63- Cerca la morte

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Mi faccio spazio fra la moltitudine di corpi che escono dall'arena, un gruppo eterogeneo di ragazzi che condivide il dolore per la perdita.

I riti funebri si sono conclusi nel fuoco e nelle fiamme, accompagnati dal triste canto dei figli di Apollo, e ora che Chirone ci ha congedato con il suo sguardo scuro abbiamo tutti fretta di allontanarci, come se la distanza fisica dalle ceneri dei corpi dei nostri familiari possa divenire anche una lontananza dal tormento interiore.

Ma il motivo della mia fretta non è solo quello.
Non devo perdere quella testa di scompigliati capelli castani che sembra mimetizzarsi con la folla.
Miseriaccia, di questo passo lo confonderò con qualcun altro. Non poteva avere, che so, i capelli azzurri?! O magari direttamente un bel cartello sopra. Con tanto di lampeggiante, si intende.

Ma la mia testa castana si identifica subito quando vedo una figura dannatamente simile a lui allontanarsi dai vari gruppetti, diretto verso una zona isolata.
Bingo.

Esco subito dal flusso di semidei a capo chino e allungo il passo, cercando di non rimanere indietro alla sua lunga falcata.

A: "Kai! Aspetta!"

Il semidio si ferma, tentennante, ma non accenna a voltarsi.
Lo raggiungo quasi di corsa e gli giro intorno, arrivandogli di fronte.

Lui si volta subito, come a non volersi far vedere in faccia. Aggrotto le sopracciglia, confusa e irritata; lo blocco con le mani per evitargli di spostarsi ancora e mi rimetto davanti a lui.
Subito è quello che può essere definito quasi un dettaglio a cogliermi alla sprovvista e a farmi lasciare la presa dalle sue spalle.

I suoi occhi sono lucidi, colmi di lacrime non versate, e guardano ovunque tranne che verso di me. Una stretta al cuore mi coglie all'improvviso, e allungo una mano ad accarezzargli il volto.
Quando la mia pelle entra in contatto con la sua, Kailen chiude gli occhi, e pare quasi appoggiarsi alla mia mano.

A: "Ti prego non dirmi che non piangi per una sorta di malato orgoglio maschile che ti fa credere che altrimenti non saresti più uomo, perché potrei seriamente ridere."

Kai mi guarda finalmente, e mi riserva un dolcissimo broncio che mi fa quasi nascere un verso intenerito.
K: "Non è un malato orgoglio maschile. E non ho bisogno di piangere."

Roteo gli occhi divertita e sbuffo una risata. Stacco la mano di scatto e incrocio le braccia sotto il seno.
A: "Allora se stai tanto bene niente coccole."

Fingo di non notare come il suo sguardo sia caduto un attimo di troppo sul mio seno, sebbene sono certa che un leggero rossore abbia già imporporato le mie gote. Il suo broncio si fa ancora più accentuato, poi arriccia il naso e mette un braccio sulle mie spalle, indirizzandoci verso le capanne.

K: "Questo primo pomeriggio ho provato la parete di lava. E davvero, devo capire se il sogno proibito di Chirone in realtà non sia sterminare l'intero campo. Sul serio, è da pazzi quella roba!"
Mi trovo a dargli ragione, e iniziamo a chiacchierare animatamente sulle varie attività del Campo.

So perfettamente che è il suo modo per sviare la questione, ma di certo non sarò io a forzarlo. Probabilmente si sente male per i ragazzi morti perché in qualche modo lui è invischiato nel loro decesso. Ma non posso lasciare che si tartassi per questo. Certo, il suo tradimento verso il campo avrà contribuito alla battaglia, quindi alla possibilità di morti, ma non è stato lui a scagliare il colpo.

Arrivati al porticato della mia capanna, ci scambiamo la buona notte, e Kai fa per andarsene.

A: "Hey ragazzo dei sogni."

Kai si gira con un sorriso beffardo, e solo allora mi rendo conto del possibile senso che ha attribuito alle mie parole.
K: "Cosa posso fare per te, bellissima?"

Underwater - Figlia di PoseidoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora