82 (12)

1K 37 2
                                    

Pov's Jasmin

Ero a casa con mio figlio e, mentre lui dormiva nella sua culla, decisi di preparare qualcosa da mangiare.
Stephen era uscito sta mattina presto per cercare di aiutare Igor con suo padre, che in questo periodo era solito a combinare casini e poi a pentirsi come un bambino di due anni; lo conoscevo da una vita e non lo avevo mai visto aiutare qualcuno come stava aiutando Igor. Lo sosteneva molto, credeva parecchio in lui e lo trattava come se fosse fratello di Diego. Dopo il colpo basso da parte del padre a casa del figlio ieri sera rimasi scioccata; stavo iniziando a pensare che avesse qualche malattia che non gli tenesse a freno la lingua, perché criticare la madre di tuo figlio davanti a quest'ultimo dopo che hai provato anche ad ammazzarla è da pazzi. Negli ultimi giorni però vedevo Karine molto impegnata a non fargli pensare a nessun problema, e anche se provava a distrarlo nello stesso tempo lo aiutava; ogni tanto mi chiamava per raccontarmi qualcosina e mi diceva sempre che voleva renderlo felice, e dopo tutta la determinazione che ci sta mettendo sono sicura che sarà lei a fargli passare sto momento di merda.

Ero in cucina immersa tra ricette e pentole quando mi chiamò mia figlia al cellulare; dopo avermi salutato e chiesto come stavo mi avvertì che sarebbe venuta a trovarmi il pomeriggio, e che aveva avvisato pure Stephen e Diego.
Dopo pranzo, per le due emmezza, tornò Stephen a casa che mi salutò prima di fiondarsi a mangiare; -sono arrivata- urlò nostra figlia entrando in casa, -come stai?- domandai io appena la vidi ma da come rispose non fui molto convinta. -Vi devo parlare di una cosa- annunciò e suo padre le diede subito tutta la sua attenzione, smettendo anche di mangiare, mentre io sistemavo ciò che avevo usato per preparare il pranzo. -Premetto, sono stata un'irresponsabile, infatti mi sto prendendo tutte le mie responsabilità- iniziò ma lo capì semplicemente da quella frase; spalancai gli occhi e mi girai a guardarla perplessa, ma appena vidi io suoi occhioni lucidi mi sentii quasi male, così decisi di stare zitta. -Ieri sono stata male, ho vomitato per due volte di seguito, e sta mattina ancora- continuò mentre Stephen la guardava senza battere ciglio, -ho fatto il test- continuò ma non finì la frase che una serie di lacrime iniziarono a rigarle il viso. -Perché piangi?- le domandò tranquillamente il padre, -perché io non volevo questo, non voglio neanche abortire, come non voglio tenerlo, ma preferisco centomila volte prendermi la responsabilità del mio errore piuttosto che abbandonarlo così- urlò scoppiando a piangere. Stephen si alzò e la abbracciò subito; -non ti preoccupare, qualsiasi cosa vuoi fare, la farai, io non ti giudico e tanto meno ho problemi se divento nonno- spiegò facendomi sorridere, -anche se tua madre ha appena partorito quandi sarebbe una cosa un pó strana- aggiunse provocandole una leggera risata, -Igor come lha presa?- chiese subito dopo, appena strinsi Karine tra le mia braccie, -lui è un angelo, mi ha detto che qualsiasi cosa scelga io gli andrà bene, anche se gli ho detto che non è giusto, perché è la vita di suo figlio- ammise facendolo annuire. -Tu lo vuoi o il problema sarebbe solo abortire?- le domandai facendola diventare seria, -io lo voglio, mi dispiace però lasciare gli studi e non vivermi una relazione normale- spiegai, -gli studi non li lasci se vuoi andarci, con tutti i soldi che abbiamo non ti potrai permettere una baby sitter?- sbottai ovvia facendola annuire, -se tuo fratello si comporterà bene potrei anche tenertelo io- aggiunsi facendola annuire e vedendola più tranquilla. Li lasciai da soli e mentre si facevano un giro in giardino bussarono alla porta; andai ad aprire ritrovandomi Igor davanti. Gli sorrisi subito facendolo entrare, -sai già la notizia?- chiese titubante facendomi annuire, -siete stati due irresponsabili ma vi siete comportati di conseguenza, lhai aiutata molto, per com'è lei sarebbe anche caduta in depressione con tutte le paranoie che si fa- gli spiegai facendolo annuire, -è lei che mi aiuta- ribatté sicuro facendomi sorridere ancora.
Rimase a parlare un pó con me finché non ritornarono gli altri due; appena la vide si addolcì e anche io, vedendo anche che era più tranquillo ad averla vicino.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora