Dimenticare e ignorare

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Dimenticare. È questa la parola d'ordine che deve accompagnarmi in questo periodo di transizione che sto attraversando nella mia vita. Perché per andare avanti ho bisogno di dimenticare e ho bisogno di farlo per far si che possa riprendere in mano la mia esistenza. Ma non voglio dimenticare ciò che di bello Damiano ed io abbiamo costruito, voglio dimenticare come è andata a finire e voglio dimenticare ciò che siamo adesso. Voglio farlo perché mi fa troppo male vederci così e forse, dimenticare, potrebbe servirmi a credere che in realtà non siamo mai stati, che quello che abbiamo costruito è solo frutto di qualcosa che ci siamo creati nella nostra testa e che non avrebbe mai e poi mai avuto futuro. E tutto quello che è accaduto è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una delle tante che avrebbe potuto farlo traboccare perché se non siamo mai stati, sarebbe bastato anche solo un soffio di vento, per spazzare via quello che credevamo di essere. E allora, per andare avanti, non mi resta altro che provare a dimenticare. Dimenticare ciò che non siamo mai stati, ma prima ho bisogno di convincermi che non siamo mai stati.

Sento il vento che mi accarezza la pelle ed è così delicato che mi sembra di sentire le mani di Damiano che accarezzano il mio corpo. Ed è in questi momenti e in questi piccoli gesti che continuo ad associare a lui che mi chiedo quando e come sarò in grado di dimenticare. È quando sento il vento che mi accarezza che mi chiedo se quel tocco può essere paragonato al suo. È quando apro gli occhi la mattina e accanto a me non c'è più lui che mi chiedo se un cuscino stretto a me durante la notte possa aiutarmi a colmare la sua assenza. È quando torno a casa e non c'è lui ad aspettarmi che mi chiedo se le nostre foto sparse per casa possano darmi la sensazione del suo sguardo su di me. Quello sguardo che ho incrociato ieri sera e che non mi è sembrato felice di vedermi scherzare con Ethan. Quello sguardo che mi ha penetrato l'anima e che adesso mi sta confondendo ancora di più le idee.

Apro gli occhi di soprassalto quando sento delle gocce bagnarmi la pelle. Ethan è steso sulla sedia a sdraio accanto a me, dove ieri sera ci siamo addormentati, e Damiano è alle sue spalle con un secchio tra le mani e le ultime gocce d'acqua che cadono sul corpo di Ethan, ormai, già inzuppato completamente, così come l'asciugamano che lo copriva.

"Damià, ma sei cretino? Che cazzo ti passa per la testa?" - chiede Ethan a Damiano che si sta già allontanando, prima che Ethan possa alzarsi - "Brutta bestia la gelosia, eh?" Ethan lo stuzzica e lui si volta non appena sente quelle parole.

"E di cosa dovrei essere geloso?" gli risponde di rimando. Mi metto a sedere al centro della sdraio e continuo a coprirmi con l'asciugamano.

"Meglio che sto zitto!" esclama Ethan e Damiano si volta nuovamente per tornare in casa.

Ethan mi guarda e scuote la testa. Faccio spallucce perché nemmeno io capisco il comportamento di Damiano. Prima la scenata di stanotte, poi questa idiozia. E capisco, ancora di più, quanto sia difficile avere a che fare con lui e che, forse, fino ad ora, le uniche due persone che sono riuscite a tenerlo a bada siamo state Victoria ed io, a meno che non sia arrabbiato con una delle due. Ma, adesso, probabilmente nessuno lo tiene più a bada e di questo ne sono certa. Perché se qualcuno lo stesse tenendo a bada, non si starebbe comportando così, come un bambino geloso al quale hanno preso il giocattolo, con la differenza che Ethan non gli ha strappato nessun giocattolo. Perché è lui che mi ha lasciata andare ed Ethan non ha nessuna intenzione di provarci con me. Ethan mi sta solo aiutando a dimenticare. Ethan mi è stato solo vicino, dal momento esatto in cui Damiano non c'è più stato.

"Non lo pensare. Sta facendo di tutto per farsi notare e, per quanto io stia scoppiando, non mi interessa. È inutile farsi notare quando nell'altra stanza c'è la sua ragazza" ammetto e mi alzo dalla sedia per raggiungere l'ingresso di casa. Ho bisogno di una doccia che mi aiuti a riscaldarmi visto il vento preso per aver dormito in giardino, ma soprattutto che mi aiuti a dimenticare.

Ignorare. È questa la seconda parola d'ordine del mio vocabolario di questi mesi. Ignorare i comportamenti strani di Damiano, come quelli avuti qualche ora fa. E da ieri, ignorare Lucrezia ogni qualvolta potrebbe essere nel mio raggio d'azione. Se fino ad ora l'ho evitata del tutto, questa mattina ha deciso di tormentarmi in tutti i modi in cui è possibile tormentare una persona.

Dopo una doccia che mi ha rigenerata sono ritornata in giardino, con i miei bozzetti tra le mani per lavorare in tranquillità, a bordo piscina, con il vento che mi scompiglia i capelli, mentre i ragazzi continuano a provare. Ma la parola tranquillità è andata a farsi benedire nell'esatto istante in cui ho messo piede in giardino e ho trovato Lucrezia stesa su una sdraio, con il telefono tra le mani, a farsi continuamente video e foto. E per quanto io possa provare ad ignorare, la sua voce stridula non mi permette di concentrami del tutto. Eppure mi chiedo cosa stia facendo con tutte queste storie e questi video che continua a fare. Foto a se stessa, foto al panorama, foto alla piscina e video in cui dice di essere alla Måneskin House. E pensare che per un anno ho dovuto tacere sulla nostra storia, mentre lei è qui, a fare ciò che le pare, e a dire ai quattro venti di essere qui, come se la privacy non importasse più a Damiano, come se la privacy valesse solo per me.

"Lucrezia!" - richiamo la sua attenzione, lei si volta e mi fissa - "Potresti fare un po' di silenzio? Se non te ne fossi accorta, sto lavorando" chiedo con un tono gentile, forse il più gentile che abbia mai usato con una persona che non è di mio gradimento.

"Puoi andare a lavorare anche in camera tua!" esclama con un tono altezzoso.

"Decido io dove lavorare e non tu. Stai perdendo tempo e mi stai disturbando. E anche tanto" ammetto e lei si alza dalla sdraio, venendomi incontro.

Mi passa accanto senza dire una parola ed io la seguo con lo sguardo per capire cosa ha intenzione di fare, ma si dirige verso l'ingresso della casa e la vedo sparire al suo interno. Se questa fosse una partita di tennis, avrei portato a casa il primo set, ma qui non stiamo giocando a tennis e non c'è nessun premio da portare a casa perché nella mia vita non ho mai gareggiato per un uomo e mai potrei farlo. Se le sue intenzioni sono queste, può anche proclamarsi vincitrice, perché non ho nessuna intenzione di gareggiare per Damiano. E, nonostante io non abbia intenzione di farlo, Lucrezia può anche credere di aver vinto, ma i comportamenti di Damiano dimostrano ben altro e, a me, non resta che ignorarla. Ignorarla, perché nonostante lei creda di aver portato a casa il premio, non è mai stata in gara e mai lo sarà. E nonostante Damiano provi a farmi credere il contrario, so che non è così e non lo sarà mai.  

L'errore tuo è stato amarmi || Måneskin || Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora