Capitolo 26

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Sara iniziò a parlare la sua voce era calma, aveva la sensazione che confidarsi con loro non fosse un errore, anche se il suo vero padre non sarebbe stato d'accordo nel raccontare una parte della sua vita, ma nonostante ciò una parte di lei sapeva che persone presenti in quella stanza ci si potesse fidare e che non l'avrebbero giudicata, anzi le sarebbero venute incontro per aiutarla. Fece un respiro profondo e cominciò a parlare
-come vi ho detto sono nata cent'anni fa. Mio padre era Jack Dixon, un cacciatore di licantropi, mentre mia madre si chiamava Carol May era una kitsune...
-una kitsune? Ma com'è possibile solitamente i cacciatori si sposano tra loro
Disse Scott
-cent'anni fa, proprio come oggi, c'erano i tradizionalisti, chi seguivano questa regola, e gli innovatori, che scieglievano loro la loro compagna di vita non tramite degli accordi prematimionali
Gli rispose Sara poi continuare la sua storia
-crescevo nell'amore dei miei genitori e tra gli addestramenti; molto presto divenni abbastanza brava per essere portata a caccia di licantropi. Ci andai svariate volte, ma una sera mio padre e dei suoi compagni trovarono il branco di lupi sigmha, quella sera sfortunatamente io c'ero, sembravano persone per bene, avevano bevuto del vino con noi, avevamo riso insieme, mi avrvano insegnato e osservare la lina con occhi diversi,ma non era così. Si scoprì che erano degli assassini avevano ucciso così tante persone che intere famiglie erano sparite nel loro stesso sangue, lasciando solo delle case fantasma vuote ed abbandonate a loro stesse. Mio padre e i suoi compagni quando lo scoprirono decisero di sterminare l'intero branco, i cacciatori erano ben consapevoli che era l'ultimo branco sigmha esistente presente sulla terra e per tale ragione raccolsero le armi ancora più velocementedel necessario. La cosa che i cacciatori non si aspettavano era che i licantropi erano molto astuti ed abili nell'arte della battaglia. Lo scontro durò per interminabili settimane, portando con sé sangue e morti, ma alla fine i cacciatori sopraffarono i licantropi, tanto che ne rimase in vita solo uno: l'alpha. Lo cercarono per giorni ma non lo trovarono, però alla fine scoprirono dove si nascondeva: era in una villetta nel bosco a circa tre chilometri da dove abitavo con la mia famiglia. Decisero di attaccare durante la notte, ma l'alpha aveva un altro piano e fu il promo a guocare le proprie carte. Attaccò prima lui, dato che aveva deciso di ferire il capo dei cacciatori, mio padre, per tale ragione si mosse verso la mia vecchia casa dove c'ero io e mia madre, lei combatté con tutte le sue forze ma fu sopraffatta dalla forza del lupo che la uccise per poi dirigersi verso di me, però per me aveva altri piani in mente. Disse che mio padre aveva distrutto la sua famiglia e che avrebbe dovuto sopportare il dolore che aveva provato lui, se non maggiore; in quel momento mi morse e mi ferì coi suoi arrigli e zanne notevoli volte, ma poi mi lasciò sanguinante a terra, così che fosse mio padre o io stessa ad uccidermi. Mi risvegliai nel mio letto il giorno dopo, mi ricordo ancora il dolore per tutto il corpo e di come fosse intersecato con ogni mia fibra. Credo che quando mi svegliai fu il giorno più brutto della mia vita. Mio padre era nella mia stanza, appena lo vidi iniziai a piangere e dalle mie labbra uscirono delle parole di scuse perché non ero riuscita a proteggere mia madre come gli avevo promesso la sera prima, era quella la promessa che gi avevo fatto altrimenti sarei andata con lui e gli altri cacciatori, ma mi aveva chiesto di rimanere a casa e proteggere la persona che amava di piu al modo, la consapevolezza di aver fallito  mi distrusse mentre realizzavo che a causa della mia debolezza avevi perso mia madre. Lui in tutta risposta mi abbracciò così forte che per poco non riuscì a respirare. Tirai verso l'alto il colletto del vestito, per non fargli vedere dove il lupo mi aveva morso, lui mi disse che già lo sapeva e che il giorno dopo ci saremmo trasferiti lontano da quella casa e da quel paese lontano da tuttiedatutto. Dopo il funerale di mia madre e il mio, mio padre fece credere ai cacciatore che fossi morta a causa del morso; dato che per un qualsiasi cacciatore era, ed è, un disonore non uccidersi se morsi. Ci trasferiamo in Italia il giorno dopo il funerale, mi ricordo che chiesi a mio padre perché non mi uccise lui disse semplicemente che mi voleva bene e non voleva vedere la propria figlia morire e che mia madre avrebbe volutovedermi crescere ed innamorarmi. Mio padre mi addestrò a sopportare gli effetti della luna piena e delle emozioni forti, mi spinse, come dite voi, a diventare la mia stessa ancora; e così feci, anche se licantropo continuavo ad andare a caccia di lupi ed esseri sovrannaturali che uccidevano gli innocenti. Com'è comprensibile e fattibile mio padre morì e io avevo solo vent'anni. Continuai a girovagare per il mondo finché un giorno non andai in orfanotrofio, qui conobbi Simon, il ragazzo che comanda le furie, era un ragazzo dolce che aiutava gli altri se avevano bisogno d'aiuto, fu il mio più grande amico, la persona che mi sosteneva nei momenti difficili, quando il mondo ti pone delle sfide delle volte hai bisogno di qualcuno e lui era il mio qualcuno
-solo per sapere quanti anni avevi quando sei andata in orfanotrofio?
Spezzò il monologo della ragazza la voce di Theo
-ma vuoi stare zitto!?! E lasciarla parlare
Disse la voce di Peter Hale con un tono leggermente arrabbiato perché la storia che stava raccontando la ragazza gli interessava
-non c'è nessun problema avevo novant'anni quando mi hanno portato il orfanotrofio e mi spacciavo per una ragazza di dieci
-non ci credo
Disse Styles
-non pensavo che mi credessero
Tutti risero e Sara continuo la sua storia
-era una persona buonissima, passammo insieme due anni poi lui venne adottato e pochi tempo dopo pure io da Alex e Rosa Gray. Lo cercai per molto tempo, ma non lo trovai mai, se lo avessi trovato forse non sarebbe andata a finire così...
Ma non posso cambiare il passato, solo il futuro, pensó la giovane lupa dai capelli castani, ora che gli aveva raccontato una piccola parte della sua vita, non poteva raccontarla tutta, aveva troppi alti e bassi, avventure e disavventure. Un sorriso amato le comparve sulle labbra mentre gli occhi divennero lucidi; non poteva crederci: le persone che più voleva bene le voltavano le spalle una dopo l'altra, e che presto sarebbe successo pure con i le persone che erano dentro a quella stanza, scosse la testa per cacciare quei pensieri. Tutti erano in silenzio poi Derek chise
-qual'era il moto della tua famiglia?
Sara rispose molto lentamente scandendo ogni parola
-il moto della mia famiglia era diverso dalle altre, dato che ogni famiglia ha il proprio, ed era :"cacciare e uccidere chi uccide gli innocenti"
La voce da ragazzino di Liam proruppe nella stanza, dando voce a una domanda che tutti gli ascoltatori si stavano ponendo in quel momento
-hai mai ucciso?
La ragazza mosse il suo sguardo su tutti presenti e alla fine lo posò su chi aveva posto la domanda, nella sua mente balonó l'idea di mentire, ma capí che non era il caso, aveva omesso così tanto della sua vita che sentiva di doverli dire almeno la verità riguardo quella semplice domanda
-si

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