31. Girl power (parte 1)

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Aiden's P.O.V.

Osservo la macchina di Kalea sparire dalla mia vista e sono completamente confuso. Perché ha reagito in questo modo? Le ho solo detto la verità. Mi passo le mani nei capelli cercando di metterli a posto. Scuoto il capo per cercare di riprendermi e mi dirigo alla mia moto; infilo il casco e parto in direzione del quartier generale. Penso sia meglio lasciarla sbollire un po', io le ragazze come lei non le capisco proprio. Guido con calma nel tentativo di calmare i nervi e svagare la mente da tutti i pensieri; ma più mi impongo di non pensare e più la mia mente mi riconduce al momento di prima. Le mie mani stringono con forza il manubrio e così finisco per accelerare mentre con il piede cambio la marcia. In men che non si dica mi ritrovo ai cento chilometri orari e il rumore di una volante giunge alle mie orecchie. Osservo attraverso lo specchietto e la macchina mi fa segno di costeggiare la strada. Con i nervi ancor più a fior di pelle di prima, lo faccio e mi fermo sul ciglio. Dalla volante di polizia scende una donna dall'aria latina, i capelli corti e neri, gli occhi color nocciola. Ha una faccia conosciuta. Rifletto studiando la sua divisa. L'espressione con cui mi guarda è seria e decisa. «Salve, mi dia la patente.» Allunga la mano nella mia direzione e io capisco che davvero lei non ha presente chi io sia. Roteo gli occhi al cielo e afferro il portafoglio della tasca estraendo la patente che poi le porgo. La osserva e poi me la porge nuovamente. «Dovrei farle una multa, Aiden Mcrory, ma siccome è amico di mia sorella, per questa volta chiuderò un occhio.» La guardo confuso e finalmente realizzo dove l'avevo già vista. Lei è la sorella di Kalea, ecco perché mi sembrava tanto familiare. La osservo dalla testa ai piedi mentre rimetto la patente nel portafoglio. Sinceramente parlando, la sorella minore è molto più formosa, non solo da un punto di vista di curve. Mi fa un cenno con il capo e io ricambio prima di ripartire per la mia strada.

Arrivo al quartier generale dopo qualche minuto e parcheggio la moto nel mio garage personale sotto la struttura. Spengo la moto, scendo e tolgo il casco. Entro in ascensore e mi dirigo al piano terra.

Il mio ingresso nel salone è tranquillo, l'unica persona presente è Eris, tra l'altro girata di spalle. Appoggio il casco sul tavolino di vetro e mi piego a raccogliere una bottiglia di birra dalla cassa lì vicino. Quando mi rialzo un coltello sfreccia accanto al mio viso conficcandosi nel muro alle mie spalle. Sollevo un sopracciglio e rivolgo il mio sguardo glaciale a Eris. La bionda si avvicina a me con sguardo infuriato. Ma oggi cosa prende a tutte le ragazze che incontro? Forse hanno il ciclo sincronizzato. Non capisco ciò che sta accadendo finché non mi arriva una ginocchiata nei gioielli di famiglia da parte sua. Mi piego su me stesso dolorante, portando una mano alla patta dei pantaloni. In preda al dolore rivolgo uno sguardo truce a Eris. «Mi dici che ti prende?!» La mia voce è spezzata e sono costretto a fare un respiro profondo mentre tento di finire la frase. I suoi occhi si spalancano di colpo, ancora più infuriati di prima. «Cosa mi prende?! Hai anche la faccia tosta di chiedermelo?» Mi limito ad annuire prima di sedermi sul divano. Continuo a massaggiare il punto leso nella speranza di alleviare il dolore che ancora persiste. Si avvicina a me e poggia il ginocchio sulle mie parti intime, ma senza premere. Ha intenzione di farmi diventare sterile per caso? «Non avrei dovuto darti semplicemente una ginocchiata nei coglioni, io dovrei letteralmente staccarteli con un coltellino svizzero, senza anestesia.» Le sue parole tanto crude su di me non scaturiscono nessun effetto. «Mi dici che cazzo ti prende?» La ragazza incrocia le braccia sotto il seno con disappunto. «Mi prende che non mi ascolti mai, Aiden! Ti avevo fottutamente detto di stare lontano da Kalea e tu che fai? Addirittura la baci! Diamine, Aiden! Sei forse impazzito?!» Le scoppio a ridere in faccia divertito. «Adesso voi due parlate anche tra di voi? Da quando lo scricciolo è indifeso e ha bisogno di una guardia del corpo? Eris, Kalea è abbastanza grande per fare le sue scelte, se ha assecondato il mio bacio vuol dire che in fondo lo voleva anche lei.» Spiego con ovvietà, ancora divertito dalla situazione. Eris parte ancora una volta alla carica, premendo con più forza con il ginocchio. «Magari lo voleva, ma di certo non voleva che tu fossi uno stronzo totale! Sei così insensibile per i sentimenti delle altre persone che certe volte io mi chiedo se tu abbia davvero un cuore che batte all'interno della cassa toracica!» Si passa le mani nei capelli con aria frustrata, spostando il suo corpo dal mio. Si siede sul divano, non molto distante da me. «Eris, lo sai che non me ne frega nulla delle ragazze, a me piace divertirmi e basta, nulla di più, pensavo che Kalea l'avesse capito. Credevo che sarebbe stato interessante provocarla, il suo continuo sfidarmi era quasi eccitante, pensavo che ci avrebbe messo di più a cedere, ma mi sbagliavo e in realtà si è rivelata noiosa come tutte le altre.» La risata ironica della bionda riempie la stanza. «Ora perché ridi?» Le domando non comprendendo il suo atteggiamento. Getta la testa indietro, iniziando a osservare il soffitto prima di rivolgermi un sorrisino carico di cattiveria. «Sei solo uno stronzo arrogante e questo, lo sai anche tu. Ti diverte spezzare il cuore delle ragazze a tuo piacimento; il tuo hobby preferito è manipolare tutti e nel tempo libero ami covare rancore per chiunque non la pensi come te. Sai che non me ne frega assolutamente nulla di distruggere il tuo ego smisurato con le mie parole, tanto sono certa che lo ricostruiresti nel giro di qualche secondo lodandoti da solo davanti allo specchio. Sei un bel ragazzo e questo gioca a tuo favore, ma questa è l'unica cosa bella che hai, tutto il resto fa schifo e non hai nulla di più da offrire oltre al tuo bel aspetto.» Come prima, le sue parole non mi sfiorano nemmeno un po'. «Non mi interessa offrire nulla di più infatti.» preciso mentre appoggio i piedi sul tavolino e mi porto una sigaretta alle labbra. L'accendo facendo subito qualche tiro. Il sollievo dato dalla nicotina è pressoché immediato, infatti sento subito i muscoli iniziare a distendersi. Si allunga nella mia direzione e ruba una sigaretta dal mio pacchetto. Roteo gli occhi al cielo senza però dirle nulla. «Aiden, seriamente, stai lontano da Kalea. Pensavo l'avessi capito, lei non è come le altre, non solo perché apparentemente non è attratta da te, ma perché lei non è del Bronx, non sa come si fanno le cose qui; nella nostra zona se usi una ragazza te la cavi con uno schiaffo, qualche pugno dall'amico o al massimo le ruote della macchina bucate.» Rido per le sue parole. «Tutti mi conoscono qui, nessuno si permetterebbe mai di fare neanche una di queste cose.» Eris mi guarda scocciata. «Appunto, quello che sto cercando di dirti, Kalea viene dalla Colombia, Sud America, vorrei ricordarti che lì le questioni non le risolvono come le risolviamo noi.» Aggrotto la fronte cercando di comprendere il punto del discorso. «Cosa stai cercando di dirmi?» Sospira sbattendosi una mano sulla fronte. «Pensare che sei tu che prepari le nostre missioni e ora non riesci nemmeno a comprendere quello che cerco di dirti.» «Se solo tu la smettessi di girarci attorno.» Roteo gli occhi al cielo buttando fuori una nuvola di fumo. «Sto cercando di dirti che devi aspettarti una vendetta da parte sua e, non una vendetta come le altre; d'altronde le hai rubato un bacio di fronte a mezza scuola solo perché non sapevi come vincere una discussione con lei! Un comportamento da perfetto stronzo.» A questo punto le sue parole riescono a stupirmi. Se avessi realmente sottovalutato Kalea da questo punto di vista?

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