Da quando si era consegnata era sventuta già due volte, ciò significava che l'avevano sopraffatta per lo stesso numero di volte e per questo si sentì un disonore per suo padre, ma anche per sua madre, e per tutti gli anni di allenamento che sembravano essersi annullati. Si sforzò di riprendere conoscenza, ma non riusciva a fare in modo che il corpo rispondesse ai comandi della mente. Non vedeva nulla e percepiva ancora meno; cercò di muovere il capo a destra e a sinistra per capire dove si trovasse o per comprendere chi c'era con lei, ma non sentiva nulla e le palpebre erano troppo pesanti per essere sollevate, sentì solo delle mani che le passavano sul corpo: sopra i vestiti, tra essi e sotto, in cerca di qualcosa. Si maledisse in ogni singolo istante aveva permesso a un demone di avvicinarsi a lei e sapeva benissimo quali potere essi hanno. Il tocco di un demone cattura tutta l'energia che lo stesso desidera dall'essere che viene toccato. Imprecò nella mente, lottando per tornare coscente, ma fu tutto vano e ricadde nel buio.
Quando la coscienza tornó aprì gli occhi di scatto, ma la luce glieli fece richiudere con la stessa velocità, portandosi una mano sul volto, ma non riuscì a muoverla, anzi una fitta le percorse il polso. Aprì leggermente gli occhi cercando di abituarsi alla luce e della stanza in cui si trovava. La osservò lentamente capendo che non era più nella sua cella: le pareti erano decorate con dei arazzi a sfondo bordeaux, che rimandavano alle guerre medioevali, tanto che vi erano cavalieri a cavallo e soldati con amori strette tra le mani. La pavimentazione era in pietra scura, quasi nera, che sbagliava contro la luce calda e gialla che proveniva dalle lampadine degli articolati lampadari in vetro e cristallo. Si accorse solo in quel momento che era sdraiata su un soffice letto coperto con lenzuola tinta sangue, che richiamava lo sfondo degli arazzi, inoltre, la stanza era completamente priva di finestre. Al fianco del letto a baldacchino con la testiera in legno di mogano vi erano due comodini, uno per lato dello stesso legno del letto, così come l'armadio che occupava un'intera parete della stanza. La ragazza spostò lo sguardo sulla testiera del letto vedendo che la luce creava un gioco di ombre e quello che vide la lasciò senza parole, infatti, il bassorilievo rappresentava un fitto e rigoglioso roseto; la stessa fantasia era riportata sulle ante dell'armadio. Dopo aver osservato attentamente la stanza e ripreso mobilità del proprio corpo, cercò di alzarsi dal letto, ma gli venne impedito qualsiasi movimento sentendo una pressione lungo i posi stringersi maggiormente. Alzò il capo dal morbido cuscino puntando gli occhi sulla fine dei suoi arti superiori e a quella vista le si geló il sangue nelle vene: i suoi polsi erano coperti da due bracciali di pietra di luna e acciaio. Il suo unico punto debole le copriva i polsi e a ogni movimento le si stringevano maggiormente
-è geniale, non credi?
Una voce spezzò il silenzio della stanza immensa, alzò di scatto il capo mentre le piastre sui polsi si strinsero
-si muovono secondo la mia volontà, non secondo i tuoi movimenti come stai pensando
La voce di Simon era autoritaria e saccente
-per prima cosa si può sapere chi ti credi di essere? E poi come faresti a sapere quello che penso?
Il ragazzo non rise della risposta acerba della ragazza, anzi varcando la soglia si avvicinò al letto matrimoniale dove lei era stesa; per riflesso la castana si sedette poggindo la schiena alla testiera, cercando di mettere spazio tra lei e il demone, mentre una smorfia le si tingeva sul volto a causa dei bracciali sui polsi che si strinsero nuovamente, ma poi si sforzò di tingere sul suo volto un'espressione impassibile
-riflessi impeccabili, nonostante il dolore
Il ragazzo si sedette a metà del letto e dalla parte in cui lei era stesa fino a qualche istante prima, poi alzò gli occhi puntando le sue iridi su di lei, facendo in modo che perle nocciola e nere si mescolassero assieme
-non la trovi magnifica?
-cosa?
Chiese lei senza spostare lo sguardo dal giovane davanti a lei
-la mia stanza
-molto bella
Disse lei semplicemente poi non percependo più i vestiti attillati che indossava si osservò e vide che non indossava più i propri abiti
-chi mi ha cambiato
Il corvino scoppiò a ridere di cuore
-non ti preoccupare non è stato Archie
-chi?
Chiese lei
-io, io ti ho tolto tutti gli abiti sporchi, i gioielli e le armi che indossavi, non ti è rimasto nulla, nemmeno i localizzatori che portavi alle orecchie come orecchini... devo ammettere che quelli sono stati un'idea geniale
-tu mi hai vista nuda...
-non sono stato il primo, credo
Il ragazzo osservò ed asaporò lo sguardo preoccupato e dissgusto, ma con un tocco di panico e terrore di lei
-mi stavo dimenticando, ti ho lavato, ma mi dovresti solo che ringraziare dato che ora non puzzi, sei pulita e dormi in un letto color sangue... cosa vuoi di più ?
La rabbia percosse la castana che, nonostante il dolore ai polsi, saltò sul ragazzo corvino. Il giovane, non aspettandosi quella reazione venendo sovrastato da lei, che cadde sulla schiena sul materasso e lei lo sovrastava, la maglia larga, che indossava scivolava sul corpo allenato di lei e mostrava i muscoli delle cosce, mentre la pelle bianca di lui si trovò premuta dalla stretta dalle dita affusolate di lei ai lati del suo volto. Sorrise di quell'atteggiamento e di quella reazione, comprendendo che non era innocente, come si faceva passare, ma era l'assassina che l'aveva sempre incuriosito ed amaliato
-come hai osato Simon! Non sono una bambola con cui tu puoi divertirti a giocare e a cambiare i vestiti!
Disse lei in tono di rimprovero, vide il torace di lei che si alzava e si abbassava velocemente, sentiva l'adrenalina e la rabbia nell'aria e ciò lo fece sentire terribilmente vivo
-cosa c'è? Avresti voluto che ti avessi lasciato nelle mani curiose e incapaci di Archie, mia cara Lupetta, non saresti viva adesso
Rispose con sacenza, sentendo che le ginocchia di lei si stringevano sul suo bacino, i bracciali sui polsi di lei si allargato lasciando che il sangue scorrere normalmente, ma lei non se ne accorse, nella sua testa passavano una marea di modi per ucciderlo. Strinse la presa sui suoi polsi e le ginocchia attorno al bacino del ragazzo; rendendosi conto che ora fosse a cavalcioni su di lui, ma fece finta di nulla chiedendosi che mossa fare successivamente per mettere fine alla strage che incombeva sulla città e sugli esseri umani innocenti
-tu... meriti di morire, hai ucciso così tante persone innocenti che è giunto il momento di dire addio alla tua vita
Disse lei in modo pacato
-tu non mi ucciderai
Rispose in modo saccente lui
-non ti sei mai sbagliato così tanto, io sono una cacciatrice e uccido gli esseri sovrannaturali che hanno le mai sporche di sangue umano
-non hai mica ucciso il branco di Scott McCall, anche loro hanno le mai sporche di sangue. Mia cara Lupetta devo dire che non sei molto costante nelle tue idee
-non ti preoccupare per loro, ci penserò appena questa storia, con te e con le tue furie, sarà finita
Il ragazzo sorrise di quelle parole, per poi dire
-tu non mi ucciderai perché una parte di te vuole salvarmi
La ragazza gli scoppiò a ridere in faccia
-tu pensi che la parte di me che ti ritiene una brava persona sia più forte del dovere che ho fatto posare sulle mie spalle, ma ti sbagli, io prima di tutto sono una cacciatrice
Il ragazzo sorrise leggermente con le labbra rosse e rispose in tono pacato
-tu non mi uccidersi perché sei curiosa di sapere perché io ti voglia ancora viva
-credo che posso vincere con questo dubbio
Disse lei alzando un ginocchio e puntandolo sullo sterno del ragazzo sotto di lei
-credi che sia così semplice uccidermi?
E con uno scatto invertì le posizioni ora lei si trovava esattamente sotto di lui. La schiena della giovane ra poggiata sul letto con la mano destra di lui che scorreva sulla coscia della gamba che aveva usato per soffocarlo. Simon si avvicinò a lei e facendo scorrere le mani con dei disegni circolari sulla coscia di lei, fino ad arrivare vicino alla sommità disse sulle sue labbra, mentre lei lo guardava dritto nei occhi con sguardo omicida e lui con saccenza e divertimento disse
-non sai quanto vorrei ...
Poi le strinse la coscia di lei e la vide scomporsi per un solo istante, ma poi lo sgurdo tornarnò ad essere quello della cacciatrice, pronto a tutto e lui sorrise dolcemente
-capo
Archie varcò la soglia della stanza e vedendo la scena si bloccò sulla porta per poi aggiungere babulziando
-s..se v..vuole t...torno d...dopo
Il corvino si scostò dalla ragazza e rispose
-non ti preoccupare, qui non avevo neppure cominciato e quindi non ci sono problemi
-va bene, le devo parlare della purificazione, ci sono degli inconvenienti per quel che riguarda... lei sa cosa
Simon annuì ed uscì dalla stanza
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Occhi Viola
FanfictionOgnuno di noi ha vissuto qualcosa che lo ha cambiato per sempre per me è stato quando sono stata morsa