77- Bisogna rimediare

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Il momento si cristallizza per qualche secondo, e solo il vento è tanto temerario da continuare il suo moto, indisturbato. I miei occhi guizzano veloci tra Kailen e Morfeo, statici nel loro scambio di sguardi. La tensione fra loro è tale che temo possano manifestarsi i loro poteri solo per il suo accumulo. I due sono una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, portando nella propria bolla di distruzione tutto ciò che ha attorno.

Solo prestando attenzione ai piccoli particolari si possono notare gesti minimali.
Il serrarsi della mascella del dio. Le dita della mano libera di Kai che si muovono appena, pronte a scattare. La stretta sull'arma del semidio che si fa più ferrea. Le sopracciglia di Morfeo che si avvicinano lievemente, come se il dio fosse combattuto.

Alla fine, il dio del sogno decide di infrangere il silenzio.
M: "Non dovresti essere qui."

Kai alza appena un sopracciglio, senza accennare a voler spostare lo sguardo dai cangianti occhi del padre.
K: "Neanche tu se è per questo. Strana coincidenza, non trovi? Siamo entrambi in un posto in cui non dovremmo essere."

Morfeo fa un passo avanti, stizzito, alzando appena lo spadone, ma senza una reale intenzione di attaccare. Kai fa però scattare la sua spada, distendendo il braccio verso il petto del padre, sfidandolo a fare un altro passo avanti.
L'espressione del dio è dura, e dai suoi sguardi pare voler incenerire il figlio. Dal canto suo, Kailen mantiene una maschera imperturbabile, quasi ironicamente sprezzante.

M: "Già mi hai voltato le spalle, e per questo non pensare che non ne pagherai le conseguenze. Sono un dio e sono tuo padre: non osare parlarmi in questo modo."

Kai sembra perdere la sua compostezza, e un guizzo rabbioso attraversa i suoi occhi.
K: "Mio padre? Come osi anche solo pensare di definirti tale? Per colpa tua e dei tuoi sogni di gloria non ho avuto un'infanzia, sempre impegnato ad addestrarmi fino allo svenimento. Avevo quattro anni quando mi hai messo per la prima volta in mano una spada e mi hai chiesto di colpire un manichino. Quattro anni, per Zeus! E quando mia madre, l'unico spiraglio di felicità nella mia vita, si è ammalata-"

M: "Taci, ingrato!"

Il suo grido è talmente forte e pieno di collera da destabilizzarmi per un attimo, e costringermi a fare un passo indietro. Le fronde degli alberi si muovono, e sento dietro di me qualcuno inciampare.

Ma non ho il tempo di concentrarmi su questo, che Morfeo attacca Kailen. Il semidio ha per fortuna i riflessi abbastanza pronti da spostare di conseguenza la sua spada, e le due lame si incontrano a mezz'aria, generando un clangore non indifferente. Kai fa roteare la spada e tenta un furioso affondo dall'alto, ma il dio dei sogni si sposta e, senza dare il tempo a Kailen per riorganizzarsi, va per un secondo attacco, costringendo il semidio a un passo indietro per difendersi.

E i due si fermano di nuovo. I miei occhi corrono nuovamente frenetici fra Kai e suo padre. Da una parte, Morfeo sembra trattenere a stento la sua reale forma divina. L'aria attorno a lui vibra e una strana elettricità permea un raggio di tre metri dal dio. Dall'altra, Kailen sembra attingere a tutte le sue forze per non attaccare il padre. Ma non ha chiaramente intenzione di lasciar cadere il discorso.

K: "Te lo scordi. Per anni ho assecondato in silenzio i tuoi piani. Non ho mai conosciuto il mondo fuori da casa mia, e mi sono sempre allenato duramente, volendo compiacere un padre che non si è mai realmente interessato di me. Un'arma, sono solo questo per te, vero?"

Una nuova raffica di colpi segue le sue parole, ma questa volta è Kai che porta Morfeo a retrocedere.
Mentre i due si scontrano, con la coda dell'occhio vedo Annabeth e Frank fare dei cenni a Jason, Leo e Piper di accerchiare la zona. Lo sguardo vigile di Will individua un albero adeguato, e il semidio si sposta lentamente, cercando di non attirare l'attenzione dei due contendenti, e si apposta sulla chioma, una freccia già incoccata. Una mano si stringe leggera sul mio braccio, e intercetto gli occhi elettrici di Jason, in piena modalità battaglia, che mi indicano di farmi indietro. Provo a oppormi, ma la serietà nel suo sguardo è tale da impedirmi di contestare. Faccio pochi, piccoli passi indietro, ritrovandomi spalla contro spalla con mio fratello, che subito pone una mano sul mio fianco, pronto a tirarmi indietro come la situazione si fa pericolosa. Alla mia sinistra, uno statuario Nico di Angelo osserva con sguardo attento la situazione oltre la sottile ma resistente barriera che ci separa dal duello.

Underwater - Figlia di PoseidoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora