Capitolo 41

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Era passata l'ennesima nottata delle furie e, ormai il montare degli omicidi era diventato inaccettabile. Sara aveva detto il suo piano al branco, che lo avevano accettato nonostante la maggior parte di loro non ne era entusiasto a causa del pericolo che gravava sulla pelle della castana. Si morse il labbro e osservò la luna, una sfera completamente piena nel cielo, circondata da stelle. E poi sentì il classico odore di morte e le furie la circondarono, alzò le braccia in posizione di difesa, i suoi occhi si tinsero di vola, mentre i capelli divennero bianchi e degli artigli affilati prendevano il posto delle unghie
-sei sola...
Una voce spazzò il silenzio nella notte fredda per poi continuare in tono gioioso
-brava lupachiotta!
E la voce divenne allegra mentre davanti a lei prendeva consistenza un ragazzo che un tempo avrebbe chiamato amico
-Percy...
Disse lei assomigliano il tono della voce e facendolo sembrare un sussirro, mentre con saccenza continuava
-avrei tanto voluto che fosse venuto il tuo capo a prendermi, dopotutto mi sto consegnando volontariamente  e sponteneramente a voi
Il ragazzo sorrise mentre le sue iridi azzurre rispecchiavano il colore bianco ed opaco della luna
-non ritenerti così importante, mia cara, dopotutto sei solo un pezzo del puzzole di Simon, nulla di più
La ragazza sogghignò, mentre il moro continuò
-su, su disattiva quei cosi da lupo, che dobbiamo andare
-se tu fai sparire le furie
-mi dispiace, ma quelle rimangono con noi
-allora come i miei occhi viola e tutto il resto
-dai... Sara... non fare storie... non vorrei portarti da Simon tutta ferita e sanguinate
-prima devi riuscire a colpirmi, Percy
Il ragazzo sbuffò e sorrise passandosi una mano nei capelli color pece per poi dire
-ora fai sparire i tuoi occhi vola e tutto il resto... altrimenti io ...
-tu non la tocchi in nessuna maniera! Sono stato chiaro, inutile mezzo-demone!?!
Una seconda voce spezzò l'aria era ricca di rabbia e odio; proveniva dall'alto e solo quando Sara alzò il capo vide un corvo di un materiale amorfo che continuava a prendere e a perdere consistenza
-si, padrone
Disse semplicemente Percy abbassando il capo davanti all'uccello, mentre questo continuava a parlare
-scusalo, ma delle volte è troppo iruento
La ragazza si morse il labbro mentre il corvo continuava a guardarli coi suoi occhi neri e poi continuò
-ora se non ti dispiace, come credo che sia, fai tornare le tue iridi normali e perdi quei tratti lupeschi che non ti donano affatto
Sara guardò l'animale applaiato sul ramo e rispose in tono serio e deciso
-tu fai sparire le furie
-no quelle sono per la tua sicurezza e per quella di Percy, non vorremo che scappassi o che fingessi di stare con noi i, cisa ancora più pericolosa che i tuoi amichetti cercassero di salvarti inutilmente, perdendo semplicemente la vita
Sara sbuffò e fece tornare le sue iridi nocciola, automaticamente  i capelli tornarono castani così come le sue unghie presero il posto degli artigli.
-che brava Lupetta che sei!
Poi  si rivolse al ragazzo che era rimasto in silenzio ad osservare la scena, con un velo di terrore sul volto
-ora Percy accompagnala alla base
-si, padrone
L'uccello sparì, dissolvendosi completamente, mentre le furie  circondavano in modo più stretto non lasciandole via di fuga nemmeno sopra o sotto di lei, né percepiva l'odore ovunque e senza interruzione alcuna. La ragazza sbuffò,  sapeva che se Simon era in grado di creare dei esseri di quella sostanza era un demone ancora più pericoloso di quello che credeva, strinse la mascella e osservò Percy, sapeva che aveva l'abilità e le armi per ucciderlo, ma le mancava la necessità, dato che prima doveva scoprire cosa volevano da lei. Iniziarono a camminare nella notte e nel bosco, senza lasciare tracce alle loro spalle; infatti, erano le furie stesse a cancellare le loro tracce. Sara sospirò mentre camminava nella notte con quella strana compagnia, dopo poche ore di cammino arrivarono a davanti ad una roccia di forma stranamente cubica e levigata,  anchs se non nel modo perfetto, la castana sentì il peso degli orecchini che portava alle orecchie, cosi come delle lame che nascondeva sempre con sé, ma fece finta di nulla.
-siamo arrivati
Disse Percy, Sara sbuffò e con saccenza e falsa stupidità rispose
-certo siamo arrivati davanti ad un sasso, sai che scoperta
-non percepisci nulla col tuo olfatto da lupo mannaro?
La canzonò il semidemone, mentre Sara lo fulminava con lo sguardo, ma annusando più profondame re l'aria, meglio percepì l'odore di demone, morte, sangue, corpo in putrefazione, terra bagnata  e umido
-non sento nulla
Mentii lei
-voi lupi, siete proprio inutili per la società
La prese in giro il ragazzo
-allora illuminami, semidemone
Vide gli occhi del ragazzo assottigliarsi e diventare neri, completamente neri come la pece 
-non farmi innervosire, Lupachiotta, potresti pentirmene per tutto il resto della tua vita
Sara sogghigno
-allora fai del tuo peggio, sono pronta a tutto
-non sfidarmi, lo dico per te 
Sara ghignò prima di rispondere
-non mi sono mai pentita delle guerre che ho iniziato
Percy sorrise in modo accattivante solo con metà della bocca per poi dire
-mi fa piacere per te
Con queste parole il ragazzo mosse la mano sinistra e le furie la circondarono, iniziarono a girare attorno a lei, rubandole l'ossigeno, la castana iniziò a boccheggiare, in cerca d'aria, con lo sguardo confuso si voltò verso il ragazzo dai capelli corvini, che con falso tono dispiaciuto affermò
-mi dispiace, ma gli ordini sono ordini... e tu dovresti saperlo meglio di me
Poi tutto agli occhi della ragazza divenne nero e privi di luce

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