76- Bello rivederti

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Dopo quasi una settimana bloccata nel mondo onirico, tornare sulla Terra sembra strano. Familiare, certo, ma più come un ricordo assopito destinato a dissolversi. E la cosa che più mi spaventa è quel breve momento, appena sono con i piedi per terra e ho preso consapevolezza di essere sveglia, in cui provo repulsione verso il mondo, e desiderio di tornare in quell'illusione a cui ormai sono abituata.
Dopo questo fugace, quanto a posteriori terrificante, attimo, mi rendo conto che sono finalmente libera da quella gabbia dorata. Non più costretta con Morfeo nel suo mondo, le cui leggi sono ancora in larga parte a me ignote, e non costretta a stare costantemente in guardia, nel terrore di dire una parola di troppo o fare un gesto equivoco. E in qualsiasi caso, fra poco saremo alla resa dei conti.

Il vento che mi viene incontro sembra una benedizione, quasi quanto il canto degli uccelli. Sono viva, e sono sveglia. Sono sopravvissuta al territorio nemico. Posso farcela anche qui. E non importa che l'aria sia afosa, o che non sono certa che i miei compagni arriveranno in tempo, perché anche se distante mi arriva il sapore salino del mare e il dolce suono dell'infrangersi delle onde sugli scogli. Se c'è acqua salata, in qualche modo sono a casa. È poco lontano da me si estende l'intero Oceano Pacifico.

Mi riscuoto sentendomi opprimere dallo sguardo di Morfeo. La guerra non è ancora finita. Sono ancora sotto copertura, anche se per poco, se andrà tutto come deve andare.

A: "Se ti devo coprire le spalle, ho bisogno di un'arma."

Morfeo sbuffa una risata, e una spatha compare fra le mie mani.
La guardo con affetto, data l'importanza che questa particolare lama ha per me.
M: "Sono abbastanza certo che sapresti combattere egregiamente anche senza, ma se può aiutarti non vedo perché negartela."

Gli rivolgo un ampio sorriso, sincero.
A: "Grazie"

Morfeo fa un piccolo cenno con la mano, come a dire che non è nulla, ma ora che sto imparando a vedere oltre l'imperscrutabilità del suo volto, riconosco come la sua espressione tradisca la sua soddisfazione.

Mi guardo rapidamente attorno. Ci troviamo in mezzo alla natura, e dagli scorci che riesco a cogliere fra gli alberi intuisco che ci troviamo su un'altura poco lontana dall'Oceano, che probabilmente scende a picco sull'acqua. Morfeo deve aver regolato il tempo nel mio sogno ad Abu Dhabi in base al fuso orario di questa zona, perché come nel mondo onirico, anche qui è l'alba. Le prime luci del sole si rifrangono sul mare, e il vento che mi increspa i capelli è quello ancora notturno, freddo. Mi sfrego piano le braccia, rassicurandomi con la triste idea che fra poco la situazione si farà anche troppo movimentata.

Alla mia sinistra si erge timida una casa che sembra uscita da un libro. Si integra perfettamente nella natura con il tenue crema delle pareti, su cui fanno contrasto alcune travi. Il tetto a spiovente in legno da cui si distingue un caminetto in pietra contribuisce a dare un'aria fiabesca alla costruzione.
Quindi questo è il posto.

A: "Ancora non mi è chiara una cosa. Perché siamo dovuti venire a prenderli di persona? Li hai portati tu qui, non avresti anche potuto recuperarli con la magia?"

Morfeo mi guarda come se fossi ritardata, facendomi pentire subito di non aver taciuto.
M: "Certo non ho lasciato due strumenti tanto potenti senza protezione, non trovi? Ci sono misure di precauzione che impediscono di smaterializzare il diadema e il bracciale, e che si assicurano che solo il mio sangue possa prenderli."

Arriccio appena il naso, rendendomi conto di come la risposta fosse effettivamente scontata.
A: "Giusto. Perché qui comunque?"

Morfeo si ferma a guardare la casa, perso nei propri pensieri.
M: "Il piano, prima della tua burrascosa comparsa, era di trasferirmi qui con mio figlio, una volta che tutto fosse finito."

Underwater - Figlia di PoseidoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora