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Povs Jasmine

-Ho fame- annunciò Diego correndomi in braccio, -tra poco ci prepariano che mangiamo con gli zii, non puoi aspettare?- gli spiegai sistemandogli la maglietta, -solo un panino- insistette facendomi ridere, prima di andare a prepararglielo.
Era un mangione.

-Vi fate il bagno?- domandai guardandoli mentre giocavano, -tanto poi sudiamo e c'è lo facciamo dopo, che senso ha?- rispose Karine facendomi scuotere la testa, -che esci profumata e pulita forse?- risposi ovvia, -a me non mi interessa- si intromise Diego, -si certo, vediamo quando sarai grande e ti laverai 30 volte al giorno- risposi, -e perché?- chiese confuso, -per le ragazze- disse ovvia la sorella facendomi ridere, -e tu per i ragazzi- continuai, -si lo so- ammise sbuffando, -perché?- domandai sedendomi accanto a lei, -perché sono impegnativi e stupidi-, -vero, però quando troverai quello giusto non riuscirai a farne a meno- spiegai, -però sei ancora piccolina, hai tutto il tempo sia per odiarli che per amarli- aggiunsi, -papà poi non si arrabbia?- disse chiudendo il libro, -papà si arrabbia solo se tu stai male o se vede che quella persona non va bene per te- ammisi facendola annuire, -e guarda un pó chi sta chiamando- continuai mostrandole il cellulare, -io e tua figlia parlavamo di futuri fidanzati- risposi facendolo sbuffare, -ha sei anni cazzo- ribatté facendomi ridere, -si è piccola, però non fa mica male eh- risposi facendolo sbuffare, -io fra quaranta minuti torno a casa, vi trovo?- cambiò argomento, -si, i due in questione non si vogliono fare il bagno, dicono che è inutile perché tanto poi sudano- raccontai facendolo ridere, -si certo, fra dieci anni useranno una boccietta di profumo in due giorni- scherzò facendomi ridere, -gliel'ho detto pure io, mo tanto se lo fanno- continuai indicando poi ai due di andare in bagno, -ho le mani sporche di sangue, non le ho lavate, faccio in tempo a pulirle o mi saltano in braccio?- mi avvisò, -tanto loro saranno in vasca- lo tranquillizzai prima di salutarlo e chiudere.

Mentre si facevano il bagno mi lavai nella doccia accanto, raggiungendoli poi visto che me lo chiesero; -che casino- parlò l'uomo appena arrivò nella stanza, -entra anche tu- urlò subito il bambino facendomi scoppiare a ridere, -dobbiamo uscire amore, siamo già in ritardo- lo avvertì facendogli venire il musetto, -cosa ti ho detto?- chiese l'uomo inginocchiandosi davanti a lui, -niente muso e niente capricci- rispose Diego, -allora niente muso, ti sei divertito con la mamma, ora basta, dobbiamo andare- continuò facendolo annuire.

-Non sei stato troppo duro? Voleva solo divertirsi con te- gli feci notare appena i bambini, dopo essersi asciugati, andarono a vestirsi, -deve capire che per le cazzate non può prendersela, anche se è piccolo, vedi poi, come se non fosse successo nulla è uscito- spiegò spogliandosi, -lo so però mi fa venire un tenerezza incredibile- spiegai beandoni dell'acqua calda, -mamma- urlò proprio quest'ultimo, -guarda ho ucciso un ragno- mi mostrò facendomi scoppiare a ridere, -fallo vedere a papà- parlai schifata guardandolo poi Stephen battergli il cinque, -quando hai intenzione di iniziare l'addestramento a capo mafia?- domandai facendo le virgolette su addestramento, -è già iniziato, ora gli insegno a pensare come un capo, quando cresce ad agire- ammise facendomi annuire, -voglio che insegni ad entrambi a picchiare di brutto- parlai uscendo dalla vasca, -non c'è bisogno che me lo dici- mi avvertii, -Diego però è più difficile da gestire rispetto a Karine, quando le ho insegnato queste cose lei subito imparava, Diego è una testa di cazzo- continuò facendomi sorridere, -tu non parlare che sei uguale- lo zittì pettinandomi i capelli, osservandolo poi mentre si asciugava, -non distrarti che dovremmo essere lì ora- mi avvertì baciandomi il collo, -mh- mugugnai ritornando in camera per vestirmi.

-Hai freddo- mi avvertì appena vide come mi ero vestita, -prendimi la giacca di jeans allora, Karine mi ha chiamato- spiegai andando verso la sua camera, -che hai combinato?- domandai vedendo tutti i libri per terra, -volevo prendere quello in alto e stava per cadere la libreria- spiegò guardandomi con le lacrime agli occhi, -tranquilla non è successo nulla- parlai prendendola in braccio, -li sistemiamo dopo va bene?- continuai facendola annuire.

Arrivati al ristorante con quaranta minuti di ritardo, trovammo già arrivati solo Adrain e Sophie, con Hannah e Aleksander, -e noi che potevamo fare con calma- parlai guardando Stephen e facendogli scuotere la testa divertito, -non allontanatevi troppo- urlai ai bambini che stavano giocando.

Aspettammo altri venti minuti finché non ci raggiunsero gli altri.

-Cosa guardi?- domandò Stephen ad un certo punto fermandosi dietro di me, -nulla- rispose un ragazzo mentre io chiamai Diego che stava stringendo la mano del padre, -nulla eh- ripeté andando faccia a faccia, -tu sai chi sono io?- urlò quest'altro facendomi alzare gli occhi al cielo. David scoppiò a ridere e anche io avrei voluto farlo, ma ero troppo preoccupata di quello che poteva accadere dopo, -sentiamo, chi sei- rispose Stephen incrociando le braccia al petto, -sono il figlio del politico..- iniziò a parlare ma gli arrivò un pugno in faccia, -non mi interessa chi sei, che cosa fai e tanto meno qual è il tuo cognome, la donna che ti sei permesso di guardare è mia, e per lei ho ammazzato tanta gente- parlò indicandomi, -dai bambini dentro- ordinai sentendo poi Diego sussurrare, -papà è un grande-.

-Entra perché oggi è nervoso e non so per quanto rimane- mi consigliò David, -se non entri entro dieci minuti me ne vado- urlai facendo girare mio marito, che mi guardò incazzato prima di sparargli in faccia, facendomi urlare per lo spavento.
-Non fare l'incazzata pure tu perché oggi faccio una strage- parlò entrando nel ristorante e sedendosi accanto a me, -fai quel cazzo che ti pare, te l'ho già detto che davanti ai miei figli non devi fare così- risposi incazzata guardandolo male, -vieni- ordinò prendendomi per il polso e tirandomi in un luogo in cui potevamo parlare da soli, -quello ti ha squadrato da cima a fondo e non dovevo fargli nulla?- domandò furioso sedendosi su uno sgabello, -davanti ai bambini no- risposi ovvia, -i bambini imparano da queste cose, devono capire che se qualcosa non va bene, si risolve, in qualsiasi maniera- ribatté sbattendo la mano sul muro, -non va bene, devono prima ragionare, usare la testa, se questa poi non basta va bene, si usano le mani, tu però molte volte non pensi, agisci e basta- parlai facendolo sbuffare, -non ragiono quando ci sei di mezzo tu- sbottò tenendomi il viso con entrambe le mani, -già sono un mafioso e di principio c'ho che mio è mio, senza un mio permesso non ti devono neanche guardare, figurati pure che ti amo da morire- ammise infilando poi una mano in mezzo ai miei capelli, -i bambini prenderanno solo esempio, alla fine siamo stupendi- concluse facendomi scuotere la testa divertita, -non ti arrabbiare con me per queste cose ok?- chiese dopo facendomi annuire.

Lo baciai abbracciandolo subito dopo.

Ritornammo al tavolo dove gli altri stavano chiacchierando.

-Cosa ti serve?- chiesi al bambino seduto di fianco a me, -voglio finire la tua pasta, è buona- rispose facendomi sorridere, -finisci prima la carne- ribattei facendogli scuotere la testa, -finisci la carne se no non ti prendo il gelato- riformulai e in due secondi riprese in mano la forchetta.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora