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Atterrati in Russia, mi sbrigai ad entrare in auto per l'aria gelida che picchiava sulla mia pelle, -ho venduto tutte le altre case- annunciò guardandomi, -mh, come sempre fai quello che ti pare- risposi facendolo sorridere, -mi piace questo botta e risposta- commentò facendomi definitivamente ridere, -non erano sicure, infatti ne ho comprata un'altra, appena fatta costruire, grande abbastanza e con i muri spessi- ammise facendomi continuare a ridere, -non dovevamo andare negli Stati Uniti?- ribattei guardandolo con un sopracciglio alzato, -vuoi andarci? Andiamo, volevo solo aspettare di sistemare i nostri problemi- spiegò facendomi sorridere, -abbiamo sempre dei problemi io e te- commentai, facendolo sorridere, -e questo perché siamo due teste di cazzo- aggiunse facendomi annuire ovvia, -mi devi cinque milioni- annunciò dopo girandosi a guardarmi, -mh, sicuro?- domandai guardandolo sorridente facendogli negare con la testa, -mi basterebbe una vacanza insieme- aggiunse dopo, -mi dispiace per tutto quello che è successo, vederti così distrutta, piangere su quel letto di merda- ammise subito dopo con un leggero magone, tanto da farmi girare la testa colpita, -per quanto sei dolce e da riempire di baci, è stata colpa tua- ripetei la milionesima volta, -non ci credo- urlai subito dopo, appena mi arrivò un messaggio da Roxana, -cento chili, ho guadagnato dieci milioni, batti cinque- spiegai porgendo la mano verso Stephen che mi rubò il telefono dalle mani, -eh, l'invidia- scherzai non provocandogli una reazione, -a chi?- domandò riporgendomi il cellulare, -a chi cosa?- chiesi corrugando la fronte, -a chi l'hai venduta?- precisò, -ah un certo Max- risposi leggendo il nome sul telefono, -Foster?- domandò facendomi sbuffare, -come fai a sapere sempre tutto?- imprecai guardandolo sorridere, -lo ammazzo ora questo qui, è mi riprendo sta fottuta droga di merda- rispose facendomi sorridere, -mh ne sei sicuro?- ribattei arrabbiata, -certo che lo faccio, perché lui poteva solo comprare da me ed ora ha preso da te, questo senza chiedermelo non può farlo- spiegò continuando a guidare, -e lo faccio anche un pó per darti fastidio- continuò facendomi scuotere la testa, -che stronzo che sei- sussurrai leggermente divertita, -quello sguardo- continuò dopo e appena alzai gli occhi lo vidi rivolto verso di me, -stai pensando a come farmela pagare, lo so- annunciò facendomi ridere: aveva ragione, stavo proprio pensando a quello.

Arrivati nella nuova casa, sorpassando un enorme giardino, parcheggiò l'auto e quando scesi sentii subito le urla dei miei figli, -ciao amori miei- li salutai prendoli in braccio, lasciando poi un casino di baci ad entrambi, -il papà si è fatto perdonare?- domandò Karine guardandomi curiosa, -si amore, dopo ti dico- sussurrai l'ultima parte facendola poi annuire, -vi piace la casa?- chiesi dopo guardando poi Diego, -si, la mia camera è grandissima- urlò correndo dentro per farmela vedere. -Cazzo- imprecai silenziosamente appena varcata la porta, -non si dice- mi ammonì Stephen circondandomi la vita con le sue grandi braccia, -è stupenda- ammisi ammirando ogni minimo dettaglio, -dopo 45 milioni per farla costruire direi che stupenda sia il minimo- commentò lasciandomi un bacio sul collo, prima di sorpassarmi ed entrare, -rimani lì?- chiese ironico facendomi scuotere la testa divertita.

-Sono già le sette, cosa mangiamo?- domandai appena entrata in cucina, -c'è qualcosa da mangiare?- continuai ma appena aprii il frigo lo trovai stra colmo di roba, -che si mangia?- ripetei facendo ridere la bambina, -niente idee?- chiese Stephen guardando i bambini, -riso giallo?- domandai, -con le salsicce- aggiunsi facendo sorridere Diego, -va bene- accettò anche la bambina scendendo dalle spalle del papà, -oh, ma ciao- salutai appena vidi David, -ho portato i bambini- spiegò facendomi annuire ovvia, -tutto bene?- chiesi facendolo annuire, -mangi con noi?- domandò mio marito facendogli scuotere la testa, -avrà da fare con la sua ragazza- risposi guardando Stephen divertita, che ricambiò fulminandomi, -sto scherzando- precisai sorridendo al ragazzo, imbarazzato, -io vado- parlò prima di uscire dalla casa, -non l'ho mai visto così tanto in difficoltà- commentai indicando l'uomo appena andato via, -mh- mugugnò innervosito andandosene via. -Hai un pó esagerato- mi avvertì la bambina dal corridoio, -dici?- chiesi frustrata, -si, papà alla fine ci è stato male- spiegò ordinandomi con gli occhi di seguirlo.

-Che stai facendo?- domandai osservandolo nel suo nuovo ufficio, tutto bianco, -sistemo delle cose- rispose non guardandomi nemmeno, -scusa- parlai visto che vederlo così mi faceva stare male, -perché continui a fare così?- chiese guardandomi, -stavo solo scherzando- risposi sedendomi sulla scrivania, -non farlo più- finii con l'intenzione di uscire ma gli afferrai il polso per fermarlo, -te la prendi seriamente per quello che ho detto?- chiesi stranita, -si, sai che brutto vederti andare via così?- urlò facendomi sobbalzare, -non avevo intenzione di dare fastidio, era solo per far capire a David che poteva parlare tranquillamente di quella ragazza- spiegai allacciando le braccia intorno al suo collo, -ti fidi di me si o no?- domandò facendomi subito annuire, -mi sono sempre fidata di te, quel giorno, dopo quel litigio, vederti lì, ho pensato male quando mai l'avrei fatto- risposi lasciandogli un bacio sul collo, -mi dispiace, non credevo ti desse così tanto fastidio- cotinuai ricevendo un bacio da parte sua, -inauguriamo il letto?- chiese facendomi sorridere ovvia, -sta sera però, ora preparo la cena- lo avvisai facendolo annuire, -io devo uscire- mi avvisò appena gli arrivò un messaggio, -ti voglio a casa per le otto emmezza, massimo nove- lo avvertì prima di salutarlo.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora