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Pov's Jasmine

Mi svegliai nel cuore della notte, e notai che il piccolo era sveglio. Mi alzai per prenderlo in braccio, prima di ritornare a letto. Cercai di farlo addormentare e, nel mentre, si svegliò anche Stephen. Guardò subito il figlio prima di puntare lo sguardo su di me; -non lo aveva preso Karine?- chiese ma alzai le spalle, prima di sorridergli, -tutto bene?- domandai facendolo annuire; prese il bambino in braccio così da farmi avvicinare a lui. Mi beai delle carezze che mi stava facendo sul fianco e sulla schiena, finché non mi chiese una cosa strana; -se potessimo tornare indietro, rifaresti tutto quello hai fatto?- chiese, -non cambierei nulla- risposi sicura, -io farei un altro bambino- ammise facendomi corrugare la fronte, -quattro?- domandai stranita prima di scuotere subito la testa, -no, è già tanto se sono arrivata a quest'età cosi magra- gli ricordai ma mi costrinse a guardarlo, -non ne vorresti un altro, ora?- chiese facendomi scuotere la testa, -ne vuoi seriamente un altro? Tra poco potremmo diventare nonni- gli feci notare, -poi abbiamo ancora Noah, starà con noi per vent'anni- aggiunsi ma quando alzai lo sguardo non lo vidi molto convinto. -Perché ne vorresti un altro?- sussurrai baciandolo, -perché due non sono più piccoli- rispose facendomi sorridere dolcemente, -allora? Abbiamo la possibilità di diventare nonni- ripetei, ma mi guardò semplicemente, -non ne vuoi un altro quindi- disse sicuro, facendomi scuotere la testa, -mi dispiace, ma ho quarant'anni, tu cinquanta, solo quando Noah avrà dieci anni saremo un pó vecchiotti- scherzai ma lo vidi seriamente triste. Continuava a guardare il piccolo in braccio a lui, prima di girarsi verso di me. -Hai ragione- parlò dopo qualche minuto, facendomi annuire; poco dopo mi addormentai.

Mi svegliai sentendo qualcosa sbattere; -scusa- sussurrò l'uomo, mentre mi abituavo alla luce che entrava dalle finestre, -sono le dieci- guardai l'orologio prima di farlo annuire, -devo andare a fare una cosa- spiegò ma, facendo la finta arrabbiata, parlai; -dai, rimani-, -ti prego- aggiunsi prima di farlo sbuffare. -Sai quando te lo chiedevo io ma dovevi urgentemente andare a lavoro? Te ne andavi- mi rinfacciò, -non ero il capo di niente, poi si, se permetti avevo dei pazienti- gli ricordai, -ti chiami Sokolov di cognome, sei il capo già di tutto- mi ricordò ma lo guardai male, -si si- lo liquidai arrabbiata, prima di rigirarmi tra le coperte; questa tecnica funzionava sempre. Camminò verso la direzione in cui ero girata prima di accovacciarsi, -non ci casco più, ci vediamo a pranzo- mi avvertì divertito, prima di rubarmi un bacio e uscire.

Rimasi sdraiata per qualche minuto, prima di alzarmi; il bambino dormiva e dopo essermi lavata i denti e la faccia, mi vestii. Indossai dei jeans aderenti con una maglietta a maniche lunghe e sopra un maglione largo, che poi infilai dentro ai pantaloni, con degli stivaletti di prada.
-E tu?- domandai appena lo vidi sveglio così lo portai in bagno, dove gli feci il bagnetto e poi lo vestii; -accompagni la mamma oggi- sussurrai sedendomi sulla poltrona della camera per allattarlo.
Appena finii scesi in cucina, dove trovai Stephen che parlava con Igor. Sorrisi a tutti e due prima di prendere qualcosa da mangiare; nel mentre arrivò anche Diego, che iniziò a parlare con il ragazzo di sua sorella. -Perché mi guardi così?- chiesi a Stephen, che si avvicinò a me, -dove devi andare?- domandò prendendo poi in braccio il figlio, -il mio cellulare non si accende- spiegai dandoglielo in mano, e dopo vari tentativi di capire cos'era successo lo lanciò sul tavolo, -ne prendiamo un altro-.
Mi preparai il caffè latte con delle fette biscottate e marmellata, mentre il padre del bambino parlava al telefono. -Io devo uscire- annunciò Igor facendomi annuire, -avviso io Karine- lo tranquillizzai ricevendo un sorriso da parte sua. 

Aspettai che uscisse prima correre in camera di mia figlia. Mi buttai sul letto, in cui si trovava lei, sveglia, e pa guardai sorridente; -cosa?- domandò facendomi sorridere, -mamma- disse imbarazzata, facendomi spalancare la bocca, -e non mi dici niente?- la incolpai ma era diventata rossa fuoco, -dai non ti imbarazzare, ti ho chiesto se è successo non in che posizioni- le ricordai ma spalancò gli occhi, facendomi sorridere. -È appena uscito- la avvisai prima di alzarmi, -noi facciamo un giro, tu vieni?- la invitai facendola annuire; uscii dalla sua camera e ritornai giù. -Vieni anche tu con noi?- chiesi andando verso quel figo di mio figlio, -no, devo prendere un pó di soldi così da capire la situazione- spiegò facendomi corrugare la fronte, -che soldi?- domandai girandomi verso Stephen, -i suoi soldi, mentre lavorava con me lo pagavo- ammise facendomi annuire, -vuoi già comprare casa?- continuai, -si, ma in centro, con la bella vista- rispose ma lo guardai tristemente, prima di girarmi verso Stephen. Andai a abbracciarlo, prima di sentire il bambino piangere; lo presi in braccio e lo cullai, ma si calmò senza dormire.
Scesa anche Karine, salutai mio figlio prima di uscire.
-Devi comprare qualcosa?- chiesi alla ragazza prima di passarle il bimbo così che potesse metterlo nel seggiolino; -tu cosa devi comprare?- domandò, -ho il telefono rotto- ammisi, -ah, boh io non devo prendere niente- disse facendomi sorridere, -hai il vestito per settimana prossima?- le domandai ma mi ricordai subito che non le avevamo detto nulla. Mi girai a guardare Stephen, mentre stava guidando, prima di sorridergli leggermente. -Settimana prossima cosa ci sarà?- chiese, e già era arrabbiata, -il padre di Igor ha organizzato una festa per voi due- annunciò Stephen, -e Igor lo sa?- domandò, -non credo- ammise ma mi girai a guardarla; -è una persona di merda, ma è comunque suo padre, non credo che neanche lui la prenderà bene, sopprattutto dopo quello che è successo ieri, ma ci andrà, e sicuramente ti chiederà come la pensi tu- iniziai, ma mi interruppe, -so come devo comportarmi, e so che probabilmente darà più fastidio a lui che a me, ma non mi va per niente di andare ad una festa, per noi, organizzata da qualcuno che ha tentato più volte di ammazzare la moglie- sbottò, e non aveva tutti i torti. Ci fu silenzio, finché non parlò Stephen, -suo padre mi ha chiesto di dirglielo a Igor, fai scegliere a lui- propose facendola annuire: pochi minuti dopo arrivammo al centro commerciale.
Stephen tirò fuori il passeggino per il bambino, con parecchia fatica, e dopo varie parolacce, ci riuscii. -Amore- la richiamai, vedendola triste -andiamo a prendere il telefono, poi ci facciamo un bel giro da prada, e ti compri quei tacchi che ti piacevano- le proposi, -avevi detto che non ti piacevano- mi ricordò, -lo so, ma la metà delle cose che sono nel mio armadio non ti piacciono, e mica non le ho prese perché non ti piacevano-.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora