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-Hai finito?- chiesi appena uscita dal bagno, visto che Stephen era poco più distante, -si, voi intanto andate a mangiare da qualche parte, io arrivo- spiegò dandomi le chiavi dell'auto, prendendo poi la bambina in braccio, -cosa vuoi mangiare?- le domandò accarezzandole i capelli, -non lo so, pizza- rispose lei allacciando le braccia al suo collo, -pizza?- ribatté lui oramai stufo di mangiarla, -scegli tu allora- mi intromisi sistemandomi i capelli dietro l'orecchio, -se mangiamo a casa?- continuai guardandoli entrambi, -cosa?- domandarono girandosi a guardarmi, -o la lasagna, ma mangiamo tardi- iniziai ma risposero subito di si facendomi ridacchiare,  -invito anche gli altri- parlai ovvia avvicinandomi all'uomo, facendolo poi annuire, -dai andiamo- sussurrai alla bambina, -posso rimanere con te?- chiese appoggiando la testa sulla spalla del papà, -va bene- rispose accarezzandole la schiena, lasciandole poi un bacio sulla fronte, -chiedo anche a Diego- continuai uscendo fuori, -amore, Karine rimane con il papà, resti anche tu?- domandai accovacciandomi, -perché vai via?- domandò Hannah riportando l'attenzione su di me, -ho fame, vi va di venire a mangiare da noi?- domandai alle due ragazze facendole annuire, -cosa mangiamo?- domandò Sophie sedendosi su una panchina, -la lasagna- risposi facendole spalancare gli occhi, -però mi dovete aiutare, se no mangiamo tardi, il ragù è pronto quindi non rimane molto- le avvisai prima di dirigermi verso l'auto, visto che Diego era rientrato, dal padre.

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Dopo la serata, passata in compagnia di tutti gli altri, finita più o meno verso le due di mattina, mi sdraiai sul divano, dopo aver portato i bambini nelle loro camere.
-Era proprio necessario rovinare la serata a tutti?- domandai appena lo vidi ritornare dal bagno, -ti ha toccato- imprecò arrabbiandosi subito, -fa niente, potevi almeno non farlo davanti ai bambini- ribattei guardandolo negli occhi, -Jasmine ti prego, il fatto che qualcuno ti tocchi mi fa andare in bestia, se ti metti a dirmi pure che ho sbagliato io divento pazzo- affermò mentre vedevo piano  piano la pupilla dei suoi occhi dilatarsi, -non ho detto questo, ti ho semplicemente chiesto se era necessario farlo lì davanti a tutti- ripetei guardandolo seria, -faccio quello che voglio quando mi pare, se ti tocca e voglio ammazzarlo lo faccio, se qualcuno ti guarda e voglio ammarlo lo faccio, se qualcuno ti dà fastidio è uguale, solo perché c'erano i bambini non sono andato oltre, e ricordati che per te farei di peggio, sei mia, e il solo fatto di vedere qualcuno accanto a te mi manda fuori- continuò sedendosi vicino a me, -non mi rassicura per niente questa cosa- ammisi facendolo appoggiare al mio petto, -non l'hai mai accettata questa cosa, solo che mi viene impossibile stare calmo di fronte a qualcuno che non conosco e che ti parla, non mi fido- mi rispose accarezzandomi la gamba, -va bene- sussurrai lasciandogli un bacio sul collo, -se fossi gelosa tu- sussurrò dopo facendomi sorridere, -diventeresti pazzo- finii facendolo ridacchiare, -sono già pazzo- continuò alzandosi e mettendosi sopra di me, -lo so- sussurrai prima di avvicinarlo e baciarlo.
Per un altro pò di tempo ci guardammo un film sdraiati sul divano finché, stanchi, non andammo a dormire.

Durante la notte mi svegliai per il freddo e dopo aver messo un'altra coperta, ritornai a sdraiarmi sul materasso, -tutto bene?- chiese Stephen girandosi verso la mia parte, -si, avevo solo freddo- ammisi infilandomi in mezzo alle sue braccia, -che meraviglia- sussurrai visto che lui era caldissimo, -hai un pó di febbre- parlò col mio stesso tono, -mh, tanto domani passa- continuai ma lo sentii alzarsi e accendere l'abat jour sul comodino, -prendi questo- ordinò consegnandomi una piccola pastiglia, -mh- mugugnai allungando la mano per prenderlo, -che ore sono?- domandai prima che la sua sveglia iniziasse a suonare, -non dirmi che devi andare a lavoro?- chiesi triste facendolo annuire, -hai dormito solo quattro ore- continuai, -devo lavorare, e tu che volevi fare le mie stesse cose- disse ridendo facendomi arrabbiare, -io lo dico per te cretino, mamma mia mi fai passare pure la voglia di dormire- imprecai alzandomi e uscendo dalla stanza, andando fuori per fumare. Rimasi sulla terrazza a guardare il bosco per molto tempo finché non uscii proprio la causa del mio cattivo umore, -ci vediamo dopo- salutò fermandosi a guardarmi, -va bene- risposi buttando il mozzicone nel posa cenere.

Appena fu andato via, mi feci una doccia indossando poi una canotta blu elettrico, jeans e scarpe da ginnastica, -ragazzi, dobbiamo andare a scuola- lì chiamai entrando nella camera di embrambi per controllare se fossero svegli. Preparai un pó di latte e dei cereali e, quando furono pronti, si sedettero a mangiare; -avete fatto le cartelle?- continuai accarezzando i capelli del bambino che era ancora mezzo addormentato, -dai su, che tanto a scuola di divertite- continuai sorridendo a Karine, che mi guardò  poco convinta, -io ho sonno- si lamentò il bambino stringendomi la mano, -anche io amore ma bisogna andare a scuola- insistetti prendendolo in braccio, -dai, che poi quando uscite facciamo quello che volete- continuai ricevendo dei sorrisi.

Lasciai i bambini a scuola e poi ritornai a casa.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora