35- Direi una A-

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Dopo infiniti casini dati dalla partenza improvvisa, siamo riusciti a salpare, alla volta del palazzo sottomarino di papà.

Mentre la nave continua imperterrita il suo cammino con una velocità disarmante, mi sistemo in un angolo a prua, con lo sguardo verso l'orizzonte.

Non so se sarò in grado di combattere.
Non so se sarò d'aiuto.
Non so se riuscirò a creare abbastanza bolle d'aria per tutti, se ce ne dovesse essere la necessità.
Ma so che ci proverò con tutte le forze.

T: "Hey."
Mi volto sorpresa verso Theo, che mi si è avvicinato silenziosamente.
T: "Posso...?"
Indica il posto al mio fianco, e faccio un gesto distratto d'assenso, tornando a guardare il mare.

Si siede a gambe incrociate accanto a me, seguendo la direzione del mio sguardo.
T: "Andrà tutto bene, tranquilla. Abbiamo due interi eserciti e il favore degli dei, la fortuna è dalla nostra parte."

Annuisco piano.
Anche se le sue parole non mi hanno totalmente convinta, dato tutto quello che potrebbe andare storto, sicuro mi hanno molto calmata.
Abbiamo una nave da guerra nuova di zecca e la forza di due campi di semidei che hanno passato la vita ad addestrarsi per combattere.

Possiamo farcela.

Theo fa un piccolo sbuffo e un sorriso si forma sulle sue labbra.
T: "Se non dovessimo farcela... non esiste morte più onorevole per un semidio."

Aggrotto leggermente le sopracciglia e lo guardo male.
A: "Speriamo di non doverci pensare troppo. Se andrà tutto bene non ci saranno funerali."
Lui annuisce, e mostra un sorriso speranzoso.

T: "Fra poco arriveremo nei paraggi del palazzo e ci immergeremo."
Lo osservo e vedo una scintilla di euforia illuminargli lo sguardo.

T: "Sai, da piccolo sognavo di poter respirare sott'acqua e poter parlare con i pesci. Magari non parlerò pescese, ma fra poco parte di quel sogno si avvererà."
Sorride come un bambino a cui sono appena stati regalati dei dolci, facendo di rimando sorridere anche me.
Gli si formano delle adorabili fossette sulle guance, e delle rughette ai lati degli occhi.

Gli occhi.
Non è possibile, giurerei che sono celesti, con delle sfumature viola. E alla luce mattutina vedo chiaramente delle linee marroni.

A: "Ora me lo spieghi però."
Mi guarda stranito, non capendo il senso della mia domanda.
T: "Di che parli?"
A: "I tuoi occhi. Ogni volta cambiano colore, non è normale. Un po' ci sta, magari per la luce, che so. Ma i tuoi cambiano totalmente."

Lo vedo leggermente a disagio, tanto che si passa una mano fra i capelli, tenuti su da una bandana.
T: "In realtà non lo so per certo, ma penso sia perché sono figlio di Morfeo; vedi, il colore dei miei occhi è mutevole un po' come i sogni. Dopotutto, i sogni stessi sono riflessi, illusioni non reali, una sorta di visione distorta della vita. Una stessa cosa può essere vista secondo molti punti di vista no? Allo stesso modo, un'emozione che hai provato, un ricordo particolarmente vivido si può manifestare nei modi più disparati in sogno. E, beh, gli occhi sono il riflesso di quello che vediamo. Sono il filtro attraverso cui noi osserviamo la realtà, ma anche quello per il quale la gente vede dentro di noi."

Lo guardo attentamente, rapita dal suo discorso. In effetti, non avevo mai pensato così profondamente a qualcosa che diamo per scontato come i sogni.

Theo sposta gli occhi, che aveva tenuto per tutta la durata del suo discorso puntati sull'oceano, su di me, e mi sorride imbarazzato.
T: "O almeno questa è la spiegazione che mi sono dato."

Gli mostro un sorriso sincero, sistemandomi una ciocca ribelle dietro l'orecchio.
A: "Come spiegazione mi sembra soddisfacente. Direi una A-"

Scoppia a ridere, e io al seguito, sciogliendomi finalmente da quella tensione che mi aveva attanagliata inconsciamente.

T: "Guarda!"

Indica lungo la fiancata della nave, dove degli ippocampi ci hanno affiancati nella nostra rotta.
Sgrano gli occhi, mentre un sorriso si allarga sul mio volto.

Riesco a percepire la gioiosa spensieratezza di quegli animali liberi, senza freni e senza regole, e l'unica cosa che vorrei è unirmi a loro.
Ma improvvisamente sento i loro sentimenti cambiare, e tramutarsi in disorientamento, perplessità, e infine consapevolezza e terrore.

A: "Theo..."
Non faccio in tempo a dire niente, che un'onda enorme si alza davanti a noi.
Mi riprendo dallo shock appena in tempo per alzare le mani e costringere l'acqua a fermarsi e ridiscendere.
Prendo un respiro veloce e mi volto sconvolta verso Theo.

T: "Muoviamoci."
Mi prende per mano e inizia a correre lungo il ponte deserto, raggiungendo la cabina.
La porta si apre un secondo prima del nostro arrivo e ne esce Jason, che si lancia ad abbracciarmi.

J: "Grande Aly! È il momento, entrate, veloci!"
Ci tira dentro e sigilla accuratamente la porta.
Corriamo in plancia, dove Leo si muove freneticamente fra i comandi.

In un angolo Percy guarda fisso fuori attraverso la grande vetrata di fronte a noi, rigirandosi con una mano le perline infilate sulla sua collana.
Lo raggiungo, mentre la nave viene percossa da altre, potenti onde, che sembrano pronte a distruggerla, e gli passo un braccio attorno al busto, con sguardo preoccupato.
Lui mi fissa, e il suo sguardo è deciso e chiaramente pronto alla battaglia.

Annuisco piano, e torno a guardare il figlio di Efesto.
Un'ennesima percossa fa sballottare la nave al punto che devo aggrapparmi per non cadere, e iniziano a sentirsi dei cigolii preoccupanti.

Leo ci lancia un'occhiata veloce, prima di premere un ultimo pulsante, che diffonde la sua voce per tutta la nave.
L: "Tenetevi forte"

Improvvisamente la nave sembra cadere a picco, piegandosi in avanti.
Lancio un urlo, mentre mi aggrappo saldamente a un corrimano evidentemente pensato proprio per l'occasione.

In un attimo resto sospesa nel vuoto, e la mia presa diviene l'unico ostacolo per una misera e dolorosa caduta attraverso tutta la plancia.
Sento le mani sudare e lentamente la presa si fa meno ferrea, e volgo lo sguardo verso gli altri, che sembrano cavarsela meglio.
Stupidi allenamenti.

Quando sto per cadere nel vuoto, la rotta della nave sembra prendere un'angolatura più consona, e riesco a rimettermi in piedi senza sbilanciarmi.
Tiro un sospiro, e prendo la mano di Percy, che stringe forte la mia, per poi andare accanto a Leo, guardando fuori dalla mega vetrata di fronte a noi la profondità dell'oceano.

P: "Stiamo arrivando padre."

Underwater - Figlia di PoseidoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora