Capitolo 13

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I giorni passavano velocemente, finalmente il branco aveva rinunciato a volerla aiutare; questo la faceva sentire bene e tranquilla. Ma non dimenticava mai l'apparizione di quella furia: doveva assolutamente scoprire chi la comandasse e se c'è ne fossero altre in circolazione. Anche se sapeva che la risposta non le sarebbe piaciuta molto.
Quel pomeriggio andò dalla polizia per parlare con sua madre, quando arrivò lei era in pausa e un poliziotto le disse di aspettare su una sedia fuori dall'ufficio di Rosa.
Le passo dinanzi il vicesceriffo Parrish e lei sentì il suo odore, non lo aveva mai sentito prima: sapeva di cenere, fuoco, polvere da sparo e quella nota di sovrannaturale, che tanto odiava. Si alzò gli andò incontro e guardandolo dritto negli occhi disse:
-cosa sei?
Il vicesceriffo la guardò stranito, allora Sara fece illuminare i suoi occhi e lui capì cosa intendesse e mughigno uno segugio infernale poi le chiese cosa fosse lei e Sara, a voce bassissima, rispose licantropo, lui la guardò affermando che i lupi non hanno gli occhi viola; lei con un sorriso disse che era un lupo delle stelle, lui la guardò in cerca di una spiegazione. In quel momento entrò sua madre e la ragazza si girò verso di lei
-ti ho portato il pranzo Rosa
-grazie mille Sara. Vicesceriffo Parrish tutto bene?
-si avvocato Gray ora devo andare. Buona giornata a tutte
E con questa battuta se ne andò. Sara salutò Rose e decise di andarsene, sulla via del ritorno pensò al vicesceriffo Parrish: sicuramente faceva parte del branco di Scott, non avava l'aria di un solitario. Mentre parcheggiava la sua moto a casa sentì una voce provenire dal bosco vicino a casa. Questa la chiamava, ma in tono lugubre e straziante come se chi la chiamasse venisse torturato. Sara iniziò a correre verso il luogo da vode proveniva la voce, non curandosi dei eventuali lericolo che avrebbe potuto incontrare. Dopo una lunga corsa raggiunse il luogo da dove proveniva la voce e fu circondata da furie, un po' se lo aspettava, anche se non si aspettava che fossero così tante. Tra le furie comparve una figura incapucciata, il suo odore era nascosto da quello delle furie, pertanto era irriconoscibile, ma, nonostante quell'orribile odore di morte, aveva una vaga nota di familiarità.
-chi sei?
Chiese Sara con decisione
-cosa? non ci sei neancora arrivata?
-bhe sai qualcuno arriva con un cappuccio calato sul volto e con un lungo mantello che gli copre il corpo. Poi il tuo odore si confonde in modo perfetto con quello del tuo esercito di furie... sai non è molto semplice capire chi sia anche se proviene dal mio passato
-sei rimasta unguale in tutti qu3eri anni... non hai perso il tuo caratteraccio, che tanto adoravo, piccola lupa
Sara sgranò gli occhi e le si geló il sangue nelle vene, c'era solo una persona che la chiamava in quel modo, ma era impossibile non poteva crederci, pensò la castana
- S... Simon?
Balbetto Sara, la figura si abbassò il cappuccio molto lentamente, rivelando la figura tanto amata. Le palpebre si aprirono al massimo della loro capacità sopportabile, le ginocchia di Sara cedettero e in men che non si dica si ritrovò a terra con delle lacrime agli occhi
-sei vivo, ti ho cercato per tutto questo tempo
Simon in risposta la guardò con superiorità e alzò un sopracciglio.
- ti ho cercato così tanto...
-zitta scherzo della natura! Da quando non ti ho più vista sto molto meglio
A Sara morirono le parole in bocca, le calde lacrime scesero dai suoi occhi
-s... Simon
-che hai piccola lupa? Che fine ha fatto la tua forza e il tuo coraggio? Prima mi avresti ucciso, ora sei così debole...
-perchè...?
-sai ho scoperto la tua specie e soprattutto ho scoperto che sei l'ultima di una specie assai rara e unica, ma soprattutto potente...
Sara si alzò in piedi con le lacrime che gli rigavano le guance rosee. Simon che aveva davanti non era lo stesso che aveva conosciuto e questo era quello che le faceva più male.
-che cosa vuoi da me in realtà?
- mi sembra ovvio e so che ci puoi arrivare da sola senza che te lo dica
Con queste fantomatiche parole si voltò dandole le spalle e se ne andò seguito dalle furie. Ne rimasero cinque che strinsero il cerchio attorno a lei. La attaccarono in un unico momento si lanciarono contro di lei. Estrasse gli artigli e con tutta la rabbia che aveva in corpo e le attaccò, si concentrò e fece comparire due katane di ghiaccio nelle sue mani, il sangue nero della prima furia macchiò la lama candida prima di sparire. Combattè contro ogni singola furia e alla fine le elimino tutte. Alla fine del combattimento fece sparire le lame di ghiaccio. Le lacrime iniziarono a scendere nuovamente appoggiò la schiena alla corteccia di un albero. Fece scivolare la sua schiena fino a quando tocco il suolo, portò le ginocchia al petto appoggiò il volto su esse e si lasciò andare a un pianto liberatorio. Voleva capire tutto quello che era successo a Simon, cosa lo ha portato su quella strada? Perché la voleva? La desiderava morta? Bramava il suo sangue? Perché era cambiato così tanto? Nella sua mente continuavano a riempirsi di domande, la confusione aumentava e le lacrime continuavano a scendere.
Se in quel momento avrebbe alzato gli occhi, avrebbe visto un bellissimo tramonto scarlatto, ma Sara non alzò il viso quella sera

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