Underwater - Figlia di Poseidone

47- Per cosa combatti?

L'attacco dell'Argo VI si è concluso e gli altri stanno festeggiando, urlando grida di vittoria e alzando i pugni al cielo. Dove giro lo sguardo vedo abbracci e sorrisi stanchi, ma soddisfatti.

Da canto mio, mi accascio definitivamente ad occhi chiusi alla colonna che è stata la mia salvezza, potendo finalmente concedermi di abbassare la guardia e rilassare i muscoli in tensione.
Ce l'abbiamo fatta.
Abbiamo vinto.

Ne sei convinta? Non noti niente di strano?

Spalanco di scatto gli occhi.
Solo ora mi rendo conto che, nel mio momento di relax, è calato il silenzio.
Troppo silenzio.

Giro la testa e guardo all'interno della sala, mentre la mano scivola verso l'elsa della spatha. Resto interdetta nel notare tutti dormienti, come se improvvisamente avessero ceduto alla stanchezza, abbandonandosi fra le braccia di Morfeo.
MORFEO?!

Mi rialzo di scatto, sfoderando l'arma e tenendola ritta davanti a me. Faccio scorrere lo sguardo sullo scenario che si pone innanzi ai miei occhi, finché non individuo l'unica figura ancora cosciente. Theo O'Connel, come immaginavo, nonostante sembri impossibile.
Il figlio di Morfeo è chino davanti a un tritone, a una quindicina di metri da me. Allunga un braccio e, sebbene quello ponga una discreta resistenza, strappa dalle sue braccia un bracciale, per poi rialzarsi e scrutarlo con attenzione.
Un attimo.
Quello è IL bracciale!

A: "Theo!"
Il ragazzo alza fulmineo lo sguardo, incatenandolo con il mio.

Incanalo una forte corrente e in meno di un secondo sono a due metri da lui, e gli tengo la spada puntata alla gola, proprio dove finisce il casco.
Mi mordo il labbro, guardandolo in cerca di risposte. I suoi occhi mi stupiscono. Sono di un marrone scuro, tanto che con difficoltà riesco a distinguerne la pupilla al centro, con solo vaghe sfumature grigiastre ai bordi. Non li avevo mai visti così scuri.

Lui d'altra parte non sembra preoccupato di un mio possibile attacco, e non si cura neppure di mettersi in posizione di difesa. Tiene gli occhi fissi nei miei, ma mentre lui pare capace di scrutarmi l'anima, il suo volto è imperscrutabile.

Fa un ghigno e si infila il bracciale, così repentino da impedirmi di fermarlo in tempo. Il gioiello si illumina lievemente di un riflesso celestino che si propaga per le profondità oceaniche, per poi sparire, e condensarsi in una pietra incastonata nel centro. Per un attimo ho percepito un respiro vitale trasmesso a tutte le creature marine con quella luce, che poi è sparito con quella.

Torno subito a concentrarmi su Theo, e la mia espressione si indurisce.
Non ho la minima idea di quali siano le sue intenzioni, ma se pensa di poter mettere tutti fuori gioco e rubare così quel bracciale si è dimenticato di mettermi in conto. Quando glielo lascerò fare sarà il giorno del poi dell'anno del mai.

Mi avvicino di mezzo passo, portando leggermente indietro il gomito e tenendo la punta della lama a stretto contatto con la sua gola. Non ho la benché minima intenzione di ucciderlo, ma devo fermarlo o perlomeno rallentarlo in qualsiasi modo.
A: "Sei ancora in tempo per fermarti, Theo."

Il suo ghigno si amplia e porta il polso davanti al viso, guardando il bracciale ammaliato.

T: "So benissimo che non mi ucciderai, e lo sai anche tu. Non ne saresti capace."

Mi mordo il labbro, ma cerco di non fargli capire di avermi colta in flagrante.
A: "Questo lo dici tu. Saresti pronto a scommetterci la vita?"

Incrocio mentalmente le dita perché il bluff vada a buon fine, ma mi rendo conto di aver fallito miseramente quando sbuffa alzando gli occhi al cielo.

T: "Ma fammi il piacere. L'unico momento in cui avresti davvero potuto uccidermi sarebbe stato quando non riuscivi a controllarti durante uno scontro, ma ormai quella nave è salpata, o sbaglio?"
Sbuffa una risata, lanciandomi un'occhiata sarcastica.
Okay, è ufficiale.
Odio questa nuova versione di Theo.