Capitolo 44

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Sentii un rumore provenire dal fondo del corridoio buio dove si trovava la cella della ragazza,la castana ghignò sapendo che stavano per arrivare chiuse gli occhi nocciola fingendo di dormire. I passi si avvicinavano sempre di più a lei; aveva udito quella camminata così tante volte che ormai l'avrebbe sempre riconosciuta, in qualsiasi situazione ed in qualsiasi momento. I passi si fermarono davanti alla sua cella e sentii delle mani poggirsi sulle sbarre in metallo
-non fingere di dormire, Lupetta, so che sei sveglia
La voce fredda e quasi priva di emozioni le fece gelare il sangue nelle vene. Era cambiato ancora, nonostante l'avesse incontrato qualche mese prima l'energia che emanava e la sua voce le sembravano ancora più fredde, più morte e ciò la ferì profondamente, capendo che sarebbe stato ancora più difficile salvarlo o ucciderlo. Sogghignò e si alzò dalla posizione fetale in cui dormiva, drizzo la schiena vertebra dopo vertebra, da quella più vicina al sacro fino ad arrivare a quelle più vicino la testa. Si poggiò al muro al quale si era addormentata e osservò la figura davanti a lei, la gamba sinistra distesa sul pavimento freddo e quella destra piegata dato che toccava a terra solo il piede e il ginocchio era in aria, la castana si ritrovò a parlare in tono calmo e ponderato come se tutto fosse solo un incidente del destino
-hai distritto delle armi per fare delle sbarre
-che ti hanno protetto 
Il ragazzo parlò con tranquillità e freddezza, la dolcezza e il calore degli anni passati in orfanotrofio erano spariti completamente, lasciando posto solo al ghiaccio, sapeva che il giovane la stesse scrutando, sentiva il suo sguardo addosso, ma lei vedeva solo un'ombra dato che il corridoio davanti a lei non aveva luci visibili
-comunque dovresti salutarmi, non credi? È da una vita che non ci si vede e tu, per prima cosa, mi insulti perché ho fuso delle lame per potreggerti? Non è da te...
La befeggiò lui, la ragazza espirò e in tino saccente chiese
-e cosa è da me?
-su su, mia cara, ci siamo conosciuti per molto tempo, non credo che tu possa essere cambiata così tanto...anzi a guadarti meglio, se devo essere sincero completamente, non sei cambiato di una virgola nemmeno nell'aspetto
La castana sentì la sua voce ridere, come quando erano nell'orfanotrofio e si chiese come fosse possibile, nonostante gli anni passati divisi e il modo in cui il tempo lo avesse cambiato era ancora davanti a lei, anche se non lo vedeva perfettamente una parte di lei ne riconosceva e ne sorgeva i contorni nel buio.
-tu, invece, sei molto cambiato Sim
Il ragazzo soffiò leggermente dalle labbra,  la castana si chiede se erano ancora rosse come lo era quando era bambino, quando lo aveva visto, mesi prima, aveva il sangue che gli sporcava la maglia e il volto ora, non percependone l'odore sapeva che era completamente pulito dato che, anzi, emanava un lievissimo profumo di menta. Il giovane si drizzò sulla schiena e tornando dritto
-ora farai la brava
Disse, era un ordine, la castana ne riconosceva il tono e la timbratura della voce
-sono qui per una ragione
Gli rispose lei mantenendo un tono professionale, percepii il ragazzo sogghinare
-lo so, sono stato io a fare in modo che ti consegnassi
-tramite il tuo messaggero
-quel mezzo demone non lo definirei messaggero, stavo optando per ucciderlo dato che crea molti guai e io odio perdere tempo
A quelle parole Sara ebbe un tonfo al cuore, Simon, il suo Sim, non avrebbe mai parlato così, non avrebbe mai definito una persona inutile e non avrebbe mai detto di ucciderla solo per eliminare in problema. Il vecchio Simon avrebbe fatto di tutto per far sentire l'emarginato dalla massa parte di essa o almeno parte di una piccola comunità di amici. Sentì il dolore allargarsi in lei, si morse il labbro inferiore sinistro per non parlare, dato che il nuovo Simon continuava a parlare
-ma ci devo pensare, sopratutto devo valutare, se dovessero incorrere degli intoppi sarebbe un'ottima modo per occupare il tempo, sai è molto bravo a parlare e a distrarre chi lo ascolta, credo che vivrà ancora per un po' di tempo, almeno fino a quando non mi stufarò di lui. A proposito ti devo ti graziare per aver ucciso l'altro, era proprio inutile e non riusciva a controllare bene la parte di demone che gli avevo iniettato, quindi grazie, mia cara Lupetta, hai ucciso un incapace, non un essere umano
Sara stringeva i pugni, comprendendo che orami l'amico era completamente impazzito, aveva perso il senno, non aveva più cardini o valori che lo legassero alla vita
-tu...
Disse in modo rabbioso, per poi continuare in tono duro
-come osi definire la vita insignificante e giocare a fare il grande marionettista con le vite altrui? Chi ti credi di essere? Chi ti ha dato la facoltà e la possibilità di discriminare e di parlare così delle vite altrui?
Il ragazzo rise di quelle parole per poi dire con arroganza
-ho il potere di fare ciò che voglio, quando voglio e come voglio, ma sembra naturale sfruttarlo
La ragazza lo scrutò e con sacenza e poi rispose
-ma ti servo
-esatto, mi servi,  il destino vuole che tu sia l'unica immortale presente sulla faccia della Terra e per questo sei ciò che mi serve per raggiungere la perfezione assoluta
Con quelle parole si fermò, mentre un'ombra di curiosità percosse la castana
-cosa intendi dire?
Il ragazzo rise leggermente
-prima di sapere la verità dovrò purificati
Sara si morse il labbro inferiore sentendo la serratura della cella scattare, e come una molla si alzò in piedi, non afferrò nessuna lama, ma si mise in posizione di difesa. Il ragazzo aveva varcato la soglia della cella e le furie si avvicinarono per entrare ma Simon alzò una mano e quelle si fermarono a meno di un metro dall'ingresso
-seguimi, devo purificati e questo non è il luogo adatto. Sara strinse la presa dei denti sul labbro, poi continuò
-o vieni con me con le buone o con le cattive
Sara su morse il labbro valutando le opzioni davanti a lei, poteva sfidarlo, ma sapeva di dover mantenere la sua copertuta. Poi la sua ombra era cometamente diversa da come era in orfanotrofio,  solo ora la notava. La struttura corporale con cui aveva dialogato era immensa, il ragazzino magro dell'orfanotrofio si era trasformato in un ragazzo alto e muscoloso pronto a uccidere. La castana deglutì alzando le mani per poi dire in tono pacato
-ti seguo
Lo percepì sorridere per poi dire
-molto bene quindi porgimi i polsi
La ragazza sbuffò ed eseguì l'ordine commentando
-potresti chederlo gentilmente, non sono mica una tua schiava
Il ragazzo rise leggermente entrando finalmente nel piccolo alone di luce della cella e a Sara per poco non le crollarono le ginocchia: era diventato bellissimo, gli occhi neri come la pece  davano al suo volto un tocco oscuro, come un tempo, e i capelli lisci e perfettamente pettinati facevano risaltare la mascella squadrata, tutto quell'oscurità era in perfetto contrasto con la pelle un po' troppo chiara, come se non vedesse il sole da mesi, ma non sembrava per nulla ammalato. Era cambiato, non era più il bambino di un tempo, era diventato un ragazzo, il ragazzo che la teneva rinchiusa e che voleva qualcosa da lei e che ne ignorava l'esistenza. Da quella notte di mesi prima era completamente cambiato, forse era lei a non averlo visto con chiarezza, ma ora, era diventato un ragazzo stupendo. Scosse la testa per cacciare quei pensieri; vide Simon sorridere col lato destro delle labbra; erano rosse come quando era ragazzino, l'unico colore diverso dal nero sul suo volto
-fidati, mia cara Lupetta, sarai tu a chiedere per favore
La castana lo guardò stranita, mentre avvolgeva attorno alle sue mani una corda bianca. Il dolore penetrò dai polsi della castana, ma non urlò o non si scompose fatta eccezione per il fatto che strinse gli occhi
-lo so che fa male
Il respiro della ragazza si accorciò, il corvino era davanti a lei e gli parlava a pochi centimetri dal suo volto, ma non era quello a scomparla, ma il dolore che penetrava. Poi Simon continuò
-se ti stai chiedendo cosa sia, lascia che ti dica la verità
-Lo so cos'è
Disse lei, il ragazzo sorrise con metà delle labbra
-non togliermi la gioia di spiegartelo
-la vera domanda è come tu c'è l'abbia
Il ragazzo non rise, ma Sara vide il torace alzarsi ed abbassarsi velocemente
-è una corda di pietre di luna bagnata nello strozza lupo e, cosa ancora più magnifica ha delle piccolissime lame di acciaio che perforano la tua pelle, non muoverti troppo, potrebbe lacerartela e, cosa ancora peggiore, potresti perdere le mani e questo non lo vogliamo. Vero Lupetta? Ma a te non da fastidio lo strozza lupo, o sbaglio? L'ho messa per precauzione, ma so che la cosa che ti fa soffrire è la pietra di luna della corda
Sara si morse il labbro inferiore alzando il capo e rimanendo in silenzio. Il ragazzo le prese il suo mento tra il pollice e l'indice abbassandosi, sovrastandola con la sua grandezza, e soffiando sulle sue labbra guardandola dritto nei occhi disse
-quando parlo tu mi rispispondi, sono stato chiaro? Altrimenti ti uccido
La ragazza gli scoppiò a ridere in faccia nonostante i pochi millimetri che la separavano
-se mi avresti voluto morta mi avresti già ucciso
Il ragazzo sorrise per poi dire
-oltre che bella sei intelligente
E poi tutto divenne nero ai occhi della castana

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