altro che sia nel tuo stile, a meno che tu non preferisca i pantaloni in pelle o qualche top scollato, questo è ciò che di più sobrio ho da offrirti.» Annuisco accontentandomi di avere un cambio pulito da mettere dopo essermi lavata.

Mi lascia un asciugamano in bagno e dopo torna in stanza a stendersi sul letto. La ringrazio e timidamente varco la porta per poi chiudermela alle spalle. Osservo il viso stanco attraverso lo specchio posto sopra il lavabo e inaspettatamente noto che non ho delle occhiaie troppo grandi. Mi chiedo che ore siano. Il mio stomaco brontola dalla fame. Lego i capelli sopra la testa e mi infilo sotto la doccia dopo essermi liberata dei vestiti sporchi. Sotto l'acqua calda mi libero di ogni pensiero, attenta a non bagnarmi in nessun modo i capelli. Canticchio ogni melodia che mi passa per la mente in quel momento e, quando ho finito, esco avvolgendomi con l'asciugamano. Mi asciugo e mi vesto in fretta, perdendo più tempo a sistemare i ricci castani con la spuma.

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