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Andai subito a vedere e mi ritrovai Igor davanti con mio padre dietro, -stai tranquilla- mi sussurrò il ragazzo togliendomi le lacrime dalle guancie, -è stata una buona idea venire?- domandai facendolo annuire, -cos'hai fatto?- chiese mentre con la coda dell'occhio vidi mio padre andare in cucina, -mi sono arrabbiata- spiegai guardando la mia mano, che era diventata viola dal colpo. -Metti un pó di ghiaccio- disse mia madre, portandomelo, -Karine, parliamo- mi richiamò mio padre, e lo guardai prima di seguirlo. -Starai a casa con noi- iniziò ma prima che lo potessi interrompere mi zittì, -vi vedrete quando vorrete, hai diciotto anni, puoi fare quello che ti pare, con lui ho già parlato, e ci siamo messi d'accordo per risolvere i nostri problemi- continuò facendomi annuire, -quello che devi capire è che mi preoccupo, e questo mi fa incazzare parecchio- aggiunse, -ti sei fidato di lui- gli ricordai, -e non dovevo, visto quello che è successo- rispose, -perché? Cos'ha fatto di male? Non è stato un rapimento, abbiamo litigato quando sono venuta a saperlo, ma solo perché ho temuto che fosse stato tutto finto- ammisi guardandolo, -tu gli hai impedito di fare una cosa perché lo volevi, se lui non fosse stato così con me, non mi avrebbe mai permesso di chiamarti e risolvere la situazione, senza problemi- aggiunsi. Rimase in silenzio prima di parlare; -sai qual è stata la prima cosa che ho pensato appena ho visto il tuo telefono spento? Gli avranno presi, ma stavo leggermente più tranquillo sapendo che eri con lui, poi ho scoperto che era lui che ti aveva rapita- disse facendo le virgolette, -e mi sono infuriato perché mi ha proprio fottuto- precisò, -non ti sei preoccupato che mi potesse fare qualcosa?- domandai ma scosse la testa, -è strano più per me che per te, ma mi fido di quel ragazzo, non mi deve più sfidare però- mi avvertì ma sorrisi semplicemente, -vi darete fastidio sempre, tu non dirmi più che lo ammazzi- ribattei io facendolo annuire, -sei già grande- sussurrò abbracciandomi, -perché?- domandai stranita, -mi ha detto che se qualcun'altro mi parla di te vuole saperlo- spiegò ma corrugai la fronte, -ti vuole sposare- precisò facendomi spalancare gli occhi; gli avevo detto di non dirgli niente.
-Io non ne sapevo nulla- mentii ma mi guardò male, -gli ho detto che se solo si azzarda a dire che ti vuole sposare lo ammazzavo di botte, sai che mi ha risposto?- chiese ma lo guardai incredula; non la smetteva di parlare di lui, ed era anche felice.

Appena finii la conversazione  ritornai nell'atrio dove lo trovai a parlare con mia madre. -Se volete stare qui- parlò titubante quest'ultima ma scossi la testa, -torno sta sera- decisi ma scosse la testa, -se vuoi tornare domani sera fai pure- mi tranquillizzò facendomi annuire. -Ti ho messo in una brutta situazione- parlò sicuro appena saliti in auto, -no invece, ha capito che non sono più una bambina di 10 anni, e tu ora puoi fare quello che vuoi- lo contraddì stringendogli la mano, -gli hai parlato del matrimonio- mi ricordai ma scosse la testa, -in poche parole gli ho fatto capire che sono geloso, hai un accendino?- domandò prima che glielo passassi.

-Siamo a casa tua?- domandai facendolo annuire, -è solo mia questa, entra fatti una doccia che poi ti sistemo la mano- ordinò fermandosi davanti all'entrata, prima di scendere nel box per lasciare l'auto. Entrai in casa e andai subito a lavarmi; la mano era diventata rossa, con le nocche viola. Appena entrò in bagno avevo solo l'asciugamano intorno al corpo; -ti sei sfogata dopo aver tirato il pugno?- domandò infastidito guardandomi, -avevo paura che stesse andando tutto a puttane- ammisi ma mi costrinse a guardarlo, -io con tuo padre avrò sempre qualche problema- mi avvertì facendomi annuire, -tu non ti intromettere, questa volta c'è stato un imprevisto- parlò dolcemente tenendo il mio viso tra le mani, -e basta piangere- sussurrò togliendomi una lacrima. Si lavò anche lui e nel mentre lo aspettai sdraiata sul letto. -Tieni la maglietta, mutande le hai?- domandò prima di passarmi entrambe le cose; si sdraiò accanto a me e poi accese la televisione; -sono le nove, preparo qualcosa da mangiare?- chiese sdraiandosi accanto a me, -non ho fame- risposi ma mi costrinse a guardarlo, -mi fai sentire in colpa così- sussurrò ma lo guardai prima di baciarlo dolcemente, -non esserlo, io voglio stare qui con te- parlai sicura, -lo so- disse semplicemente, poco convinto. Si alzò prima che lo fermassi; -io voglio stare con te- ripetei sedendomi a cavalcioni sopra di lui, ma mi guardò serio. -Cosa?- domandai ma mi lasciò un semplice bacio prima di spostarmi e alzarsi. Sbuffai mentre usciva dalla camera.
Rimasi a guardare un punto fisso finché non mi alzai per andare da lui; lo trovai seduto a lavorare. -Ti serve qualcosa?- chiese ma scossi la testa, -voglio sapere perché ti sei arrabbiato- sussurrai stringendomi nella maglia, visto il freddo, -non sono arrabbiato- mi tranquillizzò girandosi a guardarmi, ma vedendo la mia faccia contrariata, sorrise prima di avvicinarmi a se, -soffro di bipolarismo- ammise mentre mi guardava, -lieve- precisò ma rimasi lo stesso a guardarlo, -perché non me lhai detto prima?- domandai ma alzò le spalle, -pensavo fosse un problema- rispose imbarazzato facendomi scuotere la testa, -guarda quanti problemi creo- scherzai ma mi zitti subito, -parli di me che ero arrabbiato, tu cos'hai invece?- chiese facendomi sorridere, -con tuo padre si sono sistemate le cose- aggiunse facendomi sedere su una sua gamba, -lo so, ma mi sento di aver rovinato il rapporto che avevo con loro- ammisi facendolo sorridere, -ho parlato con tua madre, e lei era felice- mi calmò, -non ti ha insultato e minacciato?- parlai stranita, -mi ha minacciato ma nulla di più- rispose normalmente mentre mi scrutava per capire cosa pensassi.

-Domani devo andare a scuola- annunciai seccata alzandomi dal letto in cui ero sdraiata per dirglielo a lui che era rimasto in sala; -salti questa settimana, e forse pure l'altra- rispose, impegnato a scrivere sul computer, -dai no- urlò seccato facendomi spaventare, -sto grande e inutile pezzo di merda- continuò mentre si dirigeva in stanza. Mi preparai qualcosa di caldo da bere e nel mentre venne a salutarmi; -dimmi dove vai- ordinai prima che mi baciasse, -in un posto schifoso, sto cretino prima ha provato a venderle da solo poi dopo ha ritirato l'offerta e questi l'hanno fatto fuori, adesso devo nascondere un cadavere e ammazzarne altri- parlò ma lo guardai perplessa, -si lo so- mi capii subito baciandomi, -non uscire che è pericoloso, torno fra..- disse mentre camminava verso la porta ma prima di continuare mi guardò, -non sarà sempre così- precisò facendomi l'occhiolino, -speriamo- sussurrai sorridendogli; era molto carino, con quella faccina sicura di sé stessa.

Rimasi a casa da sola e dopo aver gironzolato per le stanze, mi sedetti in cucina a fissare il vuoto.

Vabbe dai, studio che almeno mi porto avanti. 

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora