9

1.9K 82 3
                                    

Mi risvegliai nel cuore della notte ma quando mi girai Stephen non c'era; stranita dalla situazione, scesi giù in cucina ma non lo trovai, mi diressi nel suo ufficio ma non lo trovai neanche lì così decisi di chiamarlo; -amore- rispose, -dove sei?- chiesi sentendo dei rumori in sottofondo, -c'è stato un problema al porto, appena risolto, dieci minuti e sono a casa- mi avvisò così, tranquilla, chiusi la telefonata.
Un pó affamata ritornai in cucina, mangiando poi un pó di panna con le fragole; -sei sveglia?- domandò mio marito appena mi vide lì seduta, -avevo fame- spiegai guardandolo, -tu hai fumato- dissi decisa vedendo i suoi occhi rossi, -è la prima volta che lo noti?-, -no caro, l'ho sempre notato ma oggi te lo dico perché voglio fumare anche io- spiegai vedendo che non distoglieva più lo sguardo dal mio, -dai, è una cosa che si dovrebbe fare insieme, non l'abbiamo mai fatto- insistetti avvicinandomi a lui, -dai, ti prego- continui allacciando le braccia al suo collo, -ah, va bene- accettò facendomi poi sorridere.
Dopo essere andata in bagno, ritornai da lui in cucina, vedendo che la porta che dava sul giardino era aperta, -non hai freddo?- gli domandai vedendo che era dentro la piscina, -è calda l'acqua- disse, così, dopo essermi spogliata, lo raggiunsi.
-Non fare troppi tiri che poi non capisci più nulla- mi avvertì appena mi passò la canna, -che bello- sussurrai espirando il fumo, -non mi fa impazzire questa cosa- disse stringendomi per la vita, -quando faccio le cose io mai ti fanno impazzire- gli risposi ricevendo uno sguardo di rimprovero, -non intentendevo quello-, -lo so, stavo scherzando- dissi appoggiandomi con i gomiti al cornicione della piscina, -sei soddisfatta?- domandò vedendo che non gliela passavo più, -direi di si- sussurrai avvicinandomi piano alle sue labbra, -odio quando fai così- ammise facendomi sorridere spontaneamente, -è perché ti trattieni- gli spiegai lasciandogli un bacio accanto al labbro inferiore, -non farlo- finii, provocandolo quanto bastava per farlo reagire proprio come volevo.
Mi prese in braccio, mi portò sopra la sdraio, poi quello che acadde fu semplicemente stupendo, come ogni volta.

-Sono le cinque, tra poco ci sarà l'alba- lo avvisai controllando il telefono, prima di nuotare per ritornare ad abbracciarlo, -è tardi- continuò bevendo un sorso di vodka, -si ma sto troppo bene- ammisi bagnando ancora i capelli per poi girarmi, -tu hai sonno?- domandò guardandomi, -si- annuii guardandolo facendolo poi sorridere, -hai sonno ma non vuoi andare a dormire?- ribatté tirandomi verso di lui, -dobbiamo salire tutte quelle scale e poi io mi dovrei fare la doccia che il cloro mi fa prurito- spiegai mentre mi sistemava i capelli, -io sto crollando- rispose facendomi così sorridere.

Ritornammo in camera da letto, e  dopo una veloce doccia, indossai solo delle mutande prima di sdraiarmi sul materasso, -sei calda- sussurrò abbracciandomi stretta a lui, -e nuda- continuò aprendo poi gli occhi per essere sicuro, -dormendo con te, prevenire è meglio che curare- scherzai facendolo sorridere leggermente, -poi domani è sabato, che meraviglia, i bambini si svegliano tardi, noi anche, perfetto- sussurrai addormentandomi qualche minuto dopo per la troppa stanchezza.

-Mamma- mi richiamò Karine facendomi svegliare di colpo, -cosa amore?- le chiesi leggermente preoccupata, -ho vomitato- rispose con gli occhietti lucidi, -Diego ti avrà passato l'influenza, prendiamo la medicina- parlai alzandomi dal letto, -anche io voglio dormire con solo le mutande- disse appena mi vide, -fallo- le risposi facendola sorridere, -solo con papà lo fai?- chiese ancora, -si, mi fido tanto di papà- le spiegai, sperando che non continuasse con le domande, -lo dovrò fare anche io solo con papà?- domandò ancora, -potrai farlo con chi merita la tua fiducia- puntualizzai facendola annuire, -ma è difficile capirlo- sussurrai appena trovai la supposta; dopo avergliela messa, ritornai a sdraiarmi, facendo spazio anche a lei che si appoggiò al mio seno. Ci fu un attimo di silenzio: -come vi siete incontrati?- domandò facendomi sorridere, -in un ristorante- mentii visto che non mi andava già di dirle cos'era una discoteca, -ci siamo visti e poi la sera stessa mi aveva portato qui- continuai accarezzandole la testa, -ti ha subito amato- parlò lei, facendo molto probabilmente svegliare l'uomo dietro di me, che mi strinse a se, appoggiando la testa sul mio cuscino, -credo proprio di sì, io ci ho messo un pó a capirlo ma alla fine, eccoci qui- continuai notando che stava piano piano chiudendo gli occhi, -che bello- sussurrò mangiandosi le ultime lettere per la stanchezza. -Ha fatto delle domande riguardo a come ci siamo conosciuti- spiegai appena Stephen me lo domandò, -speriamo che non le parta la fissa per qualcuno- rispose facendomi sorridere, -sempre il solito sei- risi stringendomi di più al suo petto, trascinando anche la bambina, -stava male?- continuò facendomi annuire, -domani speriamo che guarisca- continuai facendole ancora i grattini, questa volta sul braccio.

Verso le dodici emmezza mi svegliai, controllando subito se Karine e Stephen fossero ancora lì; dopo averli visti ancora dormire, sorrisi, infilandomi tra le braccia di Stephen: -già sveglia?- domandò accarezzandomi la schiena, coperta dai miei capelli, -abbiamo dei figli a cui badare- gli ricordai alzandomi dal letto, indossando poi la sua maglietta. Lo vidi sbadigliare e poi stirscchiarsi i muscoli, -ancora dorme?- chiese stranito, avvicinandosi alla bambina per abbracciarla, -ha la febbre- parlò guardandola dolcemente, -misurala- ordinai lanciandogli il termometro, -38.6- rispose alzando lo sgaurdo per incontrarlo con il mio, -sciroppo e letto-.
Dopo averle lasciato più di un bacio sulla fronte, si alzò ed entrò in bagno, mentre io mi stavo vestendo: indossai un jeans largo con una canotta con lo scollo americano, leggermente corta. -Diego- urlai con la porta aperta, sentendo poi i passi del bambino avvicinarsi, -che avete combinato?- domandai sapendo che si erano svegliati prima di noi, -abbiamo fatto colazione poi abbiamo giocato in giardino- spiegò guardandomi, -qualcosa di rotto?- chiese, questa volta, il padre, -un piatto- rispose indeciso se dirlo o meno, -solo uno?- domandò ancora l'uomo facendomi sorridere, -si- annuii facendomi intenerire, -bravo- sussurrai prendendolo in braccio per lasciargli un bacio, -Karine sta male?- chiese appena vide la sorella ancora sdraiata, con gli occhi chiusi, -si amore, adesso lasciala dormire così quando si sveglia sta bene- gli spiegai così, dopo averla saluta con baci, ritornò giù, seguito da noi due. -Che avete mangiato?- domandò Stephen, vedendo che la cucina era perfettamente in ordine, -la torta della mamma e il latte- spiegò Maicol, facendomi annuire, -siete piccoli ma molto intelligenti, andate a giocare se volete, l'acqua della piscina è anche calda- continuai sorridendogli appena uscirono in giardino.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora