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Pov's Karine
Appena mio padre andò via andai subito in bagno e mi lavai.
Indossai una maglietta lunga semplice prima di uscire dalla stanza. Volevo mangiare, e se avessi incontrato Igor meglio ancora. -Ti serve qualcosa?- domandò mio papà uscendo dalla cucina, -non ho mangiato nulla sta sera- spiegai facendolo annuire, -è lì- mi avvertì ma, stupita dal suo comportamento, rimasi lì ad osservarlo mentre andava via.
Respirai agitata prima di entrare in cucina; lo trovai seduto al tavolo mentre rollava. -Fumi sempre- parlai e quando si girò mi guardò divertito, -stavo per raggiungerti- mi avvertì alzandosi e sedendosi sullo sgabello davanti al bancone dove stavo iniziando a preparare un piatto di pasta, -vuoi mangiare?- gli chiesi e annuì, -allergico a qualcosa?- continuai ma scosse la testa. -Dove vuoi andare?- chiese fumando, -per forza in Europa quindi o in Norvegia- iniziai indecisa, -Finlandia o se no, proprio proprio- parlai gasata facendolo sorridere, -Polonia- conclusi; accettò continuando a fumare.
-Possiamo anche spostarci- mi informò, -nel senso di andare in più paesi?- domandai sedendomi accanto a lui, -andiamo anche in sudamerica- propose facendomi annuire. -Tieni- disse passandomi la canna, -prima a me- ci interruppe David rubandomela dalle mani, -dobbiamo fare una piccola riunione- continuò toccando la spalla del ragazzo, -ne fate parecchie- commentò, -dovrai difenderla- lo rimproverò, -penso di essere l'unico che possa farlo- ribatté, facendo ridere mio zio, -perché?- domandò sedendosi vicino a lui, -perché lo sono, e lo sapete pure voi- rispose semplicemente Igor mentre guardava chi gli era a fianco, -tuo padre era più gentile, ma lui è pazzo- concluse David alzandosi mentre mi guardava divertito. Entrò Stephen che controllò cosa stavo preparando, -fai anche per me- mi avvertì facendomi annuire, -hai un jet?- chiese poi ad Igor, -si- rispose passandomi da fumare, -i soldi te li do io- continuò rivolgendosi a me, -non ce n'è bisogno- lo contraddì il ragazzo, -si invece- ribatté, -fidati- insistette poi, e dopo vari secondi di sguardi intensi mio papà annuì.

Salii a chiamare mia madre che nel momento stesso uscii dalla sua stanza. -Sto facendo la pasta, la vuoi anche tu?- le chiesi facendola annuire, -lo dico anche a Diego e Tiana- la avvisai ma mi fermò, tirandomi dal braccio, -non credo siano raggiungili- mi avvertì e, dopo averci pensato un pó, mi schifai dell'immagine che mi era venuta in mente.
Appena ritornammo in cucina stavano parlando, ma poi conclusero il loro discorso: mangiammo insieme poi i miei andarono a dormire, e David ritornò a casa, dalla sua ragazza.

-Vieni?- domandai tremando per l'improvviso brivido, -credevo dovessimo fare tutto di nascosto- sussurrò prendendomi per la vita e avvicinandomi a lui. Indossava una camicia nera, che non mostrava molto del suo corpo però, appena lo toccai, sentii i suoi muscoli; se dovessi comprarli a qualcosa lo avrei fatto con quelli di mio padre, a mio parere troppo esagerati. Lui li aveva ma un pó meno calcati. -Piaci più tu a lui rispetto a me- lo informai appoggiandomi al suo petto, -ho sonno- sussurrai, -andiamo allora-.
Arrivati nella mia stanza mi sdraiai subito nel letto; quando lo sentii farlo, mi avvicinai e, toccando la pelle della sua pancia capii che era rimasto in boxer: con un vestito elegante non poteva mica dormire. Ovviamente.

Mi addormentai in pochi minuti ma, nel mentre, lo sentii accarezzarmi la parte alta della schiena.
Il mattino dopo, mi svegliai per colpa di un rumore; -dormi- mi ordinò appena lo vidi già vestito e lavato, -sistemo delle cose con tuo padre e il mio poi ti sveglio e andiamo- mi spiegò facendomi annuire. Appena uscì dalla stanza non riuscii più a chiudere gli occhi, così, iniziai a prepararmi. Prima una doccia poi indossai dei jeans, un maglione sotto e poi un giubbotto teddy marroncino, non lungo.
Presi un borsone grande dove infilai il cambio per tre giorni, mutande, calze, reggiseni e la crema per il viso, con spazzolino e spazzola.
Prima che uscissi dalla stanza mi precedette lui che mi guardò divertito prima di farmi spazio. Scesi le scale, salutai la mia famiglia, lasciando un bacio a tutti, prima di andare a scegliere la macchina più adatta per un lungo viaggio: Mercedes AMG G.

La portai fuori dove vidi mio padre, Igor e, credo, il padre di quest'ultimo. Due minuti e poi salutai l'uomo a cui assomigliavo prima di mettermi sul posto del passeggero.
-Se hai fame ti ho preso una brioche e il succo- mi avvertì facendomi sorridere, -non possiamo andare al bar?- chiesi ma scosse la testa, -entro mezzogiorno mi hanno ordinato di essere in Finlandia- spiegò divertito tirando fuori dalla tasca una mazzetta di soldi, mettendola poi nella mia borsa. -Perché ?- chiesi curiosa togliendomi le scarpe e accendendo il climatizzatore, -la rolli?- mi domandò passandomi una panetta in mano, -ci fanno passare alla dogana?- domandai leggermente preoccupata, -si tranquilla- rispose e, dopo pochi minuti accesi la canna.
Stavamo chiacchierando da un pó di tempo, proprio di qualsiasi cosa, finché, non iniziammo a parlare di mafia. -Sei fiero di essere mafioso?- domandai guardandolo, -sinceramente no, infatti punto ad altro, ma vedere mio padre lavorare mi ha fatto capire come trattare la gente, mi ha insegnato ad essere il capo, a non farmi sottomettere dal governo- spiegò serio, -parlano tanto della mafia, e poi difendono chi li deruba- aggiunse, -tu invece?- continuò facendomi sorridere, -io amo mio padre, anche se fa quello che fa, ho sempre avuto un bellissimo rapporto con lui, ma anche se non sarà così perché ci sono nata dentro, io non mi comporterò mai da mafiosa- mi ripromessi, ⁹-anche se ce lhai nel sangue- sussurrò facendomi annuire tristemente. Concluso il discorso rimanemmo in silenzio finché, costretti, ci fermammo ad un autogrill per far benzina. Scesi dalla macchina per sgranchirmi le gambe, finché, meravigliata, notai quando fosse più bello vestito con dei semplici jeans e una giaccia; dava proprio l'apparenza di un mafioso parecchio figo. Anche perché era così.

-Oh- mi richiamò sorridente passandomi una sigaretta, -non si può fumare vicino alla pompa- gli ricordai, -la pompa appena pago in sta macchinetta va da sola, il tempo di fare il pieno che lho già fumata- rispose facendomi sorridere. Mi appoggiai alla portiera prima di averlo davanti a me, -perché hai scelto questa macchina?- domandò guardando qualcosa nelle ruote, -è comoda per dormire- annunciai sicura ma si girò subito per guardarmi, -in che senso?- chiese seriamente, -ci ho dormito con una mia amica, ci eravamo perse- spiegai velocemente facendolo annuire, -devo andare in bagno- lo avvertii, -aspettami- urlò visto che mi ero già incamminata, prima di chiudere l'auto.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora