Sara salì sulla moto, ma prima di accendere il veicolo ascoltò i discorsi del branco all'interno dell'edificio clinico; stavano parlando di lei e della storia che gli aveva raccontato, anche se aveva narrato solo una piccola parte della sua vita e aveva omesso molti particolari, ma le sembrava che le credessero. Sorrise leggermente e partì, quando arrivò a casa Rosa la sgridò dicendole che era tardissimo e l'indomani ci sarebbero stato scuola. Sara mugugno un mi dispiace e andò a dormire nella sua camera a testa bassa. Dopo essersi lavata i denti si mise il pigiama blu notte si coricó nel letto; si addormentò poco dopo. Non fu una notte tranquilla, anzi fu popolata da incubi: nel primo si ritrovò nel deserto del Sahara, indossava dei pantaloni e una canotta; non è l'abbigliamento adatto pensò; alzò gli occhi verso il cielo e il sole brillava e riscalda l'aria. Quando gli ribasso si ritrovò davanti un ombra che stava camminando lentamente verso di lei, le parve Elsa, ma quando le si avvicinò mosto il vero volto della figura: era la sua madre naturale la guardò con un sorriso sulle labbra e i suoi occhi nocciola incontrarono quelli neri di lei, oscuri come la pece, Sara riuscì a dire solamente
-mamma
Con voce così flebile che per poco non venne udita dalla donna, una lacrima le solcó il viso, la donna le sorrise dolcemente e disse
-ciao piccola mia sei cresciuta molto da quando....
Sono morta, pensò Sara ma lei continuo omettendo quelle parole
-sono qui per dirti che vedrai tutte le persone a cui vuoi bene morire davanti ai tuoi occhi
-no! Non è vero!
-sei immortale, figlia mia, lo sai vero come funziona il ciclo della natura? Anche se tu ne sei fuori per loro continuerà, come è successo a tutti quelli del tuo passato. Loro muoiono; tu vivi, ma il branco morirà soffrendo, in battaglia per proteggerti
-non voglio nessuno che mi protegga! So cavarmela da sola, l'ho sempre fatto e sempre lo farò
Disse Sara in risposta alla donna che aveva davanti: non era sua madre non le avrebbe mai detto una cosa del genere, ne era certa e diede voce ai suoi pensieri
-tu non sei mia madre, lei non mi avrebbe mai detto queste cose in questo modo. Potrai avere le sue sembianze ma non sei lei
La figura ghignò, facendo spuntare dalle sue mani un piccolo pugnale, che non aveva mai visto prima, argento con sul manico delle decorazioni a foglie di alloro e occhi la donna le rispose
-il male che causi agli altri è inimmaginabile
Dicendo questo lanciò il pugnale che le trafisse al di sotto del seno destro, un dololore intenso la travolse, il sangue iniziò a fuoriuscire dalla ferita, le cedettero le ginocchia e si accasció sulla sabbia calda del deserto. La figura nel frattempo le si avvicinò, si accasció al suo fianco e si bagnò le dita del suo sangue; Sara era piegata a terra con ginocchia e mani poggiate alla sabbia con il capo chino, l'essere con le sembianza di sua madre alzò lentamente il capo e con il le dita sporche di sangue taccio sulla fronte della ragazza un marchio, ma Sara non riuscì a riconoscere la forma, e subito il dolore gli esplose in corpo e tutto divenne nero. Ma non si svegliò, anzi, il sogno continuò: l'oscurità, come un tornado, la rigettò in una vallata verde drapeggiata in alcuni punti da alberi di un tono più scuro del prato; dove nel mezzo si ergeva un edificio in pietra. Sara rimase affascinata dalla vista, mai nella sua vita aveva visto l'erba così verde e vallate così proficue. Spontaneamente si portò una mano dove il pugnale argentato l'aveva colpita: non era rimasto nulla. Sara si sentiva atratta da quella piccola casetta e si incamminò per raggiungerla. Quando la si avvicinò vide che una grande arcata consentiva l'ingresso alla dimora, ma all'interno di questa vi era una pesante porta in legno con delle decorazioni di foglie di alloro, Sara rabbrividí erano identiche a quelle del pugnale. Sulle manopole della porta vi erano due teste di Medusa, la ragazza allungò la mano e aprì la porta con un po' di difficoltà, quando entrò si trovava nell'ingresso era ampio circondato da arcate a tutto sesto ribassate, con delle decorazioni gotiche fino all'eccesso, le foglie di alloro erano dipinte su ogni colonna, dove all'estremità superiore era incoronata da un capitello corinzio.
La castana si guardò intorno e davanti a lei appeve una figura maschile: sembrava una statua greca: occhi neri come la pece, capelli ricci e del colore del grano maturo che gli ricadevano dolcemente sulle spalle e aveva un corpo palestrato al punto giusto
-chi sei?
Chiese Sara al ragazzo biondo
-io ti ho fatto iniziare la tua nuova vita
-complimenti, hai veramente un nome bellissimo
Disse la ragazza con un ghigno e poi continuo
-che vuoi da me? E chi sei realmente?
Il ragazzo la guardò divertito e le rispose
-davvero non mi riconosci?
La ragazza scosse il capo a destra e a sinistra, il giovane ne rimase sorpreso, quindi disse
-certo, sono passati molti anni ed io ero completamente diverso, ero dieci anni più vecchio, infatti questa che vedi è l'età in cui mi hanno morso, ed io ho morso te. Mi costa dirlo, ma devo ammettere, che sei diventata una lupa stupenda
A Sara le si gelò il sangue nelle vene. Non poteva credere che fosse proprio lui
-n... Non è possibile tu sei morto
Con un ghigno e con il tono di voce pacato, come di chi dice un ovvietà, le rispose
-certo che sono morto, mi ha ucciso tuo padre
-allora perché sei qui?
-siamo in uno dei tuoi sogni, lupetta mia, dopotutto dovresti essermi grata per quello che ho fatto per te
-tu mi hai morso!
Disse la giovane esasperata
-ed è stata la migliore decisione che io potessi prendere per te
-era una decisione che dovevo prendere io, non tu
Allungò una mano e gliela appoggiò sulla guancia, accarezandogli la pelle dolcemente poi aggiunse, con un tono dolce
-guarda che bella che sei diventata grazie a me, se fossi ancora vivo...
Sara fece un passo all'indietro, disgustata da quelle parole, poi disse
-mi hai rovinato la vita
Ma il biondo la interruppe dicendole
-l'esistenza
Sara lo guardò con confusione nelle iridi, allora lui aggiunse
-sei così innocente, piccola lupetta, l'esistenza perché ora sei diventata un immortale
-però tu sei morto
Disse lei con un ghigno, lui sorrise leggermente con il lato destro delle labbra destro rispondedole
-certo, e mi hanno ucciso cofficcandomi un paletto di diamante nel cuore, vedi un po' tu se non muori
Disse in tono sarcastico, e in quel momento estrasse un pugnale dalla tasca posteriore dei pantaloni neri, quel pugnale, lo stesso che aveva usato la donna che si fingeva sua madre.
-sai quella notte non ero venuto per morderti, ma per ucciderti. Ma quella fu l'unica volta in vita mia che cambiai piano, sarebbe stato una sofferenza maggiore per tuo padre ritrovarsi una figlia licantropo, speravo tanto che tu uccidesse lui o viceversa, ma mi devo accotentare di questo....
-mia madre avevi già pianificato di ucciderla?
-ovvio e tu sei stata la ciliegina sulla torta, lupetta mia
-non sono la tua lupetta!
Disse Sara offesa, l'altro con leggerezza le rispose
-certo che lo sei, io sono chi ti ha morso, il tuo alpha
-peccato per te, ma io sono il mio stesso alpha
Disse facendo illuminare gli occhi; l'altro sorrise e aggiunse dolcemente
-da quando ti ho visto attraverso quella finestra ho capito che saresti diventata un grande lupo, ed ora ne ho la prova
Disse mentre le si avvicinava per ucciderla, ma lei gli pose un ulteriore domanda
-io non so il tuo nome
-ha importanza?
Chiese il ragazzo
-certo, mi sono sempre chiesta il nome di chi mi avesse fatto diventare ciò che sono
Il ragazzo sorrise leggermente, ma questa volta era un sorriso vero
-Lucian Jackson, anche se mi stupisce che tuo padre non ti abbia mai detto il mio nome
E con queste parole si avvicinò a lei, erano così vicini che lei sentiva il corpo del ragazzo emanare calore, lui poggiò le sue labbra sulla sua fronte, la mano sinistra sulla sua guancia, lei voleva fuggire ma il corpo non le si muoveva, era come se una forza la tenesse bloccata in quel punto. Lui spostò il suo braccio all'indietro e conficco il pugnale d'alloro, nello stesso punto di prima. Subito il dolore la travolse e si accascio a terra, Lucian si inginocchiò accanto e prendendolo il volto tra le mani avvicinò le sue labbra a quelle di Sara, mancava pochissimo spazio per baciarla, ma rimase fermo, lei vide come ultima cosa il suo volto prima del nero più assoluto
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Occhi Viola
FanficOgnuno di noi ha vissuto qualcosa che lo ha cambiato per sempre per me è stato quando sono stata morsa