48. Emozioni (parte 2)

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Aiden's P.O.V.

Rimango immobile e spiazzato mentre la guardo correre via da me. Il mio cervello inizia a pensare a tantissime cose diverse, principalmente al significato delle sue parole. Non l'avevo mai vista piangere eppure, nonostante le lacrime, i suoi occhi emanavano forza. Non avevo mai conosciuto una ragazza come lei, ma devo ammettere che ha qualcosa di veramente speciale; sarà forse il cognome Diaz a renderla tanto unica?

A passo lento torno dalla macchina e immediatamente lo sguardo furioso di Amelie si posa su di me. «Sei uno stronzo!» Mi punta un dito contro, le sue narici si allargano notevolmente a causa della rabbia. Inarco un sopracciglio guardandola con sufficienza. «Cosa avrei fatto per meritarmi un insulto gratuito?» Le domando con tono freddo e impassibile. Eris ci osserva con gli occhi socchiusi, sono certo che abbia qualcosa da dirmi, ogni volta assume quell'espressione, ma la conosco abbastanza da sapere che aspetterà fino a che non saremo da soli. «Non hai evitato che quella pazza mulatta mi picchiasse!» Raggela sul posto quando il mio sguardo gelido la trafigge. «Forse avrei dovuto lasciare che continuasse a picchiarti, magari fino a farti finire in una pozza di sangue.» Amelie boccheggia più volte dopo le mie parole prima di rispondermi. «Come puoi dire una cosa del genere?» domanda con tono sprezzante nei miei confronti. «Hai iniziato tu a provocarla, assumiti le tue responsabilità, Amelie.» La guardo dritto negli occhi, certo d'incuterle timore. «Avresti dovuto difendermi!» Mi urla contro facendo alcuni passi nella mia direzione. «L'ho fatto.» Non l'ho di certo fatto per lei, ma se la cosa servirà a calmarla, perché non sfruttarla a mio favore. «Tu l'hai solo staccata da me! Lei mi ha fatto male!» Continua a urlarmi in faccia e la sua prepotenza inizia a darmi sui nervi. Mi avvicino a lei con sole due falcate e punto il mio sguardo serio nel suo. «Tua sorella è stata fatta a pezzi e frullata, senza che avesse fatto nulla, solo per volere di un Diaz; tu ne hai addirittura provocato una, credevi davvero che ne saresti uscita illesa se io non l'avessi fermata?» Il suo volto perde colorito e, il sorriso da stronzo che mi dipinge il volto, le fa capire che ho centrato esattamente il punto debole a cui stavo mirando. «Quella ricciolina mulatta è una Diaz?» La voce le trema dalla paura, ma non per questo la sua lingua da vipera smette di offenderla. «Sì, e ora smettila di definirla così.» Fa per proferire parola, ma la guardo talmente male che ammutolisce senza pronunciare più una singola vocale.

La lascio lì da sola e mi avvicino a Eris. La ragazza trattiene a stento una smorfia quando stacca il nastro adesivo dalla gamba per cambiarsi quella che sembra essere una fasciatura. «Lascia fare a me.» Le dico afferrando un fazzoletto dalla tasca e iniziando a tamponarle la ferita. Eris tenta di tirarsi indietro ma con la mano libera le premo sull'altra gamba, impedendole così di muoversi. «Non è necessario.» brontola, contraria al mio gesto. «Per una volta lasciati aiutare.» Insisto prima d'iniziare ad analizzare la ferita con delicatezza. Sbuffa e si posiziona meglio sulla sedia. Rotea gli occhi al cielo quando io faccio scontrare le mie iridi nelle sue. «Come te la sei fatta?» domando con freddezza. «Risparmiati le stronzate da ragazzo cattivo ma premuroso, con me non attaccano.» Sospiro e la guardo con più insistenza. «Eris, questa è una ferita inferta da un coltello e, date le dimensioni ridotte, presumo anche che sia opera di un coltellino svizzero. Chi ti ha piantato una lama nella gamba?» Notando la mia insistenza sbuffa. «Nathan.» A sentir pronunciare tale nome sento le labbra serrarsi in una linea dura e sottile. «Quel Nathan?» Annuisce in risposta.

Mi sollevo di scatto e lei tenta di fare lo stesso ma il sangue prende a correrle lungo tutta la gamba, costringendola a rimanere seduta per non peggiorare la situazione. Mi passo una mano nel ciuffo, alternando lo sguardo fra la sua gamba e la folla. «Scommetto che non ti sei nemmeno difesa.» I suoi occhi celesti mi fissano con aria infastidita. «Se te lo dico è perché ti conosco Eris, so bene i tuoi punti deboli, e Nathan è uno di quelli.» Volge lo sguardo dall'altra parte per non dover sostenere il mio sguardo. «Mi ha difesa Kalea.» Alla sua esclamazione mi sorprendo. «Cosa vuol dire che ti ha difesa Kalea?» Le domando nella speranza di mettere meglio a fuoco la ragazza riccioluta. L'ho sempre vista rispondermi a tono, urlarmi contro o essere completamente impassibile. Ora che ci penso, conosco veramente poco su di lei.

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