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La mattina dopo, quando mi svegliai, fu a causa della nausea.

Dopo aver vomitato mi lavai i denti e la faccia, per poi vestirmi indossando una canotta di seta e dei jeans, -ti preparo la colazione?- domandai a Stephen, che si era appena alzato, -no tranquilla- rispose sedendosi sul letto, -che ora sono?- chiese poi, -le nove emmezza-, -mh, io dormo ancora- mi avvertì risdraiandosi.

-Come mai già svegli?- domandai trovando i miei figli già in cucina, -mi vedo con le mie amiche, torno a casa per le sei, poi andiamo alla festa- spiegò Karine bevendo il suo solito caffè, -mh, perché sei qui?- chiesi stranita appena vidi Stephen sedersi sullo sgabello, -perché ho caldo- rispose mezzo addormentato facendomi ridere; gli toccai la fronte per essere sicura che avesse la febbre, e infatti fu così. -Tieni e vai dormire così ti passa subiti- parlai conseganndogli una pillola, che prese subito prima di ritornare su. -Vabbe io vado- annunciò mia figlia facendomi annuire, -ti accopagno?- domandò Diego facendole scuotere la testa, -tu che hai da fare?- dissi rivolgendomi a quest'ultimo, -se papà non si sveglia per l'una vado da solo, ci dovevamo vedere con David- spiegò facendomi annuire, -si sveglia- ammisi sicura mentre mi preparavo una tazza di latte, -posso un abbraccio?- chiesi dopo facendolo annuire divertito; mi accoccolai al suo petto sentendo il suo cuore battere, -da bambino dicevi sempre che lavarsi era inutile, tanto si suda ugualmente- ricordai lasciandogli un bacio sul collo, -ero scemo- rispose, -non è vero, eri bellissimo, casinista, però mi manchi con quei piedini piccoli- spiegai facendolo sorridere, -Karine lhai avuta a quanti anni?- domandò appoggiando la testa sopra la mia, -21, è arrivata presto, stavo con tuo padre da quattro mesi più o meno- spiegai alzando la testa e guardandolo, -tu sei arrivato quattro mesi dopo il parto e dopo nove sei nato- aggiunsi accarezzandogli una guancia, -menonale che assomigli a me- continuai, -perché se assomigliava a me era brutto?- si intromise Stephen, -si guardalo, è la mia copia con i tuoi occhi- risposi facendolo sorridere, -senza i miei occhi?- chiese fumandosi una sigaretta, -era bello come me- finii facendogli scuotere la testa. Parlammo un altro pò finché non iniziarono a parlare in russo tra di loro, -io non capisco- avvertii guardandoli, -non devi capire, sono cose di lavoro- mi avvertii mio marito facendomi alzare un sopracciglio, -vabbe, io esco- lì avvisai, -e dove?- domandò sempre lui, -ho delle amiche, con cui esco, mi faccio i giri- spiegai superficialmente, -hai i soldi?- continuò, -dovrei, in teoria, ah vedi stavo lasciando il telefono- parlai velocemente, -si ho tutto, ciao- salutai uscendo.

Salita in macchina, neanche il tempo di guidare due minuti, che mi chiamò subito, -dai scherzi?- risposi divertita, -non mi hai detto cosa fate- disse facendomi ridere, -un giro, non sappiamo ancora- spiegai, -mi raccomando- finii chiudendo poi la chiamata.

Ero a pranzo con Sophie e Sveva.
La mattina avevamo fatto un giro al centro commerciale, dove avevo comprato alcuni vestiti per la gravidanza molto carini, in raso con le spalline e in cotone, alcuni pantaloncini di jeans e molte canotte perfette per quando arriverà l'estate.
Nel pomeriggio non sapevamo ancora cosa fare, anche se Sveva voleva assolutamente un massaggio, così "accontentandola", andammo alla spa.

Immerse nell'acqua calda inziammo a parlare: -hai scoperto di quanti mesi sei?- chiese Sophie, -due mesi- risposi, e la loro reazione fu uguale alla mia, -se quelli sono due mesi, complimenti, almeno ti sei salvata per i gemelli- ci scherzò su Sveva, -vabbe non mi dispiacerebbero due gemelli- pensai facendola scoppiare a ridere, -si certo, io già con uno ho bisogno di sedute psichiatriche- ribatté facendomi ridere, -tutti hanno bisogno di sfogo, prova a fumarti una canna quando dorme e vedi poi come te la godi- le consigliai facendole scuotere la testa, -non penso che Yuri me lo farebbe fare- ammise, -anche Stephen diceva così- la interruppi subito, -insisti, poi vi divertirete, tutti e due- continuai guardandola con una faccia ovvia, -Karine sta pensando se fare l'università?- domandò dopo facendomi annuire, -è fissata con psicologia- ammisi, -non parla d'altro, si è già immaginata il suo studio, e vuole anche lavorare perché le da fastidio che paghi sempre il padre- continuai ridendo, -assomiglia molto a te- mi fece notare Sophie, -Stephen che ha detto?- continuò curiosa, -mi ha guardato con una faccia e poi le ha detto di no- raccontai divertita, -poi hanno litigato- conclusi ovvia facendole ridacchiare, -la tua meravigliosa bambina che prima o poi ti rubo?- continuai parlando con Sophie, -non la smette di parlare, è bello, è curiosa e fa tante domande, ma si mette a parlare anche la sera quando sto dormendo in piedi e si arrabbia se non le rispondo- ammise disperata, -falle vedere qualche documentario- le consigliò Sveva, -vuole vedere quelli sulle guerre, come faccio a farglieli vedere? Ha dieci anni- spiegò facendomi ridere, -può essere che le interessino ste cose portala magari al museo, e se continua a parlarti di guerre, fagli vedere sti documentari, che poi, ha mai visto le armi del padre?- domandai facendola annuire, -quante volte, ogni volta che entra vuole sempre rubargli la pistola, infatti da quando ci è riuscita prima di entrare mette la sicura- spiegò facendomi spalancare la bocca, -sarà una pazza scatenata- disse sicura la madre facendomi annuire, -io dico di fare il massaggio- proposi uscendo dall'acqua seguita da entrambe.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora