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-Che ore sono?- domandai appena mi svegliai, -le due- rispose appoggiandomi sul letto, -dov'ero?- chiesi coprendomi con le lenzuola, -sul tavolo con il tablet davanti- sussurrò sistemando la coperta in modo che l'aria non potesse entrare da nessuna parte.

-Che hai studiato?- chiese notando che ero sveglia, appena tornò dal bagno; -lesioni dei nervi- risposi girandomi verso di lui. Rimase in silenzio mentre giocava con i miei capelli, -ho visto tuo padre- ammise facendomi corrugare la fronte, -perché mai?- domandai quasi divertita, -c'entrava pure lui in quello che è successo- spiegò e non mi stupii molto, -mi ha detto che proverà a non creare problemi- aggiunse divertito facendomi sorridere leggermente, -che gli hai risposto?- chiesi, -che se devo piacergli per finta è meglio se ci scanniamo- ricordò ma lo guardai con gli occhi spalancati, -e lui che ti ha detto?-, -mi ha sorriso, gliel'ho detto scherzando ovviamente- precisò, -mi ha chiesto come stavi e se eri incazzata con lui- aggiunse facendomi sorridere, -che gli hai detto?- domandai, -che stavi bene, un pó triste ma che era colpa mia che non dovevo metterti in mezzo- spiegò baciandomi subito dopo, -non è vero- lo contraddì ma mi zittì, -si invece-, -no- parlai sicura facendolo sbuffare.
Silenzio.
-Tu vuoi tornare dai tuoi vero?- chiese facendomi annuire, -perché?- domandai dubbiosa, -così, per vivere una relazione sana, io che ti passo a prendere a casa, che mi inviti a mangiare con i tuoi, che scopiamo in macchina, che dormi da me ogni fine settimana- immaginò facendomi ridacchiare, -si tranquillo, verrò non solo il fine settimana, e mi aspetto ancora che mi porti a quella gara di moto- lo avvisai facendolo annuire, -se in questi giorni contratto, settimana prossima sarà l'ultimo carico di chetanfetamina che invio- annunciò ferio mentre mi sdraiavo sopra di lui, -mi faresti un favore?- chiesi e annuì subito, -gli parli di queste cose, e magari lo inciti a seguirti?- domandai ma non rispose per qualche minuto. -Ci hai provato tu, penso tua madre, perché dovrebbe ascoltare me?- chiese stranito, -che ne so, magari non cambierà ma almeno provaci, per favore- insistetti ma annuì subito, -lo faccio- mi promise facendomi annuire: mi addormentai poco tempo dopo.

Al mio risveglio, di fianco a me, non c'era più Igor, però sentii della voci provenire dall'altra parte della casa. Mi alzai e sbirciai dalla porta per vedere chi fosse, ma era solo suo padre.
Avevo appena finito di fare la doccia, e mentre mi stavo cambiando entrò il ragazzo in bagno; mi guardò il corpo prima di entrare in doccia. -È successo qualcosa?- domandai, -mio padre- parlò velocemente, -perché?- insistetti stranita, -se te lo dico non rimanerci male- mi avvertii facendomi annuire poco convinta, -mi ripete sempre che prima di sposarmi devo essere sicuro, e per farlo ne devo conoscere altre- spiegò mentre mi guardavo allo specchio sbalordita. -Ti avevo detto di non rimanerci male- mi ripeté uscendo dalla doccia, -tu stai andando a fare quello che ti ha chiesto?- chiesi titubante ma mi guardò male prima di mettersi dietro di me, -ti sembro il tipo che fa quello che gli dicono?- ribatté ma non risposi, -Karine- mi richiamò facendomi girare e appoggiare al lavandino, -ti devi fidare di me, se no iniziamo già male- disse sicuro facendomi annuire; mi baciò prima di sorridermi, -quindi siamo sicurientrambi che ci sposeremo- mi fece notare, facendomi l'occhiolino. -Dove stai andando?- lo fermai prima che uscisse dalla stanza, -andiamo nel palazzo di tuo padre che mi ha chiamato- spiegò ma corrugai la fronte, -c'è tuo padre in casa?- sussurrai facendolo ridere, -io e te siamo il noi- spiegò facendomi annuire, -non so che mettere- ricordai ma mi indicò la borsa ai piedi del letto. Mi ero anche dimenticata di aver preso i vestiti.
Indossai un completo composto da gonna e maglietta di lana, con calzamaglia, stivaletti e cappotto nero. -Vuoi mangiare da qualche parte?- domandò appena lo raggiunsi in cucina, -per ora non ho fame- ammisi ma mi guardò serio, -ieri sera non hai toccato cibo, ora non hai fame- mi ricordò facendomi annuire, -poi mi dirai come mai sei così- mi avvertì aprendomi la porta per uscire.

Arrivati davanti all'edificio notai mio padre davanti all'entrata. Mi stavo dirigendo verso di lui, quando sentii un'auto sgommare e fermarsi davanti a noi. -Torna in auto- ordinò prima di tirare fuori la pistola e aprire la portiera; uscii David che perdeva sangue dalla spalla. Ritornai da loro prima di guardarlo tristemente, -che ci fai qui?- domandò mio zio, ma gli afferrai la mano; -Karine- mi richiamò mio padre tirandomi verso di lui, -entra- continuò facendomi annuire. Sbuffai sedendomi sulla poltrona prima di guardare in giro. -Posso dare una mano- ricordai a mio padre che scosse subito la testa, -c'è Malcom- mi ricordò facendomi annuire tristemente.
Rimasi dieci minuti da sola finché non mi raggiunse Igor, che si sedette di fianco a me, -conosci per caso sto qui?- domandò mostrandomi la foto di uno che aveva l'occhio blu, scossi la testa stranita prima di farlo annuire, -perché?- domandai, -ti ha guardata da quando sei entrata da quella cazzo di porta, hai un accendino?- spiegò nervoso facendomi annuire, -cos'è successo?- si intromise Stephen facendomi alzare gli occhi al cielo. Gli raccontò quello che era successo, -ci penso io ora- lo avvertii l'uomo porgendomi la mano per farmi alzare, -mai- rispose sicuro passandomi la canna che aveva acceso prima di dirigersi non so dove. -Tutto bene?- chiese Stephen girandosi a guardarmi, -si- risposi ma mi lasciò un baciò sulla guancia, -vai su nel mio ufficio, ti raggiungo tra poco- mi ordinò dopo aver notato Igor prendere l'ascensore, -è fuori- sussurrò facendomi ridere.
Mi sedetti sulla sua poltrona prima di accendere il suo computer; aveva la foto mia e di Diego, quando eravamo piccoli. Sbircai nell'archivio per vedere se avesse altre immagini, e ne trovai una con mia madre. C'era lei, sdraiata sul letto con il pancione, mentre dalla finestra si vedeva la luna. 

-Non puoi fare come ti pare- sentii parlare, e riconobbi anche chi fosse, -se c'entra lei si, posso eccome- rispose Igor mentre temevo scoppiasse una bomba, -stai zitto- concluse mio padre nel momento in cui aprii la porta.
-Che è successo?- domandai ma si guardarono prima di scuotere la testa: mi alzai dalla poltrona per far sedere l'uomo e appena notò cosa stavo guardando, mi sorrise. Iniziarono a parlare di cose che non capivo finché non sentii pronunciare la parola 'festa'; -cosa?- domandai, -tuo fratello si sposa- annunciò mio padre facendomi spalancare gli occhi, -io non ne sapevo nulla- sussurai triste alzandomi ed uscendo dalla stanza. -Brutto pezzo di merda- urlai al telefono appena quel deficiente mi rispose, -perché non mi dici che ti sposi brutto figlio di puttana?- continuai, ma sbuffò, facendomi rimanere ancora più male, -dopo tutto quello che è successo mi sono dimenticato- ammise, -pure, mi dicevi tutto prima, anche se non ci vedevamo per un mese- gli ricordai, -neanche tu mi hai detto di Igor- mi rinfacciò, -ce lho scritto in fronte, non c'è bisogno che io te lo dica- gli rinfacciai, -hai pianto?- chiese, -si- risposi togliendomi le lacrime, -sarai la sua damigella d'onore- mi confessò ma sentii la sua ragazza insultarlo, -era una sorpresa che dovevo farle io- gli ricordò arrabbiata, -io non so più che fare, sono più semplici da gestire i terrosti- si arrese, -aspetta, quando torni?- domandai, -mamma mi ha detto che sta sera venivo a casa, che c'eri pure tu, hai deciso di trasferirti?- rispose, -no, chi te lha detto?- sbottai stranita, -mamma era preoccupata, vai da lei, le manchi- mi consigliò facendomi annuire, anche se non poteva vedermi.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora