Capitolo 10

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Sara si svegliò tardi quel sabato mattina. Si preparò lentamente e studiò per tutto il giorno, ma alla sera uscì, poiché avava bisogno di un po' di aria fresca.
Mentre camminava per il bosco non si accorse di essere seguita. Una figura avvolta nell'ombra si aggirava vicino a lei, che ne era del tutto ignara.
Ad un certo punto questa figura gli apparve davanti. Era orribile: occhi completamente neri, ali di pipistrello, denti aguzzi come lame, gli abiti in pelle nera a brandelli e le mani che erano formate da tre artigli al posto di cinque dita.
Quando parlò sembrava che la sua voce stridesse come le unghie trascinate su una lavagna
-è ora di morire piccola lupa
Sara la guardò sentiva un aurea oscura uscire da quell'essere e nell'aria c'era odore di morte.
Sara fece spuntare gli artigli e illuminare e suoi occhi, mentre gli occhi divennero bianchi come la neve appena caduta. Si preparò ad attaccare così come l'essere ripugnante davanti a lei, lo scontro durò poco, Sara era a terra e ferita quel mostro era più forte di lei. Non le rimase che scappare: si alzò e si trasformò completamente in lupo. E fuggì verso la città diretta alla propria casa, ma mentre correva sentì l'odore di Scott. Fece una cosa che non aveva mai fatto prima: seguì la scia di quel odore.
Corse attraverso la città, inseguita da quel mostro e poi apparve, una casa, quella casa, la sua casa. Si avvicinò alla porta iniziò a grattarla con gli artigli. La porta si apri e comparve una donna, Sara ci entrò a tutta velocità e la richiuse alle sue spalle, era ancora in forma di lupo bianco. La donna urlò e Scott corse giù dalle scale, non la riconobbe, lei fece brillare gli occhi, che da nocciola si tinsero di viola, allora lui comprese chiaramente chi fosse. Chiese a sua madre una coperta per la lupa, che appena gli fu posata sopra tornò nella sua forma umana.
-grazie mille
Disse Sara
-non mi ci abituerò mai a queste cose sovrannaturali
Disse la donna, Sara si alzò e avvolse il telo attorno al suo corpo
-Salve signora, io sono Sara è un vero piacere conoscerla
Disse Sara porgendole la mano, la donna gliela strinse
-Melissa piacere mio, sono la madre di Scott
Disse la donna con un caloroso sorriso
-ora vi lascio devo andare in ospedale per il turno notturno, ciao ragazzi
-ciao
Risposero i due in coro.
-allora cosa è successo?
Chiese Scott
-un essere che non ho mai visto si aggira per la foresta, non sono riuscita a farlo fuori. Sono una vigliacca - una calda lacrima le solcó le guancee rossee- sono fuggita, non ci sono riuscita. I miei artigli non lo scalfivano nemmeno, è proprio in questi momenti che mi sento inutile ed incapace
Scott a quelle parole la abbracciò, stingendola a sé, Sara si sentì strana, gu presa dall'istinto di allontanarlo, ma si fece cullare dal calore del corpo dell'alpha.
Rimasero in silenzio per un po' poi Sara si stacco dall'abraccio
-scusami, ora ti racconto tutto
disse Sara con un tono deciso della voce, aveva ripreso il controllo sui suoi sentimenti ed emozioni. Scott annui e la accompagno in sala.
-devi chiamare il tuo branco? Così racconto tutto una volta?
Chiese Sara
-no, staranno tutti dormendo ormai, guarda che ore sono
Effettivamente aveva ragione pensò Sara, erano le una passate, in quel momento si vergognò di sé stessa: era a casa di un ragazzo che appena conosceva, vestita solo con un suo lenzuolo, praticamente nuda e si era presentata a un orario indecente e come ciliegina sulla torta si era messa a piangere. Sara cacciò questi pensieri e iniziò a parlare
- ho visto un essere aveva occhi completamente neri, ali di pipistrello, denti aguzzi come lame, gli abiti in pelle nera a brandelli e le mani erano tre lunghi artigli al posto delle cinque dita. Non mi viene in mente cosa possa essere.
Disse Sara tutto ad un fiato, omise volontariamente la parte in cui quel essere l'avrebbe voluta morta, detto testualmente da lui, alla fine al ragazzo seduto di fronte a lei non gli interessava nulla di lei
-sembra un demone
-non credo che i demoni esistano
-disse il licantropo delle stelle
-ha. Ha. Ha. Molto sompatico
-che c'è... Cercavo di sdrammatizzare la situazione
-bhe contento tu contenti tutti. Sarà meglio che vada, ormai è tardissimo
-aspetta ti accompagno alla porta
Dicendo questo Scott si alzò e la accompagno alla porta si augurarono la buonanotte a vicenda, Scott le chiese voleva che la accompagnasse, ma lei rifiutò gentilmente la sua cortesia. Quando giro e spalle per andarsene si sentì ancora più sciocca, decise di camminare il più velocemente possibile e allontanarsi da quella casa: era l'unica cosa che le interessava.
Quando arrivò a casa si precipitò in bagno e dopo essersi preparata andò a dormire, voleva porre fine a quella terribile giornata.

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