Mentre dondolo le gambe in acqua, seduta sul ponte che ormai è divenuto il mio personale luogo di tranquillità, le parole di Piper rimbombano nella mia mente.
Non riesco a fare a meno di comparare le sensazioni da lei descritte con quelle che provo nei confronti di una determinata persona.
Quella persona.Si, Colui che non deve essere nominato. Sai, la paura di un nome non fa che incrementare la paura verso la persona stessa.
Chissà perché ho la netta sensazione di aver già sentito questa frase.
Questi sono solo meri dettagli. Il punto è che prima o poi dovrai ammetterlo.
Cosa?
Lo sai benissimo.
No invece.
Sei un caso perso.
Arriccio il naso, sapendo perfettamente a cosa il mio subconscio si stia riferendo. Ma ha palesemente torto.
Insomma, non posso...
Si, dai, non è possibile. Non riesco neanche a pensarlo, come potrebbe mai essere vero?Sbuffo e accavallo una gamba, tenendo l'altra ammollo. Lascio lo sguardo vagare verso l'orizzonte, ammaliato dalle sfumature che il tramonto conferisce al mare. Qualche onda increspa la superficie, ma non riesce a spezzare quell'equilibrio perfetto che è lo spettacolo di fronte a me. Anzi, forse lo rende ancora migliore. Dà la conferma che si tratta della realtà, che in essa ha intrinseca l'imperfezione. Perché il mondo, la natura delle cose, esclude la perfezione in quanto tale, troppo elevata per occuparsi degli affari terrestri; ma è nella sua imperfezione che riluce il suo splendore.
L'esempio più lampante dell'imperfezione terrena non è l'altro che l'uomo; una macchina organica perfetta, ma i cui difetti risiedono nella sua umanità: l'essere umano sbaglia, pecca continuamente nell'arco della sua vita, ma è quella sua stessa umanità a renderlo unico e a conferirgli il suo effettivo valore. L'uomo può cadere, ma si rialzerà sempre, e terrà in memoria l'errore commesso, pronto ad evitarlo in futuro.
Scuoto la testa, cercando di evitare di perdermi in discorsi semi filosofici e tornare con i piedi per terra. Si fa per modo di dire, dato che ho ancora una gamba in acqua.
Ha ha ha. Ha fatto la battuta.
Ma taci. Piuttosto, quasi che già mi manca il palazzo di papà. Battaglia a parte, è una meraviglia. Oltre al fatto che è sott'acqua, il che è un sur plus da non dimenticare. Mi sa che quando sarà finito tutto lo vado a trovare.
Per rivedere tuo padre, e non per il palazzo, vero?
Certo certo. No okay, anche per lui.
Ecco brava.
Rendendomi conto che il sole è già calato oltre l'orizzonte, rialzo anche l'altra gamba e mi rimetto in piedi. Guardo scettica le mie gambe bagnate.
Beh, potrei...Tentar non nuoce. O meglio, alla peggio nuocerà solo a te, quindi nessun problema.
Che spirito di auto conservazione che hai.
Giusto, sono te. Beh, vedi di non ammazzarci, grazie.
Fisso intensamente le mie gambe, immaginandomi la patina di acqua che le sta permeando staccarsi dolcemente e ricollegarsi al mare. Dopo qualche secondo di intensa concentrazione, l'acqua scivola via, lasciandomi totalmente asciutta, e scende dal ponte, tornando all'oceano. Sorrido orgogliosa, poi mi avvio verso la mia cabina, domandandomi se Percy sia già rientrato.
Ho la risposta alle mie domande rientrando, e trovando mio fratello e Annabeth accoccolati sul letto di lui sotto le coperte, ma fortunatamente senza l'apparente intenzione di andare oltre. Sempre che non l'abbiano già fatto.
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Underwater - Figlia di Poseidone
FanficIN REVISIONE! Se trovate incoerenze di stile, sapete perché Avevo sempre intuito che c'era qualcosa di strano in me. Quando mi accorgevo di particolari che gli altri non notavano, quando ero l'unica a sentire voci e rumori agghiaccianti. Quando av...