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Quello che successe dopo penso che sia ovvio: le nostre litigate finivano sempre così.
-Ti stanno chiamando- lo avvisai prendendogli il telefono, -devo uscire- parlò sapendo probabilmente che cosa gli avrebbero detto, -ridotto così no- lo tirai indicandogli la ferita, -vuoi venire?- chiese risdraiandosi di fianco a me, -ora mi chiedi di venire- gli rinfacciai appoggiando la testa sulla sua spalla, -non è pericoloso- mi avvisò mentre mi sedevo a cavalcioni su di lui, -ti sembra saggio?- scherzò, visto che eravamo ancora nudi, -dipende da te, se è così necessario uscire vai, se non ti interessa rimani-  sussurrai allacciando le braccia al suo collo, -e tu vorresti andare in Croazia- rispose con lo stesso tono alzandosi con me in braccio per poi farmi sdraiare sul letto, rimanendo sopra di me, -certo che si, voglio che capisci, e dimostrandotelo lo capirai- dissi prima di baciarlo, un bacio dolce.
Ci staccamo e quando riaprì gli occhi, mi guardò sorridente, -dividiamo l'organizzazione, una parte io e l'altra tu- spiegò lasciandomi a bocca aperta, -scherzi vero?- domandai più stupita di prima appena lui annuì, -non sto scherzando, sarai sempre sotto la mia protezione, quante guardie lo decido io, chi ti starà di fianco lo decido io e riguardo a questo non puoi dire niente- spiegò, -mi fido di te e si, tu sei bravissima, ho solo avuto paura che dandoti troppo potere saresti morta- rispose alla mia domanda prima che gliel'avessi fatta, -ed ora cos'è cambiato?- domandai accarezzandogli una guancia, -che, se tu sei d'accordo, ci trasferiamo e andiamo a vivere negli stati uniti- sbottò lasciandomi sempre più a bocca aperta, -i bambini conoscono la lingua, tu lavorerai lì ed io anche, abitiamo qui da tanto ed è il momento di cambiare- spiegò, -vuoi anche il Canada giusto?- domandai conoscendolo troppo bene, -si, ci sto pensando da un pó di tempo- ammise facendomi sorridere, -adesso possiamo andare?- continuò, così gli lasciai un bacio e mi alzai.
Dopo la doccia ritornai in camera, trovandolo a pulirsi la ferita, -esce tanto sangue?- chiesi avvicinandomi per controllare, -no, tranquilla, mi faccio la doccia e poi usciamo- rispose prima di entrare in bagno.
Pensai a come vestirmi e optai per un vestito a fiori, con delle dr martens nere e una tracolla dello stesso colore.

-Dici che avrò freddo dopo?- domandai appena uscita dal bagno, -metti la giacca di jeans- rispose dopo avermi guardato, -ok va bene, è l'una, dimmi se usciamo con due macchine che se hai da fare ancora dopo vado a prenderli io i bambini- dissi and...

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-Dici che avrò freddo dopo?- domandai appena uscita dal bagno, -metti la giacca di jeans- rispose dopo avermi guardato, -ok va bene, è l'una, dimmi se usciamo con due macchine che se hai da fare ancora dopo vado a prenderli io i bambini- dissi andando verso di lui che si stava vestendo, -no andiamo a prenderli insieme, sta sera mangiamo fuori- spiegò facendomi annuire, -ti porto le medicine per la ferita?- gli chiesi ma rispose di no: senza dargli retta le portai comunque.

Appena uscì dal bagno me lo ritrovai davanti, -che succede?- domandai guardandolo sorridente, prima di baciarlo, -ho un regalo per te- sussurrò facendomi chiudere gli occhi, -i tuoi regali mi fanno sempre piangere- sussurrai provocandogli una risata; aspettai qualche secondo sentendo poi lui abbracciarmi, -apri- ordinò e, quando lo feci, lo guardai negli occhi prima di riportare lo sguardo verso lo specchio, -grazie amore ma il mio mondo sei te, non mi serve nulla- dissi baciandolo subito, prima di sorridere a quella meravigliosa catenina con su scritti i nomi dei miei figli.

Subito dopo scesi in cucina a preparare la merenda ai bambini: per Karine portai un latte al cioccolato e la torta di mele, invece per Diego un succo di frutta all'arancia e la torta della nonna.
Raggiunsi Stephen nell'atrio, che era appena uscito dal suo ufficio, e poi scendemmo giù nel box, -mercedes GLE coupé- scelsi appena si girò a guardarmi: appoggiai le borse nei sedili posteriori e poi salii.

-Dove dobbiamo andare?- chiesi dopo aver inviato un messaggio a Sophie, -tra poco siamo arrivati- rispose continuando a guidare, -che cos'è successo?- domandai notando un pó di persone radunate lì dove avevamo appena parcheggiato, -dobbiamo recuperare delle armi- spiegò facendomi annuire.
Scesi dall'auto e poi lo seguii guardandomi intorno: -non è saggio nascondere qui qualcosa di illegale- commentai, facendolo ridere, -questo edificio ce l'ha scritto in faccia- continuai cambiando espressione appena vidi David. Lo guardai sorridente prima di abbracciarlo, -come va la vita?- gli domandai appoggiandomi anche io alla sua auto, -tutto bene, Stephen come sta?- chiese probabilmente riferendosi alla ferita che si era fatto, -abbastanza bene- risposi sorridente mentre lo guardavo che lavorava.
Questo posto mi metteva a disagio: è come se mi stesse dicendo di andarcene via.
Mi avvicinai a Stephen e gli strinsi la mano, -ti ricordi le mie strane sensazioni?- domandai sentendolo spostare la mano sul mio fianco, annuì, -ecco, sbrigatevi a fare quello che dovete fare, perché secondo me qualcosa non va- gli spiegai, -cos'è che ti preoccupa?- chiese dando le spalle a tutti i suoi uomini, -quello è un bambino- sussurrai appena lo vidi scappare dal bosco, che era accanto a noi, -non è Diego- continuai calmandomi presa da un momento di panico ma, appena si girò a guardarci, vidi la sua faccina terrorizzata, -ei aspetta- lo richiami correndo verso di lui sentendo Stephen urlare il mio nome.
Il bambino correva piano e dopo un pó di metri riuscii a prenderlo. -Ei tranquillo non ti faccio nulla ok?- parlai stringendolo a me, sentendo che stava tremando dalla paura, -nessuno ti farà più male ok?- continuai notando che si era preoccupato appena aveva visto Stephen arrivare, -non farlo mai più- parlò con me, prima di avvicinarsi ad osservare la personcina che avevo in braccio.
-Hai fame?- domandai porgendogli la merenda che avevo preparato per i miei figli; mi venne quasi da piangere quando finì entrambe le torte e le bevande in pochissimi minuti.
Stephen continuava a parlare con gli altri per poter capire cosa fosse successo al bambino, io invece continuavo ad osservarlo, volendo vedere un sorriso sul suo viso. -Ti va se ti porto a casa a fare un bel bagnetto?- gli chiesi accarezzandogli una guancia, -mi troveranno- rispose impaurito buttandosi tra le mi braccia: lo strinsi a me, prima di alzarmi e di dirigermi verso mio marito, -lo porto a casa a fargli un bagno- lo avvisai, -vengo anche io aspetta solo cinque minuti- rispose ritornando a parlare con David, -è terrorizzato, è convinto che qualcuno lo stia seguendo e che voglia quasi ucciderlo, è un bambino di quattro anni come si può fargli una cosa del genere- urlai riportando l'attenzione tutta su di me, -io adesso lo porto a casa, non aspetto nessuno- finii respirando profondamente prima di entrare in macchina, vedendo Stephen seguirmi.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora