60- Ti devo un favore

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K: "Non trovi anche tu che posti del genere siano migliori se condivisi?"

Alzo di scatto la testa, incrociando lo sguardo di Kailen. Il figlio di Morfeo si siede al mio fianco, con le gambe distese, i piedi che accarezzano la superficie dell'acqua. Ci mettiamo entrambi ad osservare il panorama, con una leggera brezza ad accarezzarci i capelli.

Adoro questi rari momenti. La tranquillità ci ammanta con calore, dandoci quel senso di pace interiore e armonia che ormai sembra essere quasi fin troppo difficile avere. Il leggero movimento delle onde, quasi ipnotico, e il salmastro odore della salsedine conferiscono allo stesso tempo una vitalità sopita, ma della stessa grezza perfezione di un diamante appena estratto. Assieme al familiare odore del mare, anche una dolce fragranza muschiata pizzica le mie narici.

Spinta dalla curiosità, mi accosto appena a Kailen fingendo di mettermi più comoda. La mia tesi è verificata quando l'inebriante e fresco odore mi arriva più intenso, avvicinandomi alla pace dei sensi. Per Zeus, quando vorrei poter restare sempre qui, così.
Kailen aveva ragione. Anche senza parlare, in questo tranquillo silenzio, è decisamente meglio vivere un luogo simile con qualcun altro.

K: "Sai, anche se non avessi saputo che tu fossi figlia di Poseidone, ti avrei sempre e comunque associata al mare."
Lo guardo con un sorriso appena abbozzato, curiosa di questa sua uscita.

A: "Solo perché mi piace il mare?"
K: "Oh decisamente non solo per quello."

Gli faccio cenno di spiegarsi, e lui prende un respiro, per poi incatenare i suoi occhi nei miei. Con il sole ormai alto, riesco a definire bene il loro colore, già mutato.
I suoi occhi sono di un celeste pallido, sporco, molto vicino al grigio; i bordi tendono invece a un blu scuro, che nell'occhio sinistro è arrivato ad occupare un'intera spaccatura dell'iride.  È proprio nell'indefinitezza della loro tonalità che si nasconde il loro valore. Kailen non è un colore. Lui ha più sfaccettature, così tanti segreti, desideri e lati nascosti pronti a venire fuori, che celano tutto il suo potenziale. Sta solo a lui decidere se e con chi aprirsi, a chi rivelare il proprio inestimabile io. E sinceramente, ho qualche speranza di essere io quella persona.

Devono avergli dato dell'ambrosia o del nettare, perché le ferite causate da Percy sono quasi totalmente rimarginate, e il sangue è stato lavato via. Sono contenta che lo abbiano aiutato, per un attimo ho temuto che l'avrebbero lasciato a se stesso.
Torno con i piedi metaforicamente per terra quando Kai mi sventola una mano davanti alla faccia, ridendo.

K: "Ehi so di essere bello, ma se devi passare il tempo a rimirarmi puoi anche farmi una foto. Ammetto di non essere al massimo adesso, per cui una fotografia adesso potrebbe svalutarmi, ma sono certo di essere comunque un gran figo."

Lo guardo male e lo spintono fingendomi offesa, ma in realtà sto trattenendo le risate. Beh, in effetti non ha tutti i torti. È figo anche reduce da una rissa.
Lui finge che gli abbia fatto male e si tiene la parte colpita, guardandomi dolorante.
A: "Se hai finito puoi anche dirmi quello che dovevi."

Kai annuisce, il sorriso sempre sulle labbra.

K: "Vedi, anche se potrebbe sembrarti strano, io ti vedo proprio come il mare. Nonostante tutto quello che succede al suo interno, nonostante le forti correnti, le lotte degli animali e tutta la vita che ospita, trova sempre il modo di essere perfetto. Può non essere perfettamente calmo, certo, ma è sempre e comunque affascinante. Ti colpisce con ogni suo piccolo dettaglio, dalle più piccole increspature delle onde, all'odore così unico e caratteristico da essere inequivocabile. Si fa amare per gli infiniti spettacoli di colore del mattino e della sera, e per la frescura che è in grado di darti quando il caldo estivo è torrido."

Underwater - Figlia di PoseidoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora