68- Casa dolce casa

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Kailen's POV

Fermo il pick-up rubato davanti a quella che per tanti anni ho chiamato casa. Spengo il motore lasciando le chiavi inserite, pronte a una ripartenza veloce. Mi accascio sul sedile e prendo un respiro profondo, passando le mani sugli occhi affaticati. Ora che sono arrivato però, non è il momento di riposare.

Scendo dal mezzo, portandomi dietro il fidato zaino, e richiudo la portiera. Mi dirigo verso la casa e mi fermo poco prima di entrare. Se una persona ci passasse davanti per errore, penserebbe sia stata abbandonata da decenni. Beh, non sarebbe troppo lontano dalla verità. Ma è impossibile che qualcuno trovi questa casa per sbaglio, essendo situata all'interno di un bosco che non è visitato da nessuno. Il centro abitato più vicino dista forse tre chilometri, ed è lì che ho rubato il catorcio con cui sono arrivato finalmente a destinazione. Guardando l'orologio scopro che manca meno di un giorno allo scadere del tempo datomi, per cui sarò costretto a trovare un modo più veloce per tornare al Campo.

Prendo coraggio e allungo la mano per aprire la porta. Questa segue il movimento, scricchiolante, come solo in un film horror sarebbero capaci di replicare. Per sicurezza afferro un pugnale, sapendo che qualsiasi mostro potrebbe attaccarmi da un momento all'altro.
Cerco di camminare con passi felpati, pur essendo certo che lo scricchiolio della porta avrebbe già richiamato qualsiasi creatura presente. Il silenzio e il freddo mi attorniano, facendomi salire un brivido involontario.
Beh, casa dolce casa.

Oltrepasso il salotto, cercando di ignorare la rivoltante puzza di chiuso e di animale morto, e raggiungo la cucina. Se non fosse per alcuni scaffali lasciati aperti, sembrerebbe che non sia accaduto niente qui. Ma non ci vuole molto perché i ricordi della mia infanzia tornino prepotenti alla mente.
Davanti ai miei occhi rivedo mia madre, indaffarata ai fornelli a preparare il pranzo, che muove i fianchi a ritmo di musica e canticchia una canzone che stanno passando alla radio. La vedo poi seduta a tavola, mentre mi serve la colazione con il suo caratteristico sorriso radioso. Quand'ero piccolo, i suoi occhi neri pece risplendevano quando sorrideva, facendomi sempre sorridere a mia volta. Negli ultimi anni però, quella luce aveva iniziato a spegnersi, per poi abbandonarla totalmente gli ultimi giorni di vita. Continuava a sorridermi, coraggiosa, cercando di dare a me quella forza che l'aveva contraddistinta per tutta la vita.
Ha sorriso fino alla fine, quando il cancro contro cui stava combattendo da tempo me l'ha portata via.

Stringo forte i pugni e mi accorgo troppo tardi di una lacrima che solca la mia guancia. Mi affretto a cancellarla e chiudo gli occhi, non volendo rivedere quelle scene.
Passo al bagno, che ispeziono brevemente, per poi controllare il sottoscala, anche questo libero.
Resta solo il piano superiore.

Mi dò un'ultima occhiata attorno, prima di iniziare a salire le scale, sapendo che per quanto possa cercare di essere silenzioso queste non si risparmieranno dal cigolare. Arrivato al piano superiore inizio subito ad ispezionare la prima stanza, che mi rendo conto in un secondo momento essere proprio quella di mia madre. Per Zeus, oggi ho proprio un istinto masochista.
Richiudo la porta proprio quando i ricordi tornano ad affiorare alla mente, sbattendo la porta forse un po' troppo forte.

Il rumore deve aver svegliato qualcosa, perché sento subito un fruscio e un suono indistinto dalla porta seguente, la mia camera. Stringo il pugnale e apro la sicura della custodia al polpaccio del secondo, pronto ad afferrarlo se fosse necessario.
Prendo un respiro profondo, poi tento di aprire la porta. Inaspettatamente però, questa è chiusa. Resto un attimo perplesso, sapendo per certo di non averla lasciata così io. Perché poi qualcuno avrebbe dovuto chiuderla?

Controllo velocemente le altre stanze e, assicuratomi che il resto della casa fosse sicuro, torno davanti alla mia porta. Mi accovaccio e tento di forzare la serratura con il coltello. Intanto i movimenti all'interno sembrano essersi fermati, cosa che mi mette se possibile ancor più in allerta.
Quando finalmente riesco nel mio intento aspetto un attimo prima di spalancare di colpo la porta.

Underwater - Figlia di PoseidoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora