21. Baci baci

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Ci fissiamo per secondi interminabile. Sulla sua guancia è presente il segno evidente e rosso della mia manata. «Come lo conosci?» domanda improvvisamente interessato a me. «Non ti importa saperlo.» L'acidità nella mia voce sottolinea la mia poca voglia di parlare con lui. Vorrei che sparisse dalla mia vista, ma allo stesso tempo non riesco a smettere di rispondergli solo per dargli fastidio. «Invece sì. Dimmelo.» Insiste con aria prepotente e di superiorità. «Non ho intenzione di dirti proprio un bel niente.» Mi volto pronta ad andare via. «Dove vai?» domanda chiaramente infastidito. Oh poverino, non gli piace quando le persone non lo stanno a sentire. Be', benvenuto nel club. «In qualsiasi posto in cui tu non ci sia.» Senza dargli modo di rispondermi sparisco dietro la porta, non prima di avergli fatto il dito medio e avergli urlato dietro uno "stronzo". Si è meritato tutto; ogni singolo gesto, ogni singola parola, ogni singolo insulto. Questo è tutto ciò che si merita da parte mia, dopo tutto quello che mi ha fatto. Scendo le scale di tutta fretta e vicino alla porta d'ingresso incrocio la figura rilassata di Eris. «Prima litigata da piccioncini?» domanda rigirando il coltello nella piaga. «Non stiamo insieme e in più lo odio con tutto il mio cuore, non nascerà mai nulla tra di noi, lui è troppo narcisista e presuntuoso per concedersi il lusso di amare qualcuno che non sia lui o il potere stesso.» pronuncio con rabbia uscendo nel vialetto principale. Non lo sopporto, lo detesto con tutto il mio cuore eppure, non capisco perché io sia ancora qui a pensare a lui e alle sue stramaledettissime parole del cazzo! Sadico manipolatore che gioisce del dolore altrui. Continuo a insultarlo mentalmente per tutto il tragitto che conduce fino all'asfalto. Quando mi rendo conto che a portarmi qui è stato proprio lui inizio a imprecare anche ad alta voce. Per la frustrazione do un calcio a un lampione e immediatamente me ne pento. Saltello su una gamba con rabbia e dolorante. Mi volto di scatto quando il rumore di uno sparo si espande nell'aria. Aiden mi fissa dal balcone con in mano ancora la pistola che punta verso il cielo. Quel ragazzo è pazzo e ha intenzione di far impazzire anche me. Eris esce dalla porta e si affaccia a vedere ciò che sta accadendo. La sua espressione scocciata mi lascia sconvolta. «Se hai problemi di cuore, non sparare ai piccioni, sprechi solo colpi.» Lo sguardo che le rivolge la fa ammutolire. A quanto pare sono io l'unica a non essere per niente spaventata da lui...okey ho paura anche io, ma almeno cerco di non darlo a vedere tanto spudoratamente. «Dove credi di andare?» mi domanda con rabbia e di questo Eris sembra esserne sorpresa. «Lontano da te!» esclamo di rimando iniziando a camminare sul marciapiede. «Non sai nemmeno la strada per tornare a casa.» Mi guarda con sufficienza, ma il suo tentativo di deridermi fallisce miseramente quando si rende conto che quello che sto sollevando in aria non è altro che il suo mazzo di chiavi. Mi avvicino alla sua Mustang, parcheggiata proprio sul ciglio della strada. La faccia sconvolta di Aiden è la mia più grande vittoria. Eris ci guarda incuriosita mentre da non so dove ha tirato fuori un pacchetto di patatine. Saluto il ragazzo con la mano ed entro velocemente in macchina, prima che lui abbia la possibilità di raggiungermi. Metto in moto e sgommo via lasciando alle mie spalle un gran polverone. Con forza stringo il volante tenendo lo sguardo fisso sulla strada. Dovrebbe smettere di sottovalutarmi, è irritante. Guido con calma e prudenza fino alla caffetteria di questa mattina e la parcheggio lì vicino. Afferro il telefono e faccio una foto alla macchina in modo tale che si veda anche il posto.

A Aiden: "Se vuoi riprendertela, è qui. Per le chiavi chiedi al bancone. Baci baci."

Al messaggio allego la foto e successivamente, come quanto detto al suo interno, consegno le chiavi alla signora della caffetteria chiedendole di farmi questo piccolo favore.

Afferro il mio telefono e, dopo averlo messo in silenzioso, infilo le cuffiette facendo partire la musica incamminandomi verso casa. Se solo Sebastian venisse a sapere che sono riuscita a guidare anche senza di lui, proprio come mi aveva insegnato. Un sorriso malinconico dipinge il mio volto per tutto il ritorno a casa.

Aiden's P.O.V.

Sferro un pugno all'albero vicino a cui era parcheggiata prima la mia macchina. Eris con tranquillità mi raggiunge. Mi volto nella sua direzione furioso. «Mi spieghi perché non l'hai fermata?!» La ragazza rimane sorpresa nel vedermi tanto furioso ma non si scompone più di tanto. «Nessuno mi ha detto di farlo.» Nasconde con le parole la realtà dei fatti, ovvero che era solo curiosa di osservare meglio i comportamenti di Kalea. Mi passo una mano nei capelli finendo per scompigliarli ancora di più. Lo sguardo della bionda si focalizza da prima sulla mia guancia e poi sui miei occhi. «Se ti ha lasciato un segno del genere, vuol dire che ho fatto solo bene a lasciarla andare.» pronuncia incrociando le braccia al petto. Mi passo le mani sul viso con stizza. «Quella ragazza...» esclamo roteando gli occhi al cielo. «Ti piace?» domanda di punto in bianco, puntando i suoi occhi di ghiaccio nella mia direzione. «Neanche morto potrebbe piacermi una come lei.» Alla mia risposta mi osserva dalla testa ai piedi e mi sento leggermente infastidito dall'insistenza con cui lo fa. «Quindi, tu, vorresti dirmi che l'unica persona sulla faccia di questa terra che non ha paura di te, che ti tiene testa da far paura, che ti colpisce senza che cinque secondi dopo sia già morta, non ti incuriosisce nemmeno un po'?» Rimango con la mia maschera d'indifferenza stampata in volto mentre le faccio segno di no con la testa. La verità è che mi conosce così fottutamente bene che ha già capito tutto. La guardo con la coda dell'occhio mentre lei se ne va, lasciandomi intendere dal modo in cui sorride che ha già effettivamente capito come stanno le cose.

***

Bevo la terza birra di fila come se fosse acqua fresca. Voglio togliermi dalla testa il sorriso di quella vecchietta insopportabile che mi ha riconsegnato le chiavi. Mi chiedo perché Kalea abbia sentito proprio la necessità di darle a lei. Non ho risposto al suo messaggio e non ho intenzione di farlo. Prima o poi si renderà conto che tutto questo non è solo un gioco e che qui dentro non dipende solo la sua vita. Pensavo che con l'esperienza di Cage l'avesse capito, ma a quanto pare mi sbagliavo, anche se devo ammettere che si è davvero saputa destreggiare bene in tutta quella calca di uomini. Stringo il collo della bottiglia quando mi torna in mente il modo vittorioso con cui mi ha guardato in questa stanza. I suoi occhi sembravano voler dire solamente una parola: potere. Quasi sbotto quando avverto qualcuno sfilarmi la bottiglia dalle mani. Se è Eris, giuro che questa volta va a finire male. MI volto e quando di fronte a me ho la figura incappucciata di MC sbuffo contrariato. «Dovevi proprio?» domando indicando il modo brutale con cui ha cestinato la bottiglia ancora mezza piena. «Ho sentito che oggi c'è stato un po' di trambusto qui dentro.» Roteo gli occhi al cielo quando, come suo solito, ignora completamente la mia domanda. Sa sempre ogni cosa che succede qui, non c'è niente da fare. «Niente di che, solo una nuova arrivata.» Minimizzo il tutto con indifferenza e freddezza. Si siede sulla poltrona di fronte a me e io deduco che il suo discorso non avrà vita breve, anzi. «Gli Scorpions come hanno reagito?» Reclino il capo all'indietro sbuffando. «Erano molto entusiasti di averla qui, addirittura Eris era d'accordo.» A quest'ultima affermazione susseguono alcuni secondi di silenzio. «Forse non hai fatto una pessima scelta a lasciarla in vita.» La risposta che mi da mi lascia confuso. Io me ne sto già pentendo in realtà. «Ai più grandi piace per il suo bel faccino, hanno visto il potenziale che c'è in lei, ma la verità è che lei sembra sapere molto più di quello che da a vedere. Conosce addirittura Alejandro Diaz.» Sgancio la bomba senza nemmeno un briciolo di preavviso. Si alza di scatto dalla poltrona. «E vuoi sentire la novità delle novità?» Annuisce seguendo ogni mia mossa con lo sguardo, anche se coperto. «Lei stessa fa di cognome Diaz.» MC rimane in silenzio per un tempo a me indefinito. «Non devi lasciarti scappare quella ragazza!» Il tono con cui lo dice mi fa allarmare. «Perché?» domando studiando la figura incappucciata mentre gioco con uno dei tanti anelli che ho alle dita. Cos'hai in mente? «Potrebbe tornarci utile, anzi, utilissima.» Questa volto il tono freddo e calcolato mi lascia sorpreso. Inizio veramente a chiedermi cosa tu abbia in mente. Spero nulla che comprenda di farla morire, quella ragazza gli ride in faccia alla morte. 

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