4. Forse non avrei dovuto

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A passo spedito mi dirigo verso Zack che, dopo un cenno del capo dell'altro ragazzo, si volta nella mia direzione. Il suo viso sbianca quando mi vede dirigermi proprio verso di lui. «Non credere che un misero "non sono cose che ti riguardano" possa bastare per mettere a tacere la mia curiosità.» Mi fermo davanti a lui incrociando le braccia al petto, segno evidente del mio disappunto. «Beh, dovrai fartelo bastare, non ho intenzione di dirti nulla.» Cerca di fare il duro a parole, ma il suo sguardo tentenna. Addolcisco l'espressione del mio viso e gli rivolgo un piccolo sorriso, lasciando ricadere ai lati del mio corpo le braccia. «Guarda che se hai bisogno di parlare con qualcuno io ci sono.» Batto leggermente le ciglia in modo dolce. Zack fa per aprire bocca e iniziare a parlare, ma il ragazzo che era alle sue spalle, ora di fronte a me, lo interrompe facendolo sbiancare nuovamente. «Lui non deve dirti niente.» La voce è seria e il tono roco gli da l'aria di essere una persona che fuma da molto. «Tu non devi metterti in mezzo.» rispondo prontamente alzando le sopracciglia in un gesto di stizza, mentre sul mio volto si dipinge un sorriso piuttosto irritante. Il mio compagno di banco spalanca gli occhi, quasi come se stesse per iniziare a sudare freddo. «Hai le palle ragazzina.» pronuncia il ragazzo il cui nome mi è ancora sconosciuto. «Ho solo detto una cosa piuttosto ovvia, non si tratta di avere le palle. Tu sei stato maleducato, e io te l'ho fatto notare.» Sollevo le spalle con indifferenza. Per tutto questo tempo non ho mai staccato i miei occhi dai suoi, come se in qualche modo ci stessimo sfidando silenziosamente. Un sorrisino malizioso compare sul suo viso, gesto che mi fa irritare, ma non lo do a vedere. «Kalea, giusto? Dimmi un po', sai con chi stai parlando?» mi domanda intensificando lo sguardo; il suo corpo pare letteralmente sprizzare da ogni singolo poro la parola "pericolo". «Non conosco nemmeno il tuo nome, non montarti la testa, ragazzino.» gli rispondo pronunciando in modo arrogante il soprannome che gli ho dato. La mascella si tende, gesto che mi lascia intuire che ha serrato i denti, cosa che nel linguaggio del corpo può solo voler dire che la mia risposta non gli ha fatto piacere. Si avvicina pericolosamente al mio viso e, inaspettatamente, con una delicatezza disarmante, afferra un mio riccio e inizia ad attorcigliarselo attorno al dito. «Mi chiamo Aiden.» pronuncia tali parole con un tono che sarebbe stato capace di far tremare le gambe alla me dodicenne. «Non piacere di fare la tua conoscenza.» mi assicuro di marcare correttamente il "non" ad inizio frase, con in volto uno dei miei migliori sorrisi falsi. Se non leva le mani dai miei capelli entro cinque secondi, gli stacco le dita a morsi. Scoppia a ridere e si allontana da me. «Simpatica la tua amica.» commenta con Zack prima di voltarsi nuovamente verso di me. «A mai più?» domanda con ironia, con il chiaro intento di prendermi in giro. «Puoi giurarci.» Gli sorrido falsamente per poi roteare gli occhi al cielo una volta che, giratosi di spalle, si incammina verso una macchina sul lato opposto della strada. Una Ford Mustang del sessantanove, ha gusto il ragazzo. Rifletto osservando la vettura completamente nera che arriva in fondo alla via, per poi girare a destra e scomparire dalla mia visuale.

«Tu sei completamente pazza!» esclama Zack per la centesima volta , prendendo tra le mani i libri per l'ora dopo. Roteo gli occhi al cielo. «Zack sarò sincera con te, non mi interessa sembrare educata ad una persona maleducata. Non mostro di certo il mio lato migliore al primo che passa.» Rido scuotendo il capo. «Tu non sai chi è!» Il ragazzo quasi trema a pronunciare tali parole. Mi blocco nel bel mezzo del corridoio, esattamente di fronte a lui. «Allora dimmelo tu, visto che io non lo so.» Incrocio le braccia al petto e inclino la testa in segno di disappunto. «Uno da cui stare alla larga, sempre.» esordisce energicamente, riprendendo a camminare a passo spedito. Analizzo il suo comportamento, seguendolo a lezione con passo moderato. Zack vorrebbe parlare, raccontarmi che succede, dirmi chi è quel ragazzo. Se fosse per lui già mi avrebbe detto tutto, ma c'è qualcosa, o qualcuno, che lo frena. Per non parlare della sua paura nei confronti di Aiden; e se fosse proprio lui a minacciare Zack? Osservo il ragazzo biondo sedersi distante da me, non al suo solito posto al mio fianco. Forse è un bene che questa volta abbia deciso di non sedersi accanto a me, ho bisogno di riflettere e di prepararmi mentalmente al discorso che dovrò fargli.

L'ora passa in fretta, e non appena la campanella suona, Zack corre fuori come un razzo. Non ha ancora capito che è inutile scappare da me? Io lo troverò sempre e ora, penso anche di aver trovato il modo di farlo parlare. Afferrando di fretta le mie cose, lo seguo fuori. In breve tempo lo trovo tra la folla e lo raggiungo. «Pensavi di avermi seminata?» Il ragazzo salta sul posto, non avendomi sentita arrivare alle sue spalle. «I-io, Kalea, posso spiegarti.» balbetta leggermente la prima parola, forse per via dell'intensità del mio sguardo. «No, non ho bisogno di spiegazioni, Zack. Ho cercato di parlare con te, di farti sfogare con me, ma nulla. Non mi piacciono queste cose, ma dato che tu non sembri intenzionato a darmi le risposte che voglio, mi vedo costretta a fare domande a mia sorella.» Lo guardo negli occhi con impassibilità, ma dentro di me, mi sento tremendamente in colpa per avergli mentito. Il ragazzo sospira, consapevole di non avere altra scelta. «Sta sera fatti trovare sotto casa tua, ti passo a prendere. Ho delle condizioni però: uno niente più domande, due ciò che vedrai lo porterai con te fino alla tomba, tre e mi raccomando, presta bene attenzione al punto tre, non fare di testa tua. » Il ragazzo mi guarda attentamente e io, mi limito ad annuire per fargli intendere che ho compreso tutte le sue parole. Devo escogitare un piano per uscire di casa, senza che Sophia mi senta. 

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