Capitolo 6

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La mattina seguente la sveglia sul comodino suonò con il suo terribile rumore, dato che non sarebbe possibile definire quel fracasso un suono. Sara si alzò molto lentamente e scese a far colazione con una bella tazza di caffelatte e una brioche che aveva comprato il giorno prima in un bar in centro; ritornò in camera e si preparò per il primo giorno di scuola.
Indossò una T-shirt grigio chiaro, pantaloni verde militare, una giacca in pelle e i suoi adorati anfibi neri.
Dopo essersi vestita prese il suo zaino con dentro il necessario per la scuola, chiuse a chiave la porta e salì sulla sua moto.
Parcheggió il più vicino possibile alla scuola, vide, mentre si avvicinò alla Beacon Hills Hight School, un campo da lacrosse, adorava quello sport, se vi fosse stata una squadra femminile o mista avrebbe provato a entrare in squadra.
Sara entrò e si diresse verso la portineria dove una signora le diede il numero del suo amardietto: 199. Si diresse verso di esso e mise dentro dei qudernoni e un astuccio per avere una scorta di matite e penne, era un suo vizio: pensare sempre a quello che sarebbe andato storto. Poi si diresse verso la presidenza dove la signora le disse che l'attendeva il preside stesso per darle il benvenuto nella scuola.
Dopo le formalità, fu lo stesso preside ad accompagnarla in classe per la sua prima ora di lezione.
Varcata la soglia della classe di economia un insegnate con i capelli neri scompogliati, quasi sparati in aria, il professor Finstock le diede il benvenuto.
-ragazzi un po' di attenzione lei è la vostra nuova compagna di classe: Sara Dixon Gray. Datele un caloroso benvenuto e comportatevi bene nei suoi riguardi, dato che si è appena trasferita in questa cittadina
Disse il preside prima di uscire dalla classe
-buongiorno a tutti e buongiorno a lei professor Finstock
Disse Sara timidamente
- chiamami pure coach
-va bene professore, scusi coach
-vai accomodati pure
Sara si diresse verso l'unico posto vuoto della stanza, accanto a un ragazzo dai capelli tendenti al biondo. Sara gli sorrise e si presentò dicondo di chiamarsi Liam Dumbar. La ragazza lo percepì all'istante: il suo odore non era quello di un semplice umano, Sara se ne accorse all'istante; Liam le allungò la mano e lei facendo finta di nulla gliela strinse con un caloroso sorriso. Un licantropo ecco chi era il suo compagno di banco di economia.
Gli sorrise e si concentrò sulla lezione, la campanella suonò era finalmente giunta l'ora di pranzo e Sara si incammino verso il cortile per mangiare, si era portata il pranzo da casa e poi non aveva voglia di mangiare rinchiusa in una mensa ricolma di studenti che urlavano perché parlare con il giusto tono era scontato, se non inutile per alcuni di loro.

Sara's prov
Lupi, lupi, lupi, lupi.... Ecco in che città sono capitata, non mi stupirei se ci fossero kitsune, druidi e tutto quello che segue, ma poi perché dovrebbero starsene in città così isolata non è forse meglio New York o Las Vegas? Nooooo, una città dove non c'è nessuno e dove ci sono i boschi così ti puoi nascondere facilmente se conosci la zona. Ecco perché ci arrivo solo dopo? Me lo diceva sempre mio padre "devi pensare come pensano loro, cosa faresti se fossi al loro posto?" cavolo ci sono finita al loro posto! Devo girare un po' la città e il bosco ad essa circostante, ecco cosa farò oggi pomeriggio. Ora mangiamo e non pensiamo al luogo dove sono capitata. Il vento, ci mancava solo questo, ma aspetta questi odori non sono umani.

Sara mentre stava per inforchettare il primo boccone di pasta fu colpita da una folata di vento e sentì odori non umani scattò con la testa verso l'alto ed eccolo lì davanti a lei: il branco, o una parte di esso, con loro c'era anche Liam. Sara si morse il labbro inferiore e facendo finta di nulla tornò a mangiare ma ogni tanto alzava gli occhi per osservarli: erano 4 ragazzi e 3 ragazze. 2 ragazzi biondini, tra i quali Liam, e 2 mori; mentre le ragazze una aveva i capelli sul biondo fragola, una aveva dei tratti asiatici e infine una con i capelli corti e biondini. Molto diversi tra di loro,  parlavano allegramente tra loro, ma comunque la la castana capi che, avevano un grande segreto in comune.
Sara sorrise un gruppo di amici particolare, erano tutti così diversi ma allo stesso tempo così uniti, lo si poteva notare dai loro movimenti. Avevano combattuto molte battaglie insieme, avevano perso degli amici importanti. Ora avrebbe dovuto capire se erano assassini e se lo fossero stati lo avrebbero dovuto pagare con la loro pelle il prezzo del sangue sulle loro mani.
Sara finì di mangiare e andò all'ultima lezione della giornata: matematica, adorava quella materia; riusciva a rallegrare anche gli attimi più bui della sua vita, perché c'è sempre uno schema, un sistema per arrivare alla soluzione del problema. In quel momento le venne in mente una frase di una saga di film che adorava: pirati dei Caraibi, il protagonista diceva “Il Problema non è il problema. Il Problema è il tuo atteggiamento rispetto al problema”. A quel pensiero le comparve un piccolo sorriso sulle labbra.

Finite le lezioni salì sulla sua moto e tornò a casa. Dopo essersi cambiata: indossando la tuta per andare a correre, era pronta per esplorare il bosco e la città.

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