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Ps.(anche se andrebbe messo alla fine)
Senza spoiler, ma LEGGETE: per farvi capire meglio un discorso che due protagonisti avranno (AHAH), vorrei informarvi che in Russia, la scuola è obbligatoria fino a 16, come da noi; la differenza è che qui le elementari si iniziano a 5/6 anni, concludendo poi la scuola obbligatoria in seconda superiore. Li invece la primaria parte dai 7 anni, ne dura quattro più cinque di medie e, alla fine, chi vuole continuare va agli istituti tecnici, licei o college (che hanno durate diverse), se no molla. È facoltativo alla fine di questi studi iscriversi all'università.
Spero di essermi spiegato bene ;)

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Appena entrati nella sala notai che il ragazzo di prima non toglieva più lo sguardo da mia figlia; talmente intensamente la guardava che quasi mi spaventai. -Si lho notato- parlò Stephen sedendosi accanto a me, -mi ha già parlato di questa cosa- aggiunse facendomi spalancare gli occhi, -parole precise, quando è successo?- domandai agitata, -è furbo, abbiamo parlato, preso confidenza poi è uscito l'argomento, mi ha chiesto senza peli sulla lingua se mi andasse bene che le chiedesse di uscire- spiegò, -e tu?- domandai ansiosa, -gli ho detto di no- rispose guardandomi, -non ti ha dato tanto retta- gli feci notare, -vuol dire che sa il fatto suo- ribatté, -ti piace- parlai sicura e un pó colpita, sogghignando, concludendo poi il discorso visto l'arrivo do Karine: -comportati bene- la avvertii il padre, prima che ci alzassimmo per andare vista dove.

Pov's Karine

Sentivo che mi guardava ma provai a non dargli retta, sia per farlo un pó penare che per mio padre.
Appena uscita dal bagno, non trovai più mio fratello, e neanche i miei genitori, così uscii per vedere se fossero andati a fumare.
Indovinate chi trovai? Ah, il destino.
Indecisa se chiedergli una sigaretta visto che le odiavo, rimasi per pochi secondi a guardarlo finché non presi coraggio. Appena formulai la domanda si girò lentamente verso di me: annuì. -Hai mai fumato?- chiese prima di passarmi l'accendino, -si- annuì divertita, -le canne- aggiunse facendo una faccia seria, come se stessimo giocando all'indovinello, -forse- risposi misteriosa, facendo il primo tiro, prima di sedermi sugli scalini dell'entrata.
Poco dopo si mise accanto a me.
-Come ti chiami?- domandò ma il mio cuore iniziò a fare i salti di gioia, -Karine, tu?- ribattei girandomi a guardarlo, -Igor- parlò tra un tiro e l'altro, -non ti stai divertendo- disse sicuro provocandomi un sorriso, -è possibile farlo? Musica noiosa, persone noiose e cagasotto che manco mi rivolgono la parola- spiegai facendolo annuire, -hanno paura di tuo padre- disse sicuro lanciando poi il mozzicone, -sai chi è mio padre?- chiesi, mentendo -se sei a questo evento sai chi è Sokolov, poi ci ho parlato prima, davanti a te- disse sicuro facendomi scuotere la testa, -ah, eri tu?- feci la finta tonta facendolo annuire divertito: figura di merda.
-Ti sto dietro da molto- parlò poco tempo dopo, facendomi diventare rossa, -in che senso?- chiesi, -non sono bravo con queste cose- iniziò girandosi a guardarmi, -mi piarebbe conoscerti- annunciò ma poi mi sorrise, -nella mia testa suonava più figo- ammise ma oramai ero diventata un vulcano; iniziai ad avere caldo e sicuramente avevo anche le guancie rossissine. -Vieni- disse porgendomi la sua mano, che guardai titubante prima di afferrare: che bella mano. -Non ti faccio niente, se fossi stata in pericolo credo che sarei già morto- scherzò e annuì ovvia, facendolo sogghignare.

-Vai a scuola?- chiese facendomi annuire, -sto studiando al college, vorrei diventare medico, specializzandomi in neurochirurgia- spiegai mentre mi guardava interessato, -tu invece, solito mafioso?- domandai ma si fermò guardandomi, -per ora si, però sto iniziando a commerciare auto, belle auto- spiegò facendomi annuire, -auto di che tipo? Rolls Royce?- chiesi facendolo sorridere, -anche, dipende dove si spediscono, per ora porto in oriente e metà Europa- disse infastidito continuando a camminare, -non ti sta andando tanto male- sussurrai urtandogli il braccio, -non mi posso lamentare, vorrei allontanarmi di più ma abbiamo problemi con gli arabi- confessò, -non me li nominare, non so quante volte abbiano provato a farmi fuori- ricordai, ma si fermò ancora, facendomi ridacchiare. -So di tuo fratello- disse stranito, -Sokolov è furbo- continuò circondandomi le spalle con il suo braccio, -perché?- domandai confusa, -non ti preoccupare, ti vuoi specializzare in neurochirurgia, poi vorresti stare qua?- cambiò discorso ma non feci in tempo a rispondere che mi squillò il cellulare.
-Pronto- risposi fermandomi in mezzo al sentiero che stavamo percorrendo, -stanno dando da mangiare- mi avvertì mia madre, -sei con lui?- domandò dopo, ma visto che era accanto a me e poteva sentire, risposi: -si ma glieli do domani-.
-Dove mi stai portando?- gli chiesi ad un certo punto facendolo voltare, -abitavo qui vicino prima, e avevo costruito una serra dove piantavo marijuana- spiegò prendomi la mano per farmi passare un fiumicello, -eccola- annunciò fiero, sparando al lucchetto che teneva chiusa la porta. -Che schifo- commentò appena vide che era tutto pieno di polvere e ragnatele, girandosi a guardarmi con un sorrisino, -stiamo qui dentro ugualmente?- chiese di nuovo, tirando fuori tutto l'occorrente per preparare una canna; -usi la mia giacca visto che hai il vestito corto- aggiunse, così accettai, sedendomi di fianco a lui.

Appena la accese lo guardai e mi venne subito voglia di baciarlo. Non so che dire, mi fa un effetto proprio strano, saranno i miei ormoni che non vedono l'ora di "liberarsi". Con quelle belle mani, la mascella squadrata e quel cazzo di profumo che continuava a farmi venire attacchi di caldo, da lì a poco sarei svenuta se non mi avesse baciato. -Tutto bene?- domandò facendomi annuire, risvegliandomi dai pensieri un pó esagerati, visto che oggi è la prima volta che lo vedo, anche se lui mi ha detto che gli interessavo già da un pó. -Tieni- parlò passandomi poi la canna, senza togliere più lo sguardo dal mio. -Cosa?- domandai imbarazzata, -se domani sera venissi insieme a me a una gara di moto?- propose lasciandomi di sasso, -non credo che mio padre mi lascerebbe- ammisi, -ci parlo io con lui- mi interruppe, -non credo che mi lasci lo stesso- precisai, -ti lascia- ripeté seriamente, -l'importante è crederci- scherzai ma mi guardò male, -scomettiamo, quando ti farà venire mi darai un bel bacio- disse sorridente: dammelo ora sto bacio, no?
-Me lo vorresti dare ora- pensai: sembro pazza, lo so, ma tanto mi ha già confermato che gli piaccio. Sogghignò; -ti voglio baciare dalla prima volta che ti ho vista- ammise, -e quando mi avresti vista?- domandai stranita ma mi sorrise prima di avvicinarsi ancora, -sempre a queste inutili cene- rispose accarezzandomi una guancia. Ci interruppero a mio dispiacere spalancando la porta; pensai fosse mio padre, ma invece fu un uomo con la pistola in mano. Igor si alzò immediatamente e senza un minimo sforzo gliela tolse dalle mani prima di sbatterlo al muro, prendendolo dal collo. Lo guardai imbambolata prima che lo uccidesse, uscendo poi a controllare se ce ne fossero altri. -È libero- parlò precedendomi, afferrandomi poi la mano, -non avere paura- aggiunse facendomi annuire, -posso il bacio?- sdrammatizzò ma senza dire niente mi avvicinai a lui, appoggiando le mie labbra alle sue. Mi circondò la vita con l'unica mano libera che aveva prima di staccarsi; -andiamo che già hai rischiato, non vorrei succedesse ancora- sussurrò sorridendomi.
-Mio padre mi ammazza- pensai mentre ritornavano indietro, -no, sono io quello che viene ucciso- mi contraddì facendomi sorridere.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora