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-Cos'è questo posto?- domandai stranita visto che eravamo in mezzo alle fabbriche, -sembra, ma è buono, anche tanto- mi avvertì guardandomi, -cosa si mangia?- chiesi dopo, -pesce- rispose guardandomi con il sorriso, -mangio anche quello crudo, la ginecologa ha detto si- lo avvertii sicura facendolo annuire divertito.
Entrammo nel locale e sorrisi divertita appena vidi il banco del pesce come al mercato; -ordini quello che vuoi mangiare crudo, poi ti fai friggere quello che vuoi fritto- spiegò facendomi annuire contenta, -siediti che faccio io- continuò indicandomi un tavolo, -ti aiuto- parlai sicura, ricevendo un brutto sguardo da parte sua, -ah, sempre il solito-.

Stavamo mangiando mentre parlavamo della gravidanze finché qualcuno non ci interruppe, chiamando Stephen. Mi guardò incazzato nero facendomi sorridere leggermente; -sto mangiando con tua madre- parlò facendomi corrugare la fronte, -tieni- mi passò il telefono, -pronto- risposi non sapendo neanche con chi stessi parlando, -mamma, quando tornate prendete qualcosa da mangiare al mc?- domandò Karine per poi salutarmi, senza neanche aspettare una mia risposta.

-Cosa stavo dicendo?- domandai continuando a mangiare, -che anche due gemelli ti andrebbero bene- mi ricordò facendomi annuire, -si, sai che bello?- risposi facendogli scuotere la testa, -con uno già non dormivi mai, con due, è la fine- ammise impaurito, -ma con questa pancia non so- aggiunsi guardandolo, -cosa c'è?- chiese curioso, visto che continuavo ad osservarlo, -non sei cambiato di una virgola da quando ci siamo conosciuti, sempre lo stesso- affermai, -non so neanche perché fai ancora palestra- aggiunsi mentre mi guardava stranito, -dove vuoi arrivare?- domandò confuso, -da nessuna parte, vorrei solo fermare il tempo- spiegai, -e non invecchiare più- finii, -sei ancora giovane- ribatté, -anche tu se è per questo, voglio solo dire, il tempo passa, troppo velocemente- parlai facendolo ridere, -hai ancora una vita davanti non angosciarti già ora, poi si, è passato tutto molto velocemente ma dobbiamo ancora liberarci di quei due e crescerne un altro, non mi sembra tanto male- mi rassicurò, -uno di quei due ti chiama ancora- scherzai indicandogli il cellulare, -cosa?- rispose stufo, -vai a dormire che sei urbiaca- disse facendomi scuotere la testa, -ti assomiglia proprio- lo presi in giro facendolo sorridere leggermente, -vuole il mc- mi avvisò, -andiamo allora, tanto abbiamo finito- dissi poi facendolo annuire.

Ritornati a casa, dopo essere passati dal fast food, trovai Karine sdraiata sopra il fratello sul divano. Mi tolsi i tacchi e poi andai da loro, -vi siete divertiti almeno?- gli domandai sdriandomi accanto a lui, -lei si, se si controllava potevo farlo anche io- spiegò guardandola arrabbiato, -tu ti diverti quando vuoi- lo ammonì il padre facendomi alzare un sopracciglio, -non criticare, tu eri peggio- lo difesi, -ma se non mi conoscevi neanche- ribatté facendomi scuotere la testa, -era peggio di te, ne sono sicura- mi rivolsi al figlio facendo ridere Stephen che mi tirò verso di lui per farmi appoggiare al suo petto, -ti guardi qualcosa con noi vero?- domandai a Diego che si girò a guardarmi, -dai ti prego- insistetti facendolo annuire, -oh, cogliona, mangia- svegliò la sorella dandole uno schiaffo in faccia, facendola alzare con tutti i capelli scompigliati, facendomi ridere, -tieni- continuò porgendole il sacchetto del mc.

Ci guardammo un bel film horror tutti insieme, o per meglio dire, Karine era lì ma dormiva.

La mattina dopo quando mi svegliai ero in camera da letto; come ogni volta la nausea mi fece iniziare la giornata di merda, ma spero, come ogni volta che migliori.

Scesi in cucina non trovando nessuno e quando contrallai l'ora vidi che erano le quattro di pomeriggio: altro che mattina. Mi preparai un panino e poi chiamai Stephen, -mi sono appena svegliata- lo informai, -menomale, ti alzi sempre per vomitare- rispose, -i bambini dove sono?- continuai sentendolo ridere, -hanno 17 e 16 anni, non sono più tanto bambini- ribatté facendomi sbuffare, -sono bambini perché sono miei figli- dissi ovvia, -mi sta chiamando ora Diego, ci risentiamo tra poco- concluse chiudendo la chiamata.

Povs Karine

Ero appena uscita da scuola e mentre stavo aspettando che mio fratello venisse a prendermi una donna si avvicinò a me, sedendosi nella panchina di fronte. Iniziakmo una conversazione quando mi chiese dove si trovasse la biblioteca, e dopo averle risposto continuammo a chiacchierare finché non arrivò Diego, -se ti alzi da questa panchina ti ammazzo- minacciò lei qualche secondo prima che mi alzassi, -ora andiamo insieme da tuo fratello e gli dirai chiaro e tondo che verrai con me questo pomeriggio- mi spiegò prendendomi a braccetto mentre mi puntava la pistola al fianco; arrivammo davanti la Mercedes di Diego che, appena mi vide, capì subito che qualcosa non andava, -ho incontrato questa signora che si è offerta di leggere l'unico libro che ho scritto, speriamo bene- parlai facendolo ridere, -la posso ringraziare? È da una vita che cerchiamo qualcuno che lo faccia- disse mio fratello scendendo dalla macchina con questa scusa. Le puntò l'arma e dopo averle sparato mi fece subito salire in auto, -non andiamo a casa potrebbe essere pericoloso, chiamo papà e gli racconto tutto- mi spiegò appena controllò cosa avesse addosso la donna, ma niente di importante, -che accento aveva?- mi chiese, -normale, parlava il russo bene- ricordai mentre guardavo fuori dal finestrino, -metti il telefono in carica così ci trova senza che ci fermiamo- mi ordinò poi, accelerando. Dopo pochi minuti mi ritrovai non so quante macchine che circondavano l'auto in cui ero dentro, e in quella davanti a me riconobbi subito la figura di mio padre. Ci accompagnarono al palazzo di quest'ultimo e appena scesa mi venne ad abbracciare, -ti ha fatto qualcosa? Ti esce sangue? È già morta vero?- domandò a raffica ma lo abbraccia per fargli capire che stavo bene, -fatti preparare qualcosa da mangiare, avrai fame- continuò accarezzandomi una guancia, -la mamma può venire?- chiesi facendogli scuotere la testa, -a casa è al sicuro, vai a mangiare qualcosa poi ti porto da lei- finii ritornando a parlare con Yuri, -dai ti faccio compagnia io- mi abbracciò David accompagnandomi al bar. -Non ti vedo spaventata- iniziò facendomi annuire, -non lo sono- gli diedi ragione facendolo annuire, -perché?- domandò, -non mi sembrava una donna che fosse capace di ammazzare, ho visto più una donna che provava a sopravvivere- ammisi facendolo annuire, -se è ancora viva ci parli tu- si intromise mio padre facendomi annuire, -non la ammazzerai- parlai sicura ma mi guardò per qualche secondo, -ti ha puntato una pistola- mi ricordò, -non era carica, tremava troppo, questo vuol dire che non l'aveva caricata- ribattei facendolo sorridere, -vediamo che ci dice poi si vedrà, intanto ti riporto a casa- spiegò prendendo poi lo zaino che era accanto ai miei piedi.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora