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I bambini andarono dal padre seguiti da David, mentre io ero in macchina agitata, -cosa c'è?- parlò mio marito aprendo la portiera dell'auto, -tutto bene?- chiesi facendolo annuire dolcemente, -si- rispose, -c'è qualcuno per te- continuai indicandogli poi due uomini poco lontani, -furba- scherzò guardandomi e facendomi sorridere, prima di dirigersi verso di loro.
Lo guardai, eccitandomi per il suo modo di fare autoritario, che mi fece subito ricordare la prima volta che ci eravamo visti.
Mi ritengo molto fortunata; avevamo due vite opposte l'uno dall'altra e lui, nonostante il suo stile di vita non gli venisse incontro, ha insistito ed è riuscito a far funzionare tutto questo semplicemente perché voleva, e mi ritengo molto fortunata per questo: non è semplicemente un mafioso che lavora, comanda, uccide e mette paura ma vuole anche vivere la vita facendo quello che lo fa stare meglio e, cosa più importante, non ha paura di amare, una cosa che i mafiosi, da quello che avevo visto e sentito, sembrava temessero.
Immersa nei miei pensieri non mi accorsi che proprio quest'ultimo, che aveva finito di parlare con i due uomini, mi stava fissando da lontano, come se volesse capire a che stessi pensando: sorrisi scendendo poi dall'auto.
Ammirai tutto il paesaggio intorno a me ed eravamo in un parcheggio desolato con intorno alberi e prati; controllai i bambini che in questo momeno stavano giocando con lo zio, -Jasmin- urlarono e appena mi girai mi ritrovai davanti uno strano signore, -allontanati- continuò Stephen appena lo vidi davanti a me; mi spostai di poco, volendo capire chi fosse l'estraneo. Parlò in russo facendomi poi incazzare visto che sembrava lo facesse apposta, così mi spostai andando a guardare i bambini divertirsi, -non devi farlo mai più- minacciò vicino al mio orecchio tenendomi salda al suo corpo, -cosa?- domandai non girandomi neanche a guardarlo, -devi fare quello che ti dico, sempre- rispose con voce minacciosa, -è da un pó di tempo che ogni volta che mi parli così- iniziai appoggiando il mio fondoschiena al suo pacco, sentendolo subito reagire, -mi eccito che non hai la minima idea di cosa vorrei che mi facessi- finii e quando mi girai a guardarlo, notai nei suoi occhi un miscuglio di lussuria, desiderio, possessione e anche rabbia, -per quanto vorrei compiacerti ora, dobbiamo parlare di una cosa- disse nervoso, meno di prima ma comunque lo era; -di cosa?- domandai non avendo proprio idea di cosa potesse essere, -siamo sempre andati d'accordo, non ci siamo mai mancati di rispetto però odio quando non mi ascolti e fai quello che ti pare, non ti ordino mai nulla quindi, se lo faccio, ascolta quando ti parlo e fai quello che ti dico, sopprattutto se sono incazzato- sbraitò senza però urlare molto, -ah, voi mafiosi quanto rompete- imprecai allacciando le braccia al suo collo, -отлично? (va bene?)- chiese avvicinandomi di più a lui, -отлично- risposi facendolo sorridere. Rimanemmo lì a guardarci per qualche secondo, -Поцелуй меня (baciami)- sussurrai e senza farselo ripetere lo fece, -quando parli russo impazzisco- ammise facendomi poi sorridere, -Я тебя люблю (ti amo) continuai provocandogli una risata, -più sto con te e più capisco che eravamo destinati a stare insieme, non mi posso immaginare con un'altra- continuò accarezzandomi una guancia, -e ti conviene- minacciai guardandolo malissimo, -non hai mai avuto motivo di essere gelosa, ed ora lo sei?- scherzò guardandomi mentre rideva divertito, -io ho motivo di essere gelosa, chissà quante ci provano- ribattei ancora, -mai nessuna è arrivata al tuo livello però è mai succederà, io posso amare solo te- continuò facendomi sorridere subito, -avete rotto, venite- urlò Karine facendoci risvegliare dalla nostra conversazione, -e lei- aggiunse facendomi annuire ovvia, -Diego- urlai visto che non lo vedevo più, -è con David là- mi tranquillizzò facendomelo vedere, -dai andiamo- continuò intrecciando la mia mano con la sua, -voi andate, tu non farti rivedere senza quei soldi- avvisò i tre uomini che poi, aspettando solo un suo ordine, salirono in auto ed andarono via.

-Che ci facciamo qui?- domandai gaurdando i bambini entrare nel bosco, -un giro- rispose facendomi fare una faccia buffa, -non ci credo, parlavi pure di rispetto prima- dissi facendo finta di arrabbiarmi, tant'è che mi prese da dietro e mi riempii di baci sul collo, facendomi ridere, -stiamo mettendo al sicuro le due pesti- spiegò guardandomi fisso, -prevenire non è meglio che ammazzarli tutti?- commentò poi accarrezandomi la guancia, -non sono in pericolo- continuò poi facendomi annuire, -non lo capisci o non lo vuoi capire che sono tanto potente da potervi proteggere anche se fossimo nello stato nel nemico?- domandò poi facendomi leggermente sorridere, -sono la madre, è il mio lavoro preoccuparmi- scherzai, -oh, ti ricordi quella volta in cui ci eravamo divisi i compiti? Tu eri la mamma ed io il papà- risi ricordando il tutto, -la giornata più stancante di sempre- commentò facendomi scoppiare a ridere, -e pensare che sono passati quattro anni- continuai colpita, -ne sono passati quasi nove da quando ci conosciamo- aggiunse facendomi sorridere dolcemente, -e ti amo sempre di più- sussurrai io baciandolo di nuovo, -ancora?- urlò la bambina facendomi ridere, -muovetevi- ordinò dopo facendo divertire anche il padre, che la prese in braccio prima di seguire il sentiero, per arrivare poi ad una terrazza. -La casa nella roccia?- domandai colpita facendolo poi ridere, -vi piace?- chiesi, -si- rispose Diego avvicinandosi a me, -staremo qui- continuai, -per quanto?- domandò Karine, -due settimane- rispose facendola annuire, -beh, mangiamo qualcosa?- continuai affamata facendo annuire anche Diego che presi in braccio, -fuori?- parlò, questa volta David, -no, cucino io- si offrì l'altro uomo facendomi ridere di gusto.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora