29

1.5K 64 5
                                    

Qualche minuto dopo, una macchina si avvicinò e dopo aver sentito il rumore delle ruote a contatto con i sassolini del parcheggio, mi girai capendo che era Stephen.

Ovviamente.

-Non potevo mica fare quello che mi pare?- chiesi sarcastica appena scese dall'auto, -e perché visto che puoi fare tutto sei venuta qui?- domandò facendomi sorridere, -la solitudine, il silenzio- risposi dopo che si sedette accanto a me, -fai casino e poi vuoi il silenzio- scherzò guardandomi, -dimmi cos'hai- continuò allungando la mano e prendendo la bottiglia di alcool, -Yuri ti ha già parlato?- chiesi facendogli scuotere la testa, -lui non mi dirà nulla se non lo fai tu- rispose, -ed io voglio che lo fai tu- finii facendomi annuire, -tu che fai tutto il giorno?- domandai girandomi a guardarlo, -lavoro- rispose ovvio, -io invece non faccio nulla, se non uscire qualche volta con le altre, mi sveglio, porto i bambini a scuola e poi per il resto della giornata mi annoio- spiegai io, -e?- domandò invitandomi a continuare, -e che palle porca troia- sbottai ovvia, -prova tu a non fare nulla, da sola, in casa tutto il giorno, menomale che c'è la palestra se no ero cicciona- aggiunsi facendogli scuotere la testa divertito, -il problema è che ti annoi?- domandò facendomi incazzare visibilmente, -giuro non ho capito- disse subito, -il problema è, cosa faccio io nella vita? Nulla, la risposta è che non faccio un cazzo, sto tutto il giorno a litigare con te- parlai incazzata, -fai la madre- disse ovvio, -e? Fare la madre non è un lavoro, prima era un impegno, Karine è bravissima e si ricorda di lavarsi i dentini e si rende conto quando deve farsi ladoccia, Diego è piccolo quindi lo aiuto, ma per il resto faccio solo da mangiare e li porto a scuola- spiegai, -poi? Cosa faccio? Nulla, tu mi impedisci di lavorare con te, provo a fare una cosa per conto mio e mi ammazzi i fottutissimi clienti- continuai alzandomi in piedi, -ora mi vieni a chiedere cosa c'è- finii fissandolo, -trovati un altro cazzo di lavoro, perché devi lavorare per forza con me o devi fare quello che faccio io?- urlò, -perché tu mi hai fatto iniziare a lavorare con te e adesso continuo finché non lo decido io- ribattei guardandolo incazzarsi, -io cerco di controllarmi con te ma stai esagerando- minacciò alzandosi in piedi, -cosa vorrebbe dire, che mi metti le mani addosso?- chiesi fissandolo, -non iniziare con sta storia-, -non sto iniziando nulla, è una domanda- spiegai insistendo, -perché mi chiedi se ti voglio picchiare?- sbraitò, -perché dalla tua bocca escono minacce forse?- urlai in risposta, -ti ho mai minacciata di piacchiarti?- continuò calmandosi, prendendomi e attaccandomi al suo corpo, negai con la testa, -allora perché me lo chiedi?- chiese avvicinando la mia fronte alla sua, -sembrava che intendessi quello- risposi a bassa voce, -non ho mai visto nessuno lamentarsi di non fare niente- ammise accarezzandomi una guancia, -pur avendo tutto- continuò facendomi sorridere, -mi hai fottuto il cervello- sussurrò guardandomi negli occhi, -un giorno litighiamo, gli altri tre andiamo d'accordo- aggiunse, -troviamo una soluzione che vada bene ad entrambi, invece di pensare solo a quello che va bene a te- ribattei, -quello che va bene a me ti protegge- rispose subito, -sembriamo due bambini- interruppi togliendounalacrimacausata dal nervoso, allacciando poi le braccia al suo collo e appoggiando la testa al suo petto. -Lo so che ti sembra di non aver fatto nulla, di non meritarti tutto questo- iniziò accarezzandomi i capelli, -anche io quando mia madre era viva mi sentivo così, non facevo nulla, non studiavo nemmeno, ma lei si faceva in quattro e mi dava tutto quello che volevo- ammise lasciandomi poi un bacio sulla fronte, -tu senza di me saresti diventata ricca, lo so, sei determinata, forte, testarda, gentile ma letale, poi quanto sei bella- continuò facendomi sorridere, -non ti basta questo per essere fiera di te stessa? Ci siamo incontrati e basta, ti ricordo anche che all'inizio facevi fatica ad usare i soldi perché eri fissata sul fatto che fossero miei- aggiunse facendomi ridere, -vabbè li era all'inizio, che brutto usare i tuoi soldi così no?- risposi ovvia facendogli scuotere la testa, -i ricchi raramente trovano persone che gli stanno accanto per affetto, di solito tutti vogliono solo ricavarne qualcosa, tu no, un altro motivo per essere fiera di te stessa- spiegò, -vuoi che te li elenchi tutti?- domandò causandomi un sorriso, -sei meravigliosa, e non voglio stare a ripeterlo sempre, dovrebbe essere scontato- disse facendomi poi annuire.
Lo baciai facendolo ridere.
-Ti giuro che quando sarà possibile verrai a lavoro con me- mi avvisò baciandomi di nuovo, -mi dispiace- sussurrai togliendo una lacrima dalla mia guancia, -a me dispiace, davo per scontato che non ti interessasse più il lavoro, che lo facevi solo per dispetto- ammise, -sei tu che fai le cose per dare fastidio- ribattei risedendomi sulla sabbia, -è divertente con te- spiegò facendomi scuotere la testa.

Restammo li per una mezz'ora; -andiamo a prendere i bambini?- domandai alzandomi ma mi tirò facendomi sedere in mezzo alle sue gambe, -li prende David- rispose circondandomi la vita con braccia, -e noi cosa facciamo?- chiesi di nuovo, -quello che vuoi-, -io ho fame- ammisi, -io dovevo andare ad una cena stasera, se non vuoi venire fa nulla- spiegò, -ma senza i bambini- aggiunse, -se vuoi ti accompagno, ma io comunque ho fame ora- spiegai facendolo sorridere, -che vuoi mangiare?- domandò facendomi appoggiare la testa al suo petto, -un panino enorme- immaginai sentendo poi il mio stomaco brontolare, -andiamo, c'è un posto qui vicino- annunciò alzandosi dopo di me.
-Io ti seguo- lo avvertii ovvia salendo sulla macchina.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora