47. Emozioni (parte 1)

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Il tempo rallenta. Ho come l'impressione che ogni singola persona si muova a rallentatore. Le mani mi tremano. La vista si offusca e un lieve pizzicore inizia a risalire lungo il setto nasale. Non piangerò. Non per lui. Mi sforzo di ricacciare indietro le lacrime, non permettendo a nessuna di loro di scorrere lungo le mie guance. Sento come se ci fosse qualcuno con un coltello nel mio petto che, secondo dopo secondo, si preoccupa di trafiggere ogni singolo millimetro di cuore, senza tralasciare nemmeno un pezzo. Lui mi ha sempre fatta sentire viva, ma in questo momento preferirei non esserlo. Mi sforzo di tenere gli occhi aperti, nonostante la voglia di chiuderli e non vedere più nulla sia molta. In questo momento vorrei essere da tutt'altra parte. Abbasso lo sguardo sulla punta delle scarpe e cerco di non pensare al groppo che mi si è formato in gola, fin troppo duro da mandare giù in tutta questa situazione.

Un'improvvisa sensazione di vuoto si crea nel mio stomaco quando Aiden poggia una mano sul volto della ragazza e inizia a baciarla con più trasporto. Vorrei poter urlare, piangere e sfogarmi come se non ci fosse nessuno, ma purtroppo non è così; le persone ci sono e mi stanno anche fissando sbalordite per la mia performance durante la gara. Fortunatamente, nonostante gli innumerevoli sguardi, trovo il modo d'isolarmi nei miei pensieri. Non l'avessi mai fatto. Tutti i ricordi che comprendono Aiden iniziano a vorticare nella mia testa; si fermano solo quando attraverso le palpebre chiuse rivivo la scena del nostro primo, e unico bacio. Riapro di scatto gli occhi e inizio a pentirmi anche di questa scelta, non sapendo se sia peggio rivivere quello che c'è stato fra di noi, o metterlo a paragone con quello che sto vedendo adesso. La seconda opzione prevale. La mano che una volta era sulla mia guancia, ora è sulla sua; il ritmo del bacio è lo stesso di quando baciò anche me; il modo delicato in cui le accarezza i capelli, mi ricorda di tutte le volte in cui lui si è messo a giocare con i miei ricci. Ogni minimo dettaglio che i miei occhi notano, è un respiro in più che viene a mancare nel mio petto. Lo sapevo. L'ho sempre saputo. Mi chiedo perché io abbia dato a me stessa il permesso d'illudermi fino a questo punto.

Devo fare appello a tutta la mia forza di volontà, le lacrime rischiano d'uscire, ma i miei occhi rimangono fissi in quelli di Aiden. Mi guarda e nel mentre continua a baciarla. Ogni battito di ciglia è una sofferenza in più. Ha proprio una bella faccia tosta a guardarmi dritto negli occhi mentre sta baciando un'altra. Vuole farmi soffrire; è il suo modo di farmela pagare per l'auto, non gli importa che io abbia vinto, ho toccato qualcosa di suo, e questo a lui non è andato bene.

Lo sguardo di Aiden si riporta sulla bionda solo quando quest'ultima prende finalmente le distanze da lui.

Eris mi rivolge uno sguardo fugace e io le sorrido con naturalezza per farle capire che sto bene. Se sapesse tutto quello che sto provando in questo momento, mi rifilerebbe sicuramente un "te l'avevo detto"; lei mi aveva anche avvertita, ma io non le ho dato ascolto, ho preferito fare di testa mia e queste, sono le conseguenze delle mie azioni.

La ragazza si passa una mano nei lunghi capelli biondi prima di voltarsi verso Eris e me. «Che piacere rivederti!» esclama con entusiasmo andando incontro alla ragazza dai capelli corti; apre le braccia per abbracciala ma Eris si sposta di lato non permettendoglielo. «Non posso dire lo stesso.» Il suo tono estremamente tagliente mi ricorda le prime volte in cui abbiamo parlato e lei ancora non mi conosceva. «Non dirmi che ce l'hai ancora con me per via di quella volta.» Le fa gli occhioni dolci nella speranza di farle cambiare espressione; se possibile Eris la guarda ancor peggio di prima. «Mi hai rinchiuso in uno stanzino, insieme a due arnie di api, sapendo che sono allergica alle loro punture, Amelie.» La ragazza dai capelli più corti incrocia le braccia al petto con espressione dura. La bionda si appoggia ad Aiden mentre inizia a ridere sguaiatamente; in modo molto "casuale" la sua mano inizia a scivolare giù per gli addominali del moro. Mi mordo l'interno guancia per sforzarmi di stare zitta e ferma. «Sei sempre stata così simpatica.» Eris rotea gli occhi al cielo e non le risponde più.

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