25- Problema di famiglia

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Per quanto ci provi, non riesco a smettere di sorridere, compiaciuta.
Theo si sta ancora massaggiando le parti doloranti dopo che l'ho facilmente battuto, per l'ennesima volta, ferendo il suo corpo come il suo orgoglio.

Fra i lamenti, biascica qualche insulto verso di me, misto a commenti del tipo "Hai barato" o "Non è possibile".
A: "Come sta il tuo ego, Theo?"

Mi fulmina con lo sguardo, prima di alzarsi, fingendo di non provare il minimo dolore, dalle gradinate dove ci siamo accampati appena terminato lo scontro.
T: "Sta benissimo. Te l'avevo detto che ci sarei andato piano. Ti ho lasciato vincere."

Scoppio a ridere e mi alzo anch'io, avviandomi verso l'uscita.
A: "Non ti disilluderò solo per non distruggere quel minimo di onore che ti è rimasto..."
Sento qualche confuso grugnito venire da dietro di me, ma mi limito a salutarlo frettolosamente.

Alex ha detto che posso tenere la spatha, e credo che lo farò.
Mentre combattevo sentivo di potermi fidare di quell'arma.
I colpi erano precisi e potenti, fluidi come una danza, ma letali come solo una lama può essere. Era come se la spada facesse parte del mio corpo, e nello scontro riuscissi a gestire meglio le mie mosse, rendendomi finalmente conto di quali sono le mie potenzialità e di come sfruttarle.

Combattendo sono anche riuscita a controllare la spadaccina che è in me, utilizzando le sue capacità sotto raziocinio; era come se la spatha riuscisse a incanalare i miei istinti impulsivi e mi permettesse di tenerli sotto stretto controllo.

Raggiungo la stazione di tiro con l'arco e mi guardo intorno spaesata.
Avevo pensato che non sarebbe stata una pessima idea provare a vedere come me la cavavo con un'arma differente da una lama, ma ora che sono qui mi sto seriamente domandando perché non sono andata direttamente in camera.

Una lunga linea di mezzosangue è concentrata nel tiro, e la micidialità dei loro colpi è davvero impressionante.
Alcuni di loro scoccano frecce con fluidità e precisione disarmante, raggiungendo senza alcun problema il centro del bersaglio, con tiri precisi al millimetro.
Figli di Apollo immagino.

C'è una ragazza che si tiene in disparte e cammina con sguardo indagatore dietro i tiratori.
Ha i capelli castani legati in uno chignon, che tiene fermo con una matita, e una camicia stretta in vita. Si rigira fra le mani una freccia, con un sorriso spontaneo, leggero, mentre osserva i ragazzi, e ogni tanto si ferma a dare qualche consiglio.

Titubante, mi avvicino a lei abbozzando un sorriso.
A: "Hey, ciao! Scusa, sai se posso provare a tirare?"
La ragazza aggrotta leggermente le sopracciglia, ma mi sorride cordialmente.
X: "Non credo ci siano problemi. Cosa avevi in programma per oggi?"
A: "Allenamento di scherma, ma il mio avversario era sfinito, quindi eccomi qui."

La ragazza ridacchia, per poi posare gli occhi su un orologio.
X: "Devi avergliele davvero suonate allora. Complimenti! Per la prova di tiro direi che si può fare, c'è ancora tempo prima di pranzo."

Mi accompagna in un buco rimasto libero e mi porta un arco più o meno adatto a me e una faretra piena.
X: "Allora, il mio nome è Veronica Tudor. Te sei Alyssa immagino."
Annuisco vigorosamente e cerco di prendere una postura più o meno composta, fallendo miseramente.

Veronica inizia a spiegarmi cosa devo fare per tirare con l'arco, a partire dall'attrezzatura e dalla posizione, e analizzando meticolosamente l'azione di tiro. Infine sospira e il suo sguardo si perde sul bersaglio a una decina di metri da noi.

V: "Senti, sarò sincera. Posso dirti tutto sul tiro e insegnarti ogni trucco, finché la tua tecnica non sarà irreprensibile. Ma tutto ciò sarà inutile, se non ti rendi conto che il tiro è qualcosa di istintivo. È come una parte di te che ha bisogno di liberarsi, di sfogarsi. Deve essere libera. Devi lasciarla libera. Una volta che hai capito come fare, devi lasciarti guidare da quella parte di te. Il tiro è qualcosa che, in qualche modo, è passionale. È impulsività. Il tuo tiro sei tu e tu sei il tuo modo di tirare."

Rimango ammutolita, stupita dal suo discorso; Veronica riporta gli occhi su di me e mi mostra un sorriso caloroso.
V: "Dai, prova. Sono certa che andrai benissimo."

Incocco la prima freccia e prendo un respiro profondo, socchiudendo gli occhi.
Libertà.

Si, uguaglianza e fratellanza. Ci mancava solo che lo dicessi in francese guarda.

Sempre simpaticissima eh.

Nessuno ti batte in quello, puoi stare tranquilla.

Fisso lo sguardo sul bersaglio, e lascio andare la corda.
Guardo stupita i cerchi concentrici, non riuscendo a capacitarmi del risultato.

V: "Ehi, tranquilla, capita. Riprova, andrà meglio."

Se l'avevate già immaginato dal momento stesso in cui mi sono preparata a tirare, ci avete azzeccato.
Non ho nemmeno preso il bersaglio.

Ma dai!!! È impossibile!
Ho seguito alla lettera quello che mi ha detto Veronica!

Inutile dire che ho provato molti altri tiri prima di sentire il suono della conchiglia ed essere costretta ad andare a pranzo, e che in pochi hanno perlomeno colpito il bersaglio, mettendo a segno solo tiri pietosi.

A: "Temo che il tiro con l'arco non sia lo sport che fa per me."
Percy si strozza con l'acqua che stava bevendo, ridendo come un matto.
Quando si rende conto che lo sto guardando malissimo, cerca di darsi un contegno, fallendo malamente.

P: "Hai seriamente provato a tirare con l'arco?!!???!"
Inarco un sopracciglio, a metà fra l'arrabbiata e il confusa.
A: "Qualche problema?"
Fa un sorriso laterale, prima di tornare a gustare il suo cibo.
P: "Almeno adesso sappiamo che non sono solo io l'incapace. Evidentemente il tiro non è un talento dei figli di Poseidone."

Abbozzo un broncio, ma subito si trasforma in un ampio sorriso che sfocia nella risata al solo vedere mio fratello abbuffarsi. Non credo mi abituerò tanto in fretta a tale visione.

Improvvisamente avvisto con la coda dell'occhio un movimento repentino.
Un ragazzo dall'aria familiare sfila di corsa davanti a tutte le tavolate, raggiungendo in fretta Chirone.
Percy intercetta il mio sguardo, e lo punta sul mezzosangue appena arrivato di fretta, attirando l'attenzione di molti semidei.

P: "Cosa sta combinando Connor?"
Aggrotta le sopracciglia, ed entrambi osserviamo il breve colloquio fra il figlio di Ermes e Chirone.
A un certo punto, il centauro fa cenno al giovane di andare al proprio posto e si alza, facendo ammutolire tutti, subito completamente concentrati su di lui.

C: "Ho una buona notizia. I nostri amici del Campo Giove stanno per arrivare."


Angolo autrice

Non uccidetemi! Sarà un'eternità che non aggiorno... spero di aver rimediato con questo capitolo😅

Comunque... non è per dire... 10k!!!

Non posso fare altro che ringraziarvi immensamente, è solo grazie a voi che questa storia sta andando avanti❤️

Underwater - Figlia di PoseidoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora