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Ricontrollai Karine che stava parlando al telefono con la sua amica così andai a vedere la mia nuova camera.
Era più confortevole rispetto alle altre, aveva quei colori chiari con quello stile tra antico e moderno. Mi buttai sopra al materasso e poi andai nella bagno che era collegato alla camera, ma senza stare anche a dirlo, era bellissimo.
Riempii l'acqua della vasca e poi, dopo aver insaponato tutto, entrai rilassandomi completamente; -sei già qui?- parlò divertito l'uomo facendomi aprire gli occhi, -non so come hai fatto ma la camera è veramente incredibile, io da questa casa non me ne vado più- annunciai causandogli una risata, -hai tempo da passare con me o dobbiamo subito andare a quella festa?- continuai dopo facendolo spogliare, così da immergersi anche lui. Mi tirò subito verso il suo corpo facendomi sedere a cavalcioni sulle sue gambe, -sono un pó ingrassata- parlai ad un certo punto, guardandomi il corpo, -sei bellissima- rispose lasciandomi un bacio, -tra un anno faccio i quaranta- annunciai frustrata facendolo sorridere, -per avere quarant'anni sei stupenda, non capisco neanche io come fai ad avere questo fisico senza fare nulla- aggiunse poi baciandomi il collo, -una settimana è troppo tempo- continuò dopo alzandosi con me in braccio per farmi sdraiare sul letto, bagnando quasi tutto il bagno e metà stanza.

Posso dire solo una cosa, non è cambiato di una virgola in questi anni, è sempre il solito uomo che amo, che mi fa sentire sempre nello stesso modo, anche quando facciamo l'amore.

Mi rilavai velocemente e dopo essermi vestita con un abito bianco che lasciava scoperta la mia schiena, indossai i tacchi e scesi per mangiare qualcosa. -Che bella che sei, mi ricordi quando tua zia Hannah ti preparava sempre al posto mio così potevo farmi bella e quando ti portava da me con quei vestiti piccoli- iniziai ma le lacrime me lo impedirono, -fai sempre così- parlò divertita abbracciandomi, -e comunque tu sei sempre bellissima, avrò preso da te- aggiunse facendomi scuotere la testa, -tu sei tuo padre fisicamente, devi tutto a lui- la ammonì facendola sbuffare, -parlaci e fidati che oggi sarai un pó più libera- continuai sistemandole i capelli, -avete finito?- urlai già stanca di aspettare, -si, sta facendo una cosa- mi avvertì Diego facendomi scuotere la testa, -tu hai capito?- continuai guardandolo minacciosa, -parli tanto della mia gelosia verso di lei- mi sussurrò Stephen all'orecchio facendomi spaventare, -che comprenda cos'è l'amore e che lo provi, a scopare e basta sono bravi tutti- ribattei facendolo ridere.

Saliti in auto arrivammo al gala, che aveva luogo in un museo della città, -Jasmine- urlò Stephen appena entrammo, -voi andate- parlò ai figli, facendomi sorridere appena vidi Karine contenta, -non farti piacere nessuno di questi quadri ok?- mi avvertì facendomi scoppiare a ridere, -non sto scherzando, fanno schifo- commentò poi facendo brutte faccie, -smettila- lo amminii fermandomi per ammirare la vista che dava sulla città, -cosa c'è?- chiese accarezzandomi la schiena, -vorrei vederti più spesso ma non so quanto potrà essere possibile- ammisi appoggiandomi al suo petto, -vieni con me- rispose stringendomi a lui, -Karine non vuole venire e se vengo io lei è obbligata- spiegai mentre mi baciava il collo, -poi magari finisce come in Brasile- continuai facendolo probabilmente innervosire, -lo sai che era diverso allora- mi ammonì tirandomi e continuando a camminare, -ma mi sono dimenticata di te, e non voglio che accada di nuovo- risposi facendolo fermare, -guardami- ordinò prendendomi il viso, -non devi avere paura di nulla, odio quando hai paura- parlò guardandomi dritto negli occhi, -tu non hai paura che possa capitare ancora qualcosa di simile?- domandai facendogli scuotere la testa, -prima era diverso, avevo tanti nemici, adesso le organizzazioni più forti lavorano con me- spiegò giocando con i miei capelli, -potrebbe capitare che qualcuno ci provi, ma falliranno- continuò sicuro facendomi scuotere la testa, -magari sono inteligenti- ribattei guardandolo e continuando a camminare, -odio quel ragazzo, non capisco perché parla sempre con lui- parlò infastidito guardando la figlia seduta davanti a noi, -lasciala stare, non possono neanche essere solo amici?- chiesi divertita, -sono stato un adolescente anche io, e fidati, non vuole fare amicizia- rispose sicuro facendomi scuotere la testa, -non tutti sono come te- ammisi ovvia, -non tutti sono come eri tu- mi corresse ricevendo un sorriso, -ce l'hai nel mirino, giusto? Lasciala stare e basta, se ha bisogno penso proprio che ti chiami- continuai stringendogli la mano.

Continuammo a girare per la mostra finché non sentimmo qualcuno chiamarci, -Diego sta prendendo a pugni uno- disse mia figlia con il fiatone, -sai perché?- chiese il padre mentre si faceva condurre da lei. Usciti dalla sala vidi mio figlio che teneva per il collo un uomo, molto più grande di lui, -guardami- ordinò Stephen di fianco al ragazzo che si girò con la faccia furiosa, -continuava a guardare Karine da lontano- spiegò tirandogli ancora un altro calcio, facendolo cadere a terra. Guardai l'uomo semi morente per poi portare l'attenzione su Stephen come per dirgli 'te l'avevo detto'. Presi Karine per poi portarla dentro, -hai paura?- domandai guardandola, -un pochino, se Diego ha ragione, mi stava cercando per un motivo- rispose facendomi annuire, -mezz'ora e sapremo tutto- la avvertii entrando poi nella sala dove si sarebbe tenuta la cena, -ciao Stich- parlò David salutando la nipote, che lo abbracciò, -i due pazzi?- chiese dopo, -all'entrata, vai che sicuramente più siete meno ci impiegate, e non tornate fra mezz'ora- spiegai tutto velocemente mentre si allontanava. Andai al tavolo con i nostri nomi, per poi sedermi con accanto lei; -il ragazzo che era prima con te ha una possibilità o lo bocci?- chiesi speranzosa che le piacesse, -è simpatico, ma vuole solo scopare- rispose tranquillamente facendomi spalancare gli occhi, -e come lo sai che vuole quello?- domandai preoccupata, -papà la prima volta che mi ha fatto lezione di auto difesa, mi ha detto un pó di cose- spiegò facendomi rimanere ancora di sasso, -e quanti anni avevi scusa?- continuai preoccupata, -nove- disse ridendo, -è pazzo- annunciai sicura facendola ridere di nuovo, -un pochino, poteva dirmelo quando ero più grande però mi è servito sapere alcune cose- ammise facendomi alzare un sopracciglio.

Because I don't let you go 3 || Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora