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Dopo che salutai tutti, presi un taxi per ritornare a casa.

Appena superata la porta d'ingresso andai in cucina per prendere una pastiglia per il mal di testa; dopo salii in camera e per rilassarmi mi feci un bagno caldo, fumando nel mentre una sigaretta.

Mi asciugai e dopo indossai delle mutande e una canotta lunga.

Sentii la porta principale aprirsi; guardai l'orario notando che erano le dieci emmezza. Mi alzai dal letto e come aprii la porta Diego mi saltò in braccio, -ei patato- sussurrai stringendolo a me, -come sei sporco, facciamo un bagno caldo e poi a nanna?- gli chiesi appoggiato alla mia spalla, ma stava già dormendo. Lo lavai e lo cambiai portandolo dopo nella sua stanza, -rimani con me?- chiese tenendomi per la mano così, dopo assermi sdraiata accanto a lui, incominciai a fargli le coccole in modo che si addormentasse ma rischiai di addormentarmi anche io se Stephen non fosse entrato in stanza, -ho messo Karine a dormire- mi avvisò ma annuii semplicemente, alzandomi dal materasso senza svegliare il bambino, -va bene- risposi; feci per uscire ma mi prese il polso, -perché devi fare così?- domandò, -io cosa sto facendo esattamente? Sei tu che quando vuoi fai quello che ti pare- ribattei guardandolo, -ci sono dei problemi e non voglio che ricapiti quello che è già successo- sussurrò accarezzandomi una guancia, -posso avere un bacio?- chiese dopo a pochi centimetri dalle mie labbra e talmente odiavo quella situazione che eliminai le distanze; mi prese subito in braccio e mi portò in stanza.
Continuammo a baciarci ma poco dopo scese verso il collo, la zona in cui ero più sensibile, e lui ovviamente lo sapeva, di fatto, sentii la sua mano accarezzarmi il clitoride; gemetti subito ma urlai quando entrò dentro di me e dopo innumerevoli spinte decise, venni seguita da lui.

Respirai cercando di calmarmi pensando a quanto il nostro rapporto fosse strano.

Appoggiò la testa sul mio petto e dopo, con il dito, tracciò linee immanigarie su tutta la coscia, -come sei caldo- sussurrai spostandomi e rannicchiandomi vicino al suo petto; poggiò la mano sulla parte bassa della mia schiena, completamente nuda, e incominciò a farmi grattini, -sei stanca?- chiese baciandomi la fronte, -ho un po' di mal di testa- spiegai avvicinandomi di più al suo corpo, -lo sai che ti amo da morire vero?- aggiunse lasciandomi un bacio sul collo; mi girai a guardarlo, -non te lo dicevo da tanto tempo, ma non scordartelo mai- aggiunse dopo lasciandomi un bacio sulle labbra, -non dimentico comunque il motivo per cui abbiamo litigato- sussurrai vicino alle sue labbra, -Jasmin ti prego, dammi tregua- continuò, -solo se mi dici il motivo per cui non mi fai lavorare con te- dissi guardandolo negli occhi, -se no che fai?- chiese mettendosi sopra di me, imprigionandomi tra lui e il letto, -mh, potrei, come ti ho già detto, fare esattamente quello che fai tu, solo in altro stato- gli spiegai facendolo ridere, -moriresti subito- commentò, -vogliamo vedere?- lo sfidai spostandolo da sopra il mio corpo, -non lo faresti- continuò accendendosi una sigaretta, -più continui a dire queste cose è più lo farò- gli spiegai guardandolo furiosa, -mettendo a repentaglio la tua vita?- ribatté, -no, sono sicura che se dovessi fare quello che fai tu sarei forse anche più brava di te- ammisi indossando una sua maglietta, -allora dimostramelo, ti affido la Polonia, potrai prendere la droga e le armi da chi vuoi tu- propose facendomi ridere, -non funziona così, il paese lo decido io, e sicuramente non sarà uno già sotto il tuo controllo- risposi incrociando le braccia, -scateni una guerra così...- iniziò ma prima che potesse finire lo interruppi, -una guerra che dovrò fare io, questi non sono affari tuoi- risposi indossando delle mutande prima di uscire dalla nostra camera.
Non avevamo mai avuto una conversazione come questa con lui e mi dispiaceva tantissimo litigare ma non accetterò mai questo suo comportamento.

Scesi giù cercando qualcosa con cui potermi distrarre, ma quando decisi di andare a fare un tuffo in piscina, incontrai Stephen davanti alla porta d'ingresso, -mi hanno chiamato perché c'è stato un problema, devo uscire- mi avvisò guardandomi, -va bene- sussurrai prima che chiudesse la porta principale. Mi sedetti sopra le scale fissando il punto davanti a me e dopo qualche secondo, scoppiai a piangere.
-Perché?- sentii dire e quando alzai lo sguardo vidi subito Stephen sorridermi gentile, -non dovevi mica uscire?- chiesi togliendomi le lacrime dal viso, -perché piangi?- ripeté sedendosi di fianco a me, -perché odio che mi sottovaluti, odio litigare con te e mi fa imbestialire il fatto che non lo capisci- sbottai continuando a piangere, -non ti sottovaluto e mai lo farò- rispose, -ah no? Prima sembrava che mi prendessi per scema invece- ribattei alzandomi, -risolviamo questa cosa prima che vado, vuoi creare una tua organizzazione? Fallo Jasmine, poi vedremo come finirà- disse deciso prima di uscire.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora