37- Mi sa di finto

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P: "Fratellone!"
Tyson ci raggiunge e ci racchiude entrambi in uno stretto abbraccio.

Ty: "Sorellina! Siete venuti ad aiutare papà?"
A: "Siamo venuti ad aiutarvi tutti, più siamo meglio è."
Tyson annuisce, improvvisamente serio, e stringe forte il suo bastone.

Ty: "Cimopolea cattiva. Ma abbiamo dato tante botte ai suoi."
Abbozzo un sorriso e lo guardo calorosamente, mentre un senso di orgoglio mi cresce spontaneo.
A: "Siete stati dei grandi a resistere finora. Prima o poi arriverà anche Lea, e allora le suoneremo anche a lei, okay?"

Tyson batte il bastone sulla mano e mi guarda con un sorriso quasi pauroso, ma con la sua perenne aria da bambino.
Ty: "L'idea piace a Tyson."

Sembra voler aggiungere qualcos'altro, ma improvvisamente una scossa ci fa perdere l'equilibrio.
La temperatura dell'acqua scende a picco, e rabbrividisco al ricordo dell'incubo dell'altro giorno. Ringrazio mentalmente l'armatura che riesce a trattenere il calore sufficiente per non farmi morire di ipotermia.

Mi guardo attorno cercando di reprimere il terrore, nel tentativo di capire cosa stia accadendo. Ma l'espressione cupa di mio padre non lascia spazio a dubbi.

P: "Nomini il diavolo..."
Mi volto verso Percy, che continua a guardarmi tormentato.
P: "Aly... è meglio se vai nel palazzo e cerchi un posto sicuro."
Sbuffo e roteo gli occhi, guardandolo poi male.
A: "Pensavo fosse chiaro. Non mi tiro indietro."

Lo sguardo di Percy si incupisce, ma annuisce sconfitto.
P: "Allora stai pronta, inizia."

Mi mordo il labbro inferiore e punto lo sguardo verso le porte.
Improvvisamente queste vengono scardinate con forza, e spinte verso l'interno.
Richiamo una corrente per allontanarmi un secondo prima di essere travolta, e mi guardo intorno per accertarmi che nessuno sia stato colpito.
Per fortuna sono tutti incolumi.

Gli occhi scattano subito all'ingresso, sul quale si staglia un giogo trainato da due ippocampi. A guidarlo, Cimopolea.

La rabbia per quella figura infuria in me, e sto per saltare all'attacco, quando Percy mi ferma mettendomi una mano sul braccio, e facendomi un tacito cenno di aspettare.
Cimopolea solleva uno scettro, e un paio di possenti mostri acquatici fanno il loro ingresso, ponendosi ai suoi lati.

Poseidone si fa avanti, reggendo fermamente il tridente, nonostante sia chiaro dal suo sguardo che il suo unico desiderio sia quello di scagliarlo contro la dea. Lo seguono appena scostati Tritone, che si è posizionato alla sua destra, e Tyson, alla sinistra.

Il dio dei mari si ferma a meno di una decina di metri dalla figlia, sbattendo il tridente contro il pavimento, generando un rumore sordo.
Tritone e Tyson si fermano ai suoi lati, il primo incrociando le braccia e il secondo rigirandosi fra le mani il bastone.

Posy: "Cimopolea. Cosa speri di ottenere?"
Lea solleva le sopracciglia e serra le labbra in una linea dura.
C: "Sai benissimo per cosa sono venuta. Come sai che non puoi fermarmi, padre."
Posy: "Sei ancora in tempo per tornare indietro. Molte vite sono già andate perdute. E non voglio dover uccidere mia figlia."

Cimopolea scuote la testa, ridacchiando.
C: "Mi si spezza il cuore. Come se ti fosse mai importato di me."

Mentre finisce di parlare, mi accorgo che uno dei mostri che l'accompagnava sembrava essersi dileguato.
Aggrotto le sopracciglia e sospingo leggermente mio fratello, indicandogli dove prima si trovasse il mostro. Lui guarda nella direzione che gli ho indicato, e appena capisce si rabbuia.

Vedo che stringe più forte l'elsa della sua spada e si guarda intorno nervoso.
Neanche un attimo dopo, mi sento scagliare malamente da una parte e mentre sento un urlo propagarsi per le profondità marine faccio un volo di almeno dieci metri indietro, andando a sbattere contro una colonna.

Underwater - Figlia di PoseidoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora